Vittoriano. La liberazione dei campi nazisti

Il 27 gennaio 2015, giornata europea della Memoria della Shoah, ricorre il 70° anniversario della liberazione del complesso di Auschwitz-Birkenau e, contestualmente alla fine della guerra, la successiva e progressiva liberazione dei numerosi campi di concentramento sparsi in Europa.

Proseguendo un percorso intrapreso da diversi anni – ricordiamo, tra le altre mostre, 1938. Leggi Razziali; Auschwitz-Birkenau; I ghetti nazisti; 16 ottobre. La razzia degli ebrei di Roma –, verrà realizzata presso la Gipsoteca del Complesso Monumentale del Vittoriano una grande esposizione dedicata alla liberazione dei campi nazisti.

La mostra, promossa dalla Fondazione Museo della Shoah con la curatela del direttore scientifico Marcello Pezzetti, vede la partecipazione di numerose tra le più importanti realtà museali e archivistiche nazionali ed internazionali dedicate alla conservazione della memoria del periodo e si avvale del patrocinio delle più importanti istituzioni di riferimento, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, l’UCEI – Unione delle Comunità ebraiche italiane, e del sostegno della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Camera di Commercio di Roma.
Hanno dato il loro contributo all’iniziativa Acea, eni, Ferrovie dello Stato Italiane.
L’organizzazione generale e la realizzazione sono di Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.

Le celebrazioni e le iniziative connesse, come già negli anni passati in occasione della importante giornata di ricordo, scaturiscono dalla consapevolezza che stiamo attraversando un periodo assai delicato per le sorti della memoria storica in generale e della Shoah in particolare: l’allontanamento degli eventi, la tendenziale ineluttabile scomparsa dei testimoni sopravvissuti, i molteplici tentativi di difendersi dalle incertezze del mondo contemporaneo attraverso il recupero di identità tradizionali da brandire contro altre identità analoghe, la ripresa dei conflitti di tipo etnico e religioso, il risorgere di forme di intolleranza che si pensava fossero state superate anche grazie alle tragiche conseguenze cui avevano dato luogo proprio nel corso della seconda guerra mondiale.

Di fronte a questo scenario è quanto mai importante ricordare e studiare quanto è avvenuto settant’anni fa, per comprendere i processi che dalle prime persecuzioni hanno condotto poi alla sopraffazione violenta e allo sterminio. Per imparare a riconoscere i germi dell’intolleranza al loro primo manifestarsi, onde combatterli ed impedirne lo sviluppo prima che sia troppo tardi, ma nello stesso tempo per ricordare e celebrare la conclusione di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità.

La mostra

Lo svolgersi della narrazione, che abbraccia un arco temporale lungo circa un anno - dal luglio 1944 al maggio 1945 – racconta le specificità, gli antefatti e i risvolti delle liberazioni dei luoghi di concentramento e sterminio istituiti dai nazisti in tutta l’Europa occupata e ha come focus lo sguardo sui campi che abbiano visto la presenza di deportati ebrei italiani, senza trascurare le vicende relative alla deportazione “politica” ad opera del sistema di oppressione nazifascista.
Elemento centrale del percorso narrativo è il dramma dei sopravvissuti alla Shoah, uomini e donne stremati da anni di persecuzioni, devastati nella carne e nello spirito dopo aver assistito allo sterminio dei loro cari, non più in grado nemmeno di provare un sentimento di gioia o riscatto per il crollo del regime di oppressione nazi-fascista.

La mostra è strutturata in 4 sezioni:  I campi di concentramento costituisce una sezione introduttiva di orientamento generale e contestualizzazione del tema, una breve storia dell’universo concentrazionario. Segue Le liberazioni dei campi dell’Est che tratta della liberazione di Majdanek, i trasferimenti e le marce da Auschwitz verso gli altri campi, la liberazione di Auschwitz. La III sezione, Le Liberazioni dei campi nel Reich, racconta l’atto finale di questi drammatici eventi seguendo le successive liberazioni e dando ampio spazio al racconto delle marce della morte, il ruolo degli Alleati, i prigionieri morti e quelli liberati fino ad arrivare ai Comitati e ai festeggiamenti, non trascurando tutto il “dopo” liberazione.

