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Siena. Le Costellazioni di Cesare Brandi
Il Complesso Museale di Santa Maria della Scala dal 17 ottobre al 30 marzo 2025 ospita la mostra Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle Collezioni Banca Monte dei Paschi di Siena e Cesare Brandi, a cura del Prof. Luca Quattrocchi, Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Siena.
Promossa dal Comune di Siena, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, Musei Nazionali di Siena e Università di Siena, l’esposizione è stata prodotta dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala e da Opera Laboratori con l’organizzazione di Vernice Progetti Culturali. Il progetto espositivo, corredato dal catalogo edito da Sillabe, è di un comitato scientifico composto da: Laura Bonelli, Axel Hémery, Luca Quattrocchi e Chiara Valdambrini. Come enti prestatori figurano la Banca Monte dei Paschi di Siena e i Musei Nazionali di Siena.Sono esposte centoventi opere d’arte contemporanea, una preziosa occasione per potere ammirare opere provenienti da due collezioni non aperte al pubblico. Quella del Monte dei Paschi sono negli uffici o nel caveau della Banca, mentre quella della collezione di Brandi sono nel caveau dei Musei Nazionali di Siena.
Il titolo si ispira all’atlante celeste De le stelle fisse di Alessandro Piccolomini pubblicato nel 1540, perché vorrebbe essere un atlante delle arti figurative dal 1915 al 1960 in cui, oltre alle stelle fisse dei più importanti artisti italiani, ci sono costellazioni minori di opere di artisti senesi, in quanto il Monte dei Paschi le acquistava e le commissionava per valorizzare la creatività locale. La collezione di Cesare Brandi è più piccola e le opere, che teneva a Villa Brandi, dipinti e sculture furono donate dagli artisti a lui legati da stima reciproca come De Pisis, Morandi, Manzù, Guttuso, Mastroianni, Scialoja, Burri.
La mostra è articolata in nove sezioni, nella prima Intorno alla Grande Guerra sono esposte opere degli anni Dieci e di poco successive che commemorano la prima Guerra Mondiale e le sue conseguenze. Il monumentale dipinto di Paride Pascucci Il ritorno dell’eroe (1926) fu esposto alla Casa del Fascio di Siena e subito acquistato dal Monte dei Paschi, il curatore nel presentarlo sottolinea: “da un lato chiude la stagione del naturalismo di stampo ottocentesco, e dall’altro testimonia la crescente pervasività del fascismo nelle istituzioni”.
Nella seconda sezione, Anni Venti tra Novecento e Déco è caratterizzato dal ritorno all’ordine, con il recupero della tradizione promosso da Margherita Sarfatti e incoraggiato dal regime fascista. Nella collezione del MPS sono rappresentate le atmosfere del “realismo magico” di ascendenza metafisica classicista di Antonio Donghi come in Interno con vaso (1928), i paesaggi sono in forme nuove ma nel rispetto della tradizione come La marina di Formia 1929-1932 di Mario Broglio mentre I pini (1924) di Ardengo Soffici risentono ancora delle influenze delle Avanguardie, che l’artista aveva conosciuto a Parigi e aveva raccontato sul giornale La Voce di Prezzolini, ma sono presenti anche scene di vita quotidiana come I giocatori di toppa (1928) del fiorentino Ottone Rosai.
A gli Italiens de Paris è dedicata la terza sezione, fu un gruppo di sette artisti, formatosi nel 1928 con l’intento di armonizzare italianità e cosmopolitismo, tradizione e avanguardia, era un gruppo eterogeneo per linguaggio e tematiche, tra neometafisica e surrealismo, tra arcaismi e mitologie moderne, ma uniti da un classicismo mediterraneo, dalle atmosfere sospese e dal recupero del mestiere pittorico nel solco della tradizione dei maestri italiani Se ne accorse Margherita Sarfatti che cercò di inserirli nelle strategie della propaganda fascista. Fecero parte del gruppo: Mario Tozzi, Gino Severini, Filippo De Pisis, Massimo Campigli, René Paresce, Giorgio De Chirico e Alberto Savinio.
Tra le opere in mostra Le Quai de Bethune (1928) di Filippo De Pisis proveniente dalla collezione di Cesare Brandi e L’equilibriste o Maschere e rovine (1928) di Gino Severini dalla Collezione Monte dei Paschi di Siena. In origine era un pannello, olio su tela, per un ciclo realizzato per l’appartamento parigino del mercante d’arte Léonce Rosemberg, che commissionò a 12 artisti i decori della sua casa, come un signore rinascimentale: erano Giorgio de Chirico, Max Ernst, Francis Picabia, Gino Severini, Albert Gleizes, Joseph Csaky, Fernand Léger, Georges Valmier, René Herbst, Auguste Herbin, Yervand Kochar e Manuel Rendón Seminario. Era una esposizione permanente nello stesso tempo personale e promozionale.
La quarta sezione, Gli anni Trenta e primi Quaranta: tra accademie e arcaismi, propone esempi delle posizioni artistiche nell’Italia fascista, il ‘novecentismo’ ufficiale, ma anche la più originale linea arcaicizzante, ispirata all’arte etrusca, egizia, romanica come Composizione con cattedrale (1940) di Mario Sironi dalla Collezione Monte dei Paschi di Siena e il Ritratto di Cesare Brandi (1941) in bronzo realizzato dall’amico Giacomo Manzù, proveniente dalla Collezione Cesare Brandi. Ci sono anche opere di artisti senesi che aderiscono al movimento arcaizzante ispirandosi alla tradizione senese.
Le arti figurative furono mobilitate e coinvolte nell’esaltazione del duce e delle sue conquiste illustrate nella quinta sezione Arte per il Regime. Il Profilo continuo di Mussolini (1933) di Renato Bertelli divenne un oggetto icona, brevettato e prodotto su larga scala. Tra gli altri esempi in esposizione c’è Gioventù sportiva (1936) pannelli ad affresco e Bonifica o Agro Pontino del giovane senese, Sebastiano Tommasi, dalla Collezione Monte dei Paschi di Siena, che ricorda l’attenzione della Fondazione verso gli artisti senesi.
Al paesaggio tema amato della tradizione senese è dedicata la sesta sezione, Il paesaggio tra gli anni trenta e quaranta tra rappresentazione e metafora, tra i senesi ricordiamo Crete con Siena sullo sfondo (1936) di Vittorio Zani. Diverso approccio quello del “realismo magico” di Donghi in Mattino d’estate al Palatino della Collezione Monte dei Paschi di Siena e ancora di più il Paesaggio di Roffeno (1934) di Giorgio Morandi donato a Cesare Brandi per la sua Villa di Vignano, l’artista donò successivamente all’amico una Natura morta (1953).
La linea espressiva degli anni 30 40 è l’argomento della settima sezione sono in esposizione opere in cui l’espressione è libera nonostante il regime come affermò Ragghianti. L’antinovecentismo è rappresentato da Le Apuane (1936) olio su tavola di Lorenzo Viani; tra le opere in mostra vi sono due dipinti del 1938 regalati a Brandi una Natura morta e un Paesaggio di Renato Guttuso, che nel 1933 si era trasferito a Roma dalla natia Sicilia ed era vicino agli artisti della Scuola romana.
Al dopoguerra è dedicata la successiva sezione, Figurazioni e Realismi nel dopo guerra, realistico è Macerie (1944) di Silvano Bozzolini, sono figurativi ma fantasiosi, lievi e irriverenti le illustrazioni (Ragazza con farfalle, Ragazza con ventaglio, Ragazza con retino, La ballerina) del senese Mino Maccari, realizzati per il libro di racconti Bestie del ‘900 di Aldo Palazzeschi. La conclusiva sezione, Dissoluzione e autonomia della forma: verso l’astrazione, presenta tra le opere Natura morta con due ombre (1951) di Toti Scialoja della Collezione Cesare Brandi e Interno verde (1950) di Afro dalla Collezione Monte dei Paschi di Siena.