L'attesa. Testimone del vuoto

Articolo di: 
Sandra Palombelli

L'attesa è l'opera prima di Piero Messina, che ha avuto un'ottima accoglienza a Venezia, frutto di una virtuosa collaborazione tra regia, sceneggiatura e fotografia nonché dalla preziosa recitazione di Juliette Binoche e della giovane Lou de Laâge.

Suburra ovvero l'etica dell'empietà

Articolo di: 
Livia Bidoli

Assistere ad un film sulla Roma rovesciata come nella locandina del film Suburra a firma di Stefano Sollima - tratta dal libro di Giancarlo De Cataldo e con la sceneggiatura di Stefano Rulli e Sandro Petraglia -, il giorno dopo le dimissioni di Ignazio Marino da Sindaco di Roma, fa pensare. Strano che non faccia pensare poi molto i protagonisti e costruttori di quell'architettura filmica che indaga fra l'altro proprio Mafia Capitale ed i suoi notevoli allacci col potere centrale: vedi Parlamento.

Much Loved. La menzogna della religione

Articolo di: 
Livia Bidoli

Il turismo sessuale a Marrakech in Marocco, i sauditi che si recano lì per il sesso a pagamento, la condizione delle donne che si prostituiscono e vengono vessate, abusate, maltrattate, usate come una carta di credito “sporca” (haram, contaminata dal peccato) dagli stessi familiari: questo si vede nell'ultimo film di denuncia del regista franco-marocchino Nabil Ayouch presentato al Festival di Cannes 2015.

Janis. Biopic rock e intimistico

Articolo di: 
David Dori

Simbolo di un'esistenza conclusa tragicamente e di una profonda immedesimazione tra vita e arte, Janis Joplin (Porth Arthur, 1943-Los Angeles, 1970) impresse un segno indelebile nella storia del rock. Tutto questo viene sviscerato nel bel documentario che gli dedica Amy J. Berg, prodotto da Alex Gibney, grazie alla scelta di una dimensione intimistica e epistolare che, evitando la retorica, cerca la donna dietro il mito e la trova.

La prima luce. Il limpido bagliore di Vincenzo Marra

Articolo di: 
Sandra Palombelli

La prima luce è la storia dei genitori di Mateo (Gianni Pezzolla), Marco (Riccardo Scamarcio) e Martina (Daniela Ramirez), sudamericana, e della loro storia d'amore che conosciamo sul finale, quando la coppia ormai in crisi non comunica più e se lo fa, trattiene a stento il rancore, l'aggressività, le rivendicazioni.

Venezia 72 Everest. Scalando la Madre dell'Universo

Articolo di: 
Livia Bidoli

Il film di apertura di Venezia 72 Fuori Concorso è dell'islandese Baltasar Kormákur – per rimanere in territorio “ghiaccio” - e si presenta sotto la veste di un kolossal 3D basato su una tragedia veramente accaduta sulla cima più alta del mondo, l'Everest, che con i suoi 8848 metri di altezza è la più alta anche fra le Seven Summits, le sette cime del mondo. Nel 1996 due spedizioni commerciali sull'Everest, quella dell'Adventure Consultants guidata da Rob Hall (Jason Clarke) e quella di Mountain Madness di Scott Fischer (Jake Gyllenhaal) furono colpite da una tempesta che fece scendere la temperatura del 10 maggio 1996 a meno 40 sotto zero.

Venezia 72. Bellocchio nell'Isola dei Morti

Articolo di: 
Livia Bidoli

L'ultimo fotogramma di questo film di Marco Bellocchio mi ha ricordato Buongiorno, notte, e non solo per la partecipazione di Roberto Herlitzka che allora interpretava Aldo Moro. In questo film c'è una luce che non sta né in cielo né in terra: è un film che è quasi un testamento ma non di natura terrena: e che non ha nulla a che fare con la morte, bensì con la Vita. Alla Biennale di Venezia 72° edizione, Marco Bellocchio ha portato un capolavoro di intelligenza, speculazione, vita vera: il nocciolo fondante dell'amore per il cinema, un film che è Sangue del mio sangue.

Southpaw. Il colpo mancino di Jake Gyllenhaal

Articolo di: 
Livia Bidoli

Un film coriaceo nel vero senso della parola quello di Antoine Fuqua, Southpaw si presenta fin dall'inizio con un Jake Gyllenhaal perfettamente nella parte, sia fisica – i muscoli spiccano come si deve ad un vero boxeur – sia attoriale, nela sceneggiatura asciutta di Kurt Sutter e nella fondamentale fotografia di Mauro Fiore. Le musiche firmate James Horner si controbilanciano con brani di 50 Cent, qui nella parte di Jordan Mains, e del famoso e controverso Eminem qui con Phenomenal.

Il grande quaderno. La guerra dei senza nome

Articolo di: 
Livia Bidoli

Dal capolavoro di Ágota Kristóf (Csikvánd, Ungheria, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, Svizzera, 27 luglio 2011), in particolare dal primo libro della Trilogia della  città di K., proviene questo film dal titolo omonimo, Il grande quaderno, pubblicato nel 1986 e divenuto pellicola ora sotto la direzione di János Szász, di cui annotiamo due film in particolare: Woyzeck (1994) dall'omonimo dramma incompiuto dello scrittore tedesco Georg Büchner, scritto tra il 1836 ed il 1837 e poi musicato da Alban Berg col titolo di Wozzeck, ultimato nel 1922 e dedicato ad Alma Mahler. Il secondo film è invece del 2007 e titola Opium: Diary of a Madwoman, tratto invece dai diari del neurologo ungherese Dr. Jozsef Brenner (meglio conosciuto con il nom de plume di Geza Csath).

Bologna 2015. Ingrid Bergman - In Her Own Words

Articolo di: 
Eleonora Sforzi

Questa ventinovesima edizione del Festival “Il Cinema Ritrovato”, oltre a presentare un ampio programma già descritto nelle sue linee tematiche principali, ha ricordato alcuni anniversari di grande significato sia per la storia mondiale che per la storia della Settima Arte. Per quanto riguarda la prima, è doveroso citare i cento anni dal terribile genocidio armeno, celebrati con una sezione del festival interamente dedicata ai film che si sono confrontati con questa insanabile ferita, realizzati proprio in Armenia tra muto e sonoro.