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Se permetti non parlarmi di bambini. Contra fertility argentino
In questo autunno incipiente, salutiamo lo sbarco nelle nostre sale cinematografiche di una commedia intitolata Se permetti non parlarmi di bambini (originale: Sin hijos) di Ariel Winograd. Il film è reduce da un grandissimo successo in Argentina, dove – tra uno scrosciare ininterrotto di applausi – è stato campione di incassi, apprezzatissimo sia dal pubblico sia dalla critica.
Il film racconta la vita di un uomo, Gabriel (interpretato da Diego Peretti, popolare attore argentino), separato da quattro anni e dedito completamente alla propria unica figlia, Sofia, di 8 anni. La bambina è il tema esclusivo della sua vita affettiva, è oggetto di tutte le sue premure e i suoi entusiasmi.
L'assetto della sua vita viene scompaginato dall'arrivo di Vicky (interpretata dall'attrice spagnola Maribel Verdù), una sua vecchia conoscenza a lungo vagheggiata, donna bellissima e gelosissima della propria indipendenza, dedita ai viaggi in giro per il mondo e alle amicizie.
Tra i due nasce una intesa affettiva che viene messa a dura prova nel momento in cui lei gli confessa la sua unica – irremovibile – esigenza: non vuole assolutamente avere figli e neanche sentirne parlare; i figli sono una limitazione intollerabile della propria libertà; sono inconciliabili col desiderio di divertirsi, di godersi la vita.
Gabriel si trova di fronte a un bivio: ammettere alla sua amata di avere una figlia, andando così incontro al rischio di perderla, o piuttosto nascondere questo “dettaglio” e abbandonarsi alla felicità di una relazione che sembra stia sul punto di decollare.
L'ingrediente, l'unico che possa far lievitare una storia, è la scrittura; una perfetta resa interpretativa degli attori, una fotografia stupenda, una meravigliosa colonna sonora non potranno mai surrogare quella che è la felicità narrativa grazie alla quale la vita inventata che leggiamo nei romanzi e che vediamo negli schermi dei cinema ci appassiona come se si trattasse di una vita vera.
Il film in questione è un film perfettamente riuscito proprio grazie alla sceneggiatura, che rigenera continuamente la tensione narrativa grazie ad alcuni snodi del racconto decisamente brillanti, che ammiccano e ribaltano l'orizzonte d'attesa dello spettatore.
Il film riprende uno dei temi più intensi della vita relazionale, perennemente attuale, quello relativo ai figli, se siano da intendere come il compimento di una relazione o non piuttosto come un regalo limitante che una coppia fa a sé stessa.
A esaltare la vivacità narrativa della storia interviene un cast di attori all'interno del quale spicca colei che interpreta la piccola Sofia, bimba affettuosa e perspicace, Guadalupe Manent, già segnalata dal regista come la rivelazione assoluta della pellicola.
Il film – dicevo – ha avuto un grandissimo successo in Argentina, dove è stato distribuito dalla Disney e ha portato al cinema quasi 100.000 spettatori solo nel primo weekend di uscita per poi arrivare a un totale di oltre mezzo milione di persone. Si è trattato del terzo miglior film argentino nel 2015.
Crediamo che anche in Italia possa avere un successo altrettanto largo ed entusiastico, decisamente meritato.