Un focus a sé è interamente dedicato alla Liberazione dei campi in Italia. Sarà un’occasione per soffermarsi anche sugli eventi del 25 aprile di cui quest’anno ricorre, parimenti alle liberazioni dei campi, il settantesimo anniversario. Lungo il percorso saranno raccontati i seguenti temi: la storia e la liberazione dei campi di transito di Bolzano e della Risiera di San Sabba; le notizie riportate sulla stampa nazionale; le informazioni raccolte dalle istituzioni (Ministero degli affari esteri, CRI, ecc); il rimpatrio organizzato (o meno) degli IMI (internati militari italiani) e dei deportati politici ed ebrei; le prime pubblicazioni italiane sulla liberazione dei campi.

La IV e ultima sezione darà ampio conto del “dopo”,  prendendo in considerazione i DP-Camps in Germania, il rimpatrio e l’assistenza in Italia, le ricerche dei deportati, le successive pubblicazioni. Il racconto collettivo è evidenziato anche  dalla specificità di singole storie individuali incastonate nel percorso espositivo.  Nasce così una sezione “trasversale”i cui contenuti e temi sono disseminati lungo l’intero percorso in modo da fornire una seconda parallela lettura degli eventi. Il tutto è raccontato attraverso le biografie di circa 20 deportati liberati appartenenti a diverse categorie: uomini, donne, bambini, anziani, giovani, italiani, rifugiati, religiosi, politici etc.

Nella scelta, sono state prese in considerazione anche le varie modalità di persecuzione, i luoghi di arresto, di destinazione e di liberazione.
I materiali, di diversa tipologia (quali manufatti, giornali, fotografie, documenti e filmati, molti dei quali inediti in Italia), provengono da istituzioni pubbliche e da musei, fondazioni e archivi nazionali ed internazionali quali l’Archivio Centrale della Croce Rossa italiana,l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano, l’Archivio di Stato di Roma, Città di Bolzano/Stadt Bozen, Archivio Storico/Stadtarchiv, Progetto “Storia e Memoria: il Lager di Bolzano”/Projekt “Geschichte und Erinnerung: das NS-Lager Bozen”, l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, la Fondazione CDEC, la Fondazione Istituto Gramsci, la Fondazione Museo storico del Trentino, l’Irsifar – Istituto Romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, l’Istituto Piemontese per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”, Musei/Memoriali di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Mauthausen, Ravensbrück, Bergen-Belsen, l’United States Holocaust Memorial Museum e il National Archives di Washington, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, l’Imperial War Museum di Londra e diversi altri. Senza dimenticare i donatori privati, in primo luogo il collezionista berlinese Wolfgang Haney, alcuni sopravvissuti e i loro familiari.

All’essenzialità dell’impianto scientifico sono affiancate ricostruzioni scenografiche in grado di creare e suggerire un crescente pathos che segue e accompagna il rigore dell’impostazione storica. Da un punto di vista simbolico, il visitatore viene accompagnato all’interno del campo di concentramento per scoprire, come accadde agli alleati liberatori, gli orrori che si celavano dietro il filo spinato: fame, malattie, sperimentazioni mediche pseudoscientifiche, esecuzioni, uccisioni di massa e sterminio “industriale” pianificato.

Nella parte finale dell’esposizione, una carrellata di testimonianze, molte delle quali inedite, ci aiuta a comprendere l’orrore di quella realtà di morte che i sopravvissuti non riuscirono mai a estirpare dai loro cuori e dalla loro mente, né al momento dell’arrivo dei liberatori, né negli anni successivi.
Il senso di smarrimento e il ribaltamento di prospettiva di un evento positivo e lieto come la liberazione dei campi diventano perciò strumento per promuovere quei principi di libertà e solidarietà che devono essere alla base dell’ educazione, formazione e crescita di ogni persona, rappresentando un momento di riflessione importante per la cittadinanza e un atto doveroso di presa di coscienza sul valore della nostra democrazia.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
La liberazione dei campi nazisti
Roma – Complesso del Vittoriano
Gipsoteca
Piazza dell’Ara Coeli, 1
28 gennaio – 15 marzo 2015

Costo del biglietto: ingresso gratuito
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30
Ultimo ingresso: 45 minuti prima dell’orario di chiusura
Per informazioni: tel. 06/6780664, www.comunicareorganizzando.it

Partner: Acea, eni, Ferrovie dello Stato Italiane
Catalogo: Gangemi