Adelphi. Keyla La Rossa, l'inedito di Isaac B. Singer

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Singer

Il recupero di un'opera inedita di un grande autore assume un autentico valore culturale nