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Appignani & Monarda. Chitarra solo per un duo di virtuosi
Il 19 maggio 2017 ha visto la pubblicazione del quarto album della collana Anello musicale della Music Ensemble Publishing: si tratta di una collana dedicata alla musica contemporanea, nella quale l’editore e produttore fonografico propone composizione originali di alcuni dei suoi autori. In questo caso, l'autore è il compositore e polistrumentista Marcello Appignani, Direttore Artistico dell’Agenzia Euromusic Classica, e l'album si intitola SOLOCHITARRA. Appignani però compie una scelta particolare: i 15 brani, molti dei quali registrati per la prima volta, non sono eseguiti dall'autore, bensì da Andrea Monarda, virtuoso della chitarra e vincitore di diversi premi internazionali.
Marcello Appignani e Andrea Monarda hanno presentato il CD presso la libreria Notebook, nel complesso del Parco della Musica di Roma, il 29 settembre scorso. Per l'occasione, abbiamo rivolto qualche domanda ai due musicisti, sottolineando sopratuttto come l'opera si situi in una zona di frontiera, ossia quella tra la chitarra classica e altri ambiti musicali, come il jazz, la musica etnica e la tradizione popolare, senza trascurare neppure le suggestioni provenienti dalla musica rock (soprattutto progressive) e pop. Appignani concorda, mettendo in rilievo la sua decisione di non attenersi a nessuna tradizione in modo rigido. Peraltro, i brani presentati sono collocabili cronologicamente in un arco vastissimo, che va dal 1980 al 2016. Si può ben dire che l'album abbia avuto una lunghissima gestazione.
Peraltro, Appignani ha profuso nel lavoro molta della sua esperienza passata, ma pur essendo un polistrumentista ha composto questi brani avendo di mira esclusivamente la chitarra, senza basarsi ad esempio sulle sue opere per pianoforte: tende anzi ad escludere il confronto con il pianoforte proprio perché sono brani per chitarra e il suo modo di suonare la chitarra è diverso da quello a cui è abituato allorché suona il piano.
Tuttavia, ha giustamente sottolineato come lo stile cambi molto, a seconda dei brani e del periodo di composizione: ad esempio i brani più recenti sono più "contemporanei" e strizzano l'occhio a una musica meno tonale. Alla fine i brani sono vari perché vengono da spunti compositivi e da una concezione della musica molto diversi ed evolutisi in maniera imprevedibile. Anche il fatto che il disco non abbia un titolo specifico, ma rechi come nome semplicemente SoloChitarra è una scelta asciutta e minimale, ma non casuale: Appignani con un titolo secco ha voluto inquadrare subito il contenuto dell'album.
Viceversa, i titoli dei singoli brani sono ricchi di suggestioni. L'ascolto proprio delll'ultimo, "Forti sospetti", ci mette di fronte a una rapsodia, con vari momenti al suo interno e con ritmi diversificati: paradossalmente è il brano più conservatore e anche il più contemporaneo e innovativo, per una durata di quasi otto minuti. Per il brano si è usato una sorta di accessorio particolare, il bottleneck slide (ossia la slide a collo di bottiglia) che si usa di solito per la chitarra elettrica: trae il suo nome dal fatto che originariamente i musicisti che adottarono questa tecnica si servivano di un collo di bottiglia per ottenere una particolare sonorità: il collo di bottiglia veniva fatto scorrere sulle corde della chitarra con un attrito minimo che determina un passaggio "glissato" tra nota e nota, simile alla cosiddetta legatura di portamento e al bending; oggi si usa per lo scopo un minicilindro di metallo, soprattutto nella musica country & blues.
Altro brano notevole è la "Piccola Bourrée diurna" che fa venire in mente l'omonima composizione di Bach (riarrangiata, tra l'altro, dai Jethro Tull) e di Händel, ma che nel titolo rimanda a Mozart e alla Piccola serenata notturna K525. Come ci ha spiegato Appignani, è una bourrée fino a un certo punto: è una composizione festosa ed allegra, cosa che spiega il fatto che nel titolo si aggiunga l'aggettivo "diurno".
Un altro titolo evocativo è senza dubbio "Il risveglio del poeta", che personalmente mi suggerisce atmosfere agro-pastorali dal tocco impressionistico, come in Claude Debussy, forse il più grande musicista francese di tutti i tempi, autore anche di musica per chitarra e per arpa, ben esemplificate da brani come il Prélude à l'après-midi d'un faune. Anche se il brano è in realtà stato ispirato da poeti in carne e ossa, compresa Dacia Maraini.
Il "Preludio diminuito" suscita un effetto particolare perché si basa sull'accordo di settima diminuita: il suono prodotto è moderatamente dissonante, ma riesce piacevole all'orecchio, creando un vago senso di attesa. Anche "Interludio lidio" contiene un altro termine tecnico. Ricorda un certo periodo storico di vari secoli fa, pur non rientrando rigorosamente nella scrittura dell'epoca: il brano è stato composto per uno spettacolo teatrale, la rivisitazione della Mandragola di Machiavelli. Ma in realtà "lidio" allude a uno dei modi gregoriani, poi superato dalla musica moderna. Altro riferimento storico è quello al francescanesimo, contenuto nel "Cantico delle creature".
Degli altri brani, vorremmo mettere in evidenza la potenza espressiva de "L'artiglio del diavolo" che a noi ricorda le atmosfere russe dell'Ottocento, ma che Appignani ha composto per un dramma teatrale incentrato sul tema della violenza sulle donne, il che spiega una certa tonalità drammatica.