A.C.A.B. Fratelli della Celere

Articolo di: 
Livia Bidoli
A.C.A.B.

Per Cattelya e Rai Cinema con i contributi dello Stato esce A.C.A.B.: acronimo che suona come “Tutti i poliziotti sono bastardi” una scritta che spesso si trovava tatuata tra gli autonomi anni '80 dlelle barricate, oggi tra i tifosi delle curve: in uscita dopo Black Block e poco prima di Diaz a Berlino, il film di Stefano Sollima con Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Andrea Sartoretti, Domenico Diele, fa centro, raccontando un punto di vista realistico e senza apologie.

Le prime note pompate a tutto volume nel film sono quelle che dicono: “Li scaccerò tutti/ L'esercito di sette nazioni non riuscirà a respingermi/ mi terranno a distanza/ attendendo il momento di colpirmi alle spalle (trad.mia; orig: I'm gonna fight 'em all/ A seven nation army couldn't hold me back/ They're gonna rip it off/ Taking their time right behind my back) da Seven Nations Army dei White Stripes. Favino nella parte del Cobra grida: “Celerino figlio di puttana” fino a scontrarsi con una macchina e scoprire poi che il celerino è lui: un riconoscimento che la dice lunga su quanta violenza deve sentire dentro di sé, la guerra quotidiana per riuscire a sopravvivere.

Il film non fa sconti e l'uscita si situa molto dopo Black Block di Bachschmidt (settembre 2011) e poco prima di Diaz alla Berlinale di marzo: tra G8 sottotraccia e processi per la “macelleria messicana” della Diaz, riconosciuta in questo film dagli stessi poliziotti, A.C.A.B. rimanda soprattutto allo scontro negli stadi, alla guerriglia fisica coi tifosi, a quanto gli stessi figli possono diventare dei nemici, nonostante lo stesso credo fascista che prolifera tra i poliziotti, tra croci celtiche tatuate sulla schiena (Cobra) e manifesti in caserma di ovvio spirito da camicia nera. La Casa Pound di Iannone è sullo sfondo, senza sconti di sorta alla violenza che inalberano ogni giorno contro immigrati e poliziotti che “servi del potere”, non difendono adeguatamente (a parer loro) gli Italiani, unici detentori del diritto di residenza e lavoro.

La verosimiglianza delle spedizioni punitive, l'aggancio coi fatti tragici dell'ispettore Raciti ucciso durante una partita di calcio, Giovanna Reggiani violentata e assassinata da un romeno qui a Roma, l'omicidio del tifoso Gabriele Sandri, fanno un tuttu'uno: una guerra fra poveri, tifosi ignoranti da una parte, sospesi in un limbo di violenza senza senso; poliziotti che devono garantire l'ordine pubblico dall'altra, a volte strafacendo, difendendosi solo tra “fratelli, gli unici “su cui posso contare”, dice Cobra, uno straordinario Favino.

Si odono le note dark di New Dawn Fades (Svanisce la nuova alba) dei Joy Division che calibrano il clima “nero” del film: in cui la politica non fa che peggiorare le cose, vietando ad un padre (il bravo Filippo Nigro nella parte di Negro) di incontrare la figlia (non completamente a torto visto che l'ha dimenticata in caserma); come anche l'impossibilità di ottenere una casa popolare per la madre sfrattata di Adriano (Domenico Diele: anche lui adeguatissimo alla parte).

In tutto questo ci sarà una rivoluzione, l'unica giusta, l'unica possibile e che a mio avviso va molto d'accordo con la colonna sonora pyschoprog dei Mokadelic quanto con la musica punk dei Clash di Police opn my back  che tutti insieme cantano a squarciagola quando sanno di essere scampati ad una condanna dal tribunale : “Beh, sto correndo, la polizia è dietro di me/ Mi nascondevo, e la polizia dietro di me/ C'è stato uno sparo, la polizia dietro di me/ e la vittima, beh non tornerà indietro (il testo dei Clash, trad.mia, orig.: Well I'm running, police on my back/ I've been hiding, police on my back/ There was a shooting, police on my back/ And the victim well he wont come back).

Le vittime, da entrambe le parti, non torneranno mai indietro: bisogna fermarsi prima, magari sotto la neve, Snow, dei Chemical Brothers, che laverà via qualcosa di gravido con un velo sottile di speranza.

Attori: tutti perfettamente nella parte e regia impeccabile sia nelle parti drammatiche sia nell'azione, forse il meno credibile è il ragazzo (Eugenio Mastrandrea), il figlio di Mazinga che Marco Giallini, bravissimo, cerca di riportare in casa, la sua.

Pubblicato in: 
GN12 Anno IV 30 gennaio 2012
Scheda
Titolo completo: 

A.C.A.B.
REGIA: Stefano Sollima
SCENEGGIATURA: Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Leonardo Valenti
ATTORI: Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Filippo Nigro, Domenico Diele, Andrea Sartoretti, Roberta Spagnuolo, Eugenio Mastrandrea, Eradis Josende Oberto

Uscita al cinema 27 gennaio 2012

FOTOGRAFIA: Paolo Carnera
MONTAGGIO: Patrizio Marone
PRODUZIONE: Cattleya in collaborazione con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2012
GENERE: Drammatico
DURATA: 112 Min
FORMATO: Colore

SOGGETTO: Tratto dall'opera letteraria "A.C.A.B." di Carlo Bonini, edita da Giulio Einaudi Editore.