Supporta Gothic Network
Santa Cecilia inaugura splendidamente con i Concerti Brandeburghesi
Grande successo a Santa Cecilia per la inaugurazione della Stagione di musica da camera, il Freiburger Barockorchester, uno degli ensemble di musica antica più rinomati nella pratica esecutiva storicamente informata, è tornato dopo quindici anni e ha presentato i Concerti brandeburghesi BWV 1046-1051 di Johann Sebastian Bach.
La composizione nacque da una esplicita richiesta di Cristiano Ludovico di Brandeburgo-Schwedt, margravio di Brandeburgo, incontrato dal compositore a Berlino. La partitura autografa si è conservata e Bach adottò nella dedica per questa opera, che ha così una data certa il 1721, il titolo di Concerts avec plusieurs instruments, in francese che si usava allora nelle corti e per rivolgersi a personaggi di alto rango. Fu Julius August Philipp Spitta (1841 – 1894), autore della seconda biografia su Bach dopo quella di Johann Nikolaus Forkel (1749 – 1818), a dare questo titolo ai concerti.
Il titolo Concerts avec plusieurs instruments, sottolinea al fatto che ognuno dei concerti fu scritto per una destinazione strumentale diversa. Alberto Basso li definisce: “come una sorta di un piccolo campionario dimostrativo delle possibilità aperte al genere del concerto solistico o d’insieme”. Ricorda anche che i musicisti della cappella di Köthen dove allora lavorava Bach li eseguirono, mentre questo non avvenne alla corte di Cristiano Ludovico in quanto i musicisti della sua cappella non erano in grado di suonarli. I concerti, tutti in tonalità maggiore hanno una concezione unitaria pur nella varietà di organico, e accolgono a seconda dei casi lo stile italiano di Corelli e Vivaldi, quello francese e tedesco. Nella esecuzione sono necessari musicisti di alto livello come quelli del Freiburger Barockorchester che hanno infiammato il folto pubblico presente.
Il concerto è stato aperto dal Concerto brandeburghese n°1 in Fa maggiore scritto per un ampio organico che comprende un’ampia sezione di fiati: tre oboi, due corni e un fagotto, che si aggiungono agli archi, tra cui un violino piccolo, di ridotte dimensioni e accordato una terza sopra rispetto all’accordatura barocca. Il violino piccolo, a cui sono affidati interventi solistici, è stato suonato dalla brava Cecilia Bernardini, nelle vesti anche di concertatrice. Il concerto è articolato in quattro movimenti, la sequenza dei primi tre i movimenti Allegro, Adagio, senza i corni, Allegro è quella vivaldiana. Il quarto Menuet è come una breve suite alla francese, che si apre e si chiude con il Menuet che funge anche da ritornello che introduce i Trio con diversi strumenti: il primo, due oboi e fagotto, il secondo con due corni e i tre oboi, al centro una gavotta suonata dai soli archi. Ricordiamo gli abili strumentisti: tre oboisti: Ann-Kathrin Brüggemann, Josep Domèneneche, Maike Buhrow e il fagottista Eyal Street.
Il Concerto brandeburghese n°6 in Si bemolle maggiore ha un organico ristretto, un concertino formato da due viole da braccio, antenate di quelle moderne, e un violoncello, mentre il ripieno è costituito da due viole da gamba e da un violone. Ci hanno colpito la musicalità e la bravura della violista Corina Golomotz e del violoncellista Guido Larisch nell’interpretazione di questo splendido concerto. La prima parte è stata conclusa dal Concerto brandeburghese n°2 in Fa maggiore su modello vivaldiano gli strumenti concertanti sono: tromba, flauto a becco (flauto dolce), oboe e violino. Cecilia Bernardini è tornata nel ruolo di concertatrice questa volta al violino, alla tromba piccola in Fa Moritz Görg ha bene affrontato l’impegnativa parte solistica dei due Allegri. Una magnifica Isabel Lehmann ha suonato il flauto a becco esibendo un suono intenso e morbido, un virtuosismo notevole e una grande musicalità.
Come è evidente nei Concerti brandeburghesi c’è anche una preziosa e affascinante ricerca timbrica, che caratterizza ogni concerto messa abilmente in luce dai musicisti del Freiburger Barockorchester. Il brillante violinista Gottfried von der Goltz è stato il violino solista e il concertatore nella seconda parte aperta dal Concerto brandeburghese n°3 in sol maggiore, i cui dominano gli archi: violini, viole e violoncelli che si misurano in un incalzante gioco contrappuntistico, mentre al clavicembalo è affidato il ruolo di basso continuo, i due Allegri, di cui l’ultimo è una trascinante Giga, sono collegati da un Adagio brevissimo.
Nel seguente Concerto brandeburghese n°5 in Re maggiore i solisti questa volta sono tre violino, flauto traverso e clavicembalo, che assume per la prima volta il ruolo di solista, l’assolo virtuosistico dell’Allegro iniziale prefigura il futuro ruolo di protagonista del pianoforte nei concerti. Il clavicembalista Vincent Bernhardt ne è stato l’abile interprete. All’Allegro iniziale segue l’Affettuoso, splendida definizione per il soave dialogo tra violino, flauto e clavicembalo a cui fa seguito una spensierata Giga (Allegro). Pablo Sosa è stato il delizioso solista al flauto traverso, interprete musicale ha tratto dal suo strumento un suono limpido e corposo.
Conclusione con il Concerto brandeburghese n°4 in sol maggiore i solisti sono il violino e due flauti a becco, in cui domina il virtuosismo del violino, suonato dal provetto Gottfried von der Goltz, ma anche i flauti sono impegnati in impegnative parti virtuosistiche sostenute da Isabel Lehmann e Marie Deller. Ogni brano è stato calorosamente applaudito e al termine l’Ensemble è stato acclamato a lungo.