Svettano le guglie delle chiese sui gargoyles mentre Wolfman di Benicio Del Toro balza da un palazzo all’altro sugli archi impazziti dei violini di Danny Elfman (colonna sonora): la regia di Joe Johnston non lascia il fiato e la tensione cresce a Blackmoor, nella tenuta dove Sir Anthony Hopkins/John Talbot e Emily Blunt/Gwen Conliffe cercano di raccapezzarsi sulla sparizione di Ben Talbot, il fututo sposo di Gwen.
Tratto dal celebre L’uomo lupo del 1941 con Lon Chaney Jr. e Bela Lugosi, la Universal produce un remake colossale e all’altezza del precedente sia per recitazione, Sir Anthony Hopkins insieme a Del Toro/Lawrence Talbot sono convincenti e credibili nelle loro parti come Emily Blunt in quella di Gwen, ed assolutamente superiore per ambientazione e scenografia di Rick Heinrichs e fotografia di Shelly Johnson. Gli incubi di Johann Heinrich Füssli si insinuano in ogni angolo della casa, di notte spuntano sul letto nelle sembianze di un Gollum scampato a Il Signore degli Anelli e venuto a turbare i sogni di Lawrence Talbot alla ricerca del fratello scomparso.
Il territorio di accoglienza sono le lande di Blackmoor, ovvero la tenuta dei Talbot dove vive il padre di Lawrence e di Ben, completamente isolato dal mondo ed in mezzo a ragnatele e tappeti di pelli d’animale, di cui è anche rivestito, nei simbolici costumi di Milena Canonero (tre Oscar all’attivo). Hugo Weaving, che impersona l’Ispettore di Scotland Yard che indaga sui massacri di Blackmoor, è stato suggerito dal vero Ispettore Frederick George Aberline che seguiva le indagini su Jack lo Squartatore.
Geraldine Chaplin nella parte della zingara Maleva riconduce all’apparato mitico creato dal film: siamo alla fine dell’800 (la madre di Lawrence è morta nel 1865 in circostanze non chiare) e Lawrence la incontra cercando notizie sul fratello nel campo degli zingari. Da qui inizia tutto. Una serie di attacchi ed un massacro innescano una spirale in cui Lawrence viene risucchiato: da questo momento in poi scopriamo il passato di Lawrence ed il periodo nel manicomio di Lambeth a Londra.
Rick Baker, curatore degli effetti speciali e del trucco dei personaggi, in particolare del lupo mannaro di Del Toro, è particolarmente conosciuto per Un lupo mannaro americano a Londra, il lupo mannaro in versione horror comica, e per Star Wars, oltre ad un pacchetto di ben sei premi Oscar.
Il film dura due ore ma non si sentono assolutamente: scorre incredibilmente sia per effetti sia per emozioni. Un vero film horror che non lascia minimamente il tempo di mettersi a pensare tra una scena e l’altra tanto l’aggressione (innocua) è continua e sincronizzata con l’evolversi della narrazione.
Letture consigliate: Psiconalisi dell’incubo di Ernest Jones (l’allievo di Freud) dove vi è un intero capitolo dedicato al Lupo mannaro.
Collegamenti:
[1] https://www.gothicnetwork.org/immagini/wolfman
[2] http://www.wolfman-ilfilm.it/
[3] http://www.thewolfmanmovie.com/
[4] https://www.gothicnetwork.org/articoli/color-darkil-colore-del-male
[5] https://www.gothicnetwork.org/articoli/incubi-live-sonorizzazioni-capolavori-horror