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Torino Palazzo Madama. Eve Arnold ed i volti (in)visibili
Continuano nelle residenze sabaude di Torino le mostre dedicate alla grande fotografia del Novecento e ai suoi protagonisti: stavolta tocca ad Eve Arnold, la prima donna ad entrare nella pretigiosa e storica agenzia Magnum, ricordata nel Cortile medievale di Palazzo Madama con un’ottantina di suoi scatti fino al 27 aprile prossimo.
La mostra ricostruisce la vita e il lavoro artistico e ancorato alla realtà di Eve Arnold, morta poco prima di compiere cent’anni nel 2012, nata come Eve Cohen in una famiglia di ebrei immigrata dalla Russia negli Stati Uniti e accompagnata in tutta la sua vita e carriera da una grande curiosità per i suoi tempi e i loro protagonisti. Protagonisti che potevano essere attori e politici, ma anche persone comuni, con un occhio di riguardo per le donne, famose o anche volti della strada o del mondo, ognuna capace di raccontare nelle sue immagini una storia.
Tra i personaggi che ritrasse ci sono molte dive del cinema, come la difficile da trattare Joan Crawford, Marlene Dietrich, Liz Taylor e soprattutto Marilyn Monroe, che Eve seguì dai suoi inizi alla lavorazione del suo ultimo film, Gli spostati, diventando sua amica personale e uno dei suoi pochi punti di riferimento.
Eve Arnold si occupò anche dei diritti civili delle persone di colore, raccontando nelle sue foto i sogni e le istanze di eguaglianza delle ragazze di Harlem, tra una sfilata di moda e una scena di vita tra casa e strada, ma anche la campagna pubblica di Malcolm X, da cui fu scelta come fotografa ufficiale.
Il suo occhio non rimase però solo negli Stati Uniti: Eve Arnold viaggiò per il mondo, fu uno dei primi fotografi ufficiali invitato a immortalare la Cina subito dopo la morte di Mao, a testimoniare il cambiamento di un Paese passato dal feudalesimo ad una concezione moderna anche se totalitaria di stato, raccontò l’India di Indira Gandhi tra modernità e tradizione, visitò luoghi remoti come l’Afghanistan e la Mongolia.
In particolare, si occupò della vita delle donne nei Paesi arabi, svelando il mondo di chi girava nascosta da velo e burqa, ma anche raccontando le feste e i momenti sociali, facendo conoscere realtà sconosciute ai più, nei decenni scorsi ancora più di oggi, e presentando volti giovani e anziani, spesso negati e ai quali diede visibilità.