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Il ghostwriter. Una narrazione che riflette sul mestiere dello scrittore
L'amore per la lettura e la scrittura sono le costanti sempre presenti nei romanzi di Zoran Živković, scrittore, saggista e blibliofilo serbo che attualmente insegna scrittura creativa all'Università di Belgrado, già conosciuto al livello internazionale per i precedenti "L'ultimo libro" (2010), "Sette note musicali" (2011), "Sei biblioteche" (2011) e il cui ultimo testo, "Il ghostwriter", è stato pubblicato in Italia a ottobre, ancora una volta grazie alla casa editrice TEA.
L'originalità narrativa dell'autore è stata messa pienamente in risalto con "Sei biblioteche" – premiato con il World Fantasy Award – strutturato nella forma di sei diversi raconti, in cui centrale è la figura del lettore e il rapporto che lo lega ai libri, ognuno di essi straordinario nel vero senso del termine fino a sfiorare la narrativa fantastica, ma senza mai mettere in secondo piano il sottofondo teorico.
Nel suo ultimo romanzo, invece, il protagonista è uno scrittore, non precisamente identificato, che Živković presenta e fa conoscere ai lettori solo attraverso i contatti "elettronico-epistolari" che questi intrattiene, nell'arco di una mattina come altre, con quattro persone diverse, a loro volta scrittori.
Risulta chiaro nel corso della lettura – dato che la narrazione è svolta in prima persona dallo scrittore – che l'uomo vive solo con un gatto sornione e tranquillo di nome Felix e ha scritto diversi romanzi apprezzati da molti, ma ultimamente sta vivendo un periodo di "crisi creativa".
Quel giorno, però, la prima e-mail che riceve non è stata inviata da uno dei suoi abituali corrispondenti, ma da un misterioso Ammiratore che gli parla, con toni garbati ed educati, di una proposta di lavoro inaspettata e insolita: scrivere un romanzo per lui.
Lo scrittore, incuriosito e allo stesso tempo in collera per una proposta del genere che colpiva direttamente la sua dignità, inizia ad intrattenere con lo sconosciuto Ammiratore una fitta corrispondenza, intervallata però da quella usuale con quattro diversi personaggi che, come lui, nella posta elettronica si celano dietro uno pseudonimo.
Si tratta di AltoMare, uno scrittore forse troppo serio e privo di modestia; Banana, una sua ammiratrice, che ha in progetto un romanzo sulla base dei suoi sogni; P-0, un lettore dei suoi romanzi che scrive pastiche tratti da essi e, infine, Pandora, una signora che abita nello stesso edificio con la passione per la sua letteratura ed anche per la scrittura.
Živković realizza, così, l'avvicendarsi di cinque differenti "carteggi", ognuno di essi complicato da particolari motivazioni, che generano una sorta di ragnatela fitta e intricata in cui il lettore viene catturato, sempre più incuriosito dalle novità che via via si palesano allo Scrittore.
Ciò che è più insolito, misterioso e quasi sospetto è che, incredibilmente, non solo Ammiratore, ma anche ognuno dei quattro soliti corrispondenti, per motivi diversi e personali, propone al protagonista di scrivere un romanzo come "ghostwriter".
Come nelle precedenti opere narrative, Živković mette ancora al centro le figure principali che ruotano intorno a un qualsiasi testo letterario: lettore e scrittore, a cui ha dedicato spazio singolarmente, nel primo caso con "Sei biblioteche" e nel secondo con l'ultimo romanzo, "Il ghostwriter", ma inscindibili al livello teorico oltre che concreto, poichè nessuno dei due può esistere senza l'altro.
Il suo stile narrativo è coinvolgente, ma anche semplice, efficace, diretto, denso di particolari sotto certi aspetti fino alla minuzia e, allo stesso tempo, fitto di altri elementi non bene specificati o chiariti, lasciati volontariamente nell'ombra come, in questo caso, qualche dettaglio sullo Scrittore protagonista, il suo lavoro e la sua vita.
A mio avviso, l'autore sceglie di non caratterizzare con precisione la sua storia proprio perchè essa, in realtà, non è una vera e propria vicenda narrativa come ogni altra, è piuttosto una continua riflessione teorica sul significato del lavoro dello scrittore, sulla sua identità e sul suo ruolo, considerato sotto punti di vista molteplici.
Credo che la caratteristica geniale di questo romanzo sia che colui che lo legge in realtà sta leggendo la storia di uno scrittore che viene invitato a scriverne uno, tanto che, sulla base di tutte queste riflessioni, "Il ghostwriter" di Živković potrebbe allora essere considerato un "meta-romanzo", quindi un'opera che va al di là dei limiti del comune romanzo narrativo.
E' noto quanto difficile sia definire il ruolo e l'identità di uno scrittore, quale sia il significato del suo lavoro, in parte avvolto nel mistero legato all'immaginazione e all'illuminazione creativa, sempre connesse comunque al background di conoscenze e gusti letterari, agli autori e alle letture preferite, dato che ovviamente ogni scrittore è anche lettore a sua volta.
Ed è ancor più difficile scrivere e riflettere sul senso di scrivere nella società odierna, piena di comunicazioni e media, prospettive e offerte culturali così ampie al punto da smarrirsi.
La letteratura contemporanea si caratterizza sempre più da narrazioni che, avendo come modelli e punti di partenza generi e paradigmi che si sono strutturati nel corso dei secoli, cercano di andare oltre, verso nuovi punti di vista e interpretazioni, spesso riflettendo sul significato della letteratura stessa, quindi anche sulle due figure inseparabili di lettore e scrittore, sulla scia delle considerazioni più o meno implicite presenti nei romanzi di Italo Calvino (in particolare "Se una notte d'inverno un viaggiatore" e "Il castello dei destini incrociati").
Ecco che lo scrittore Zoran Živković si pone sulla stessa scia teorica, in modo continuativo ma originalissimo e, proprio per il suo approccio unico alla narrativa è, a mio avviso, uno degli autori più significativi e affascinanti dei nostri giorni, come dimostra ancora una volta il suo ultimo romanzo, "Il ghostwriter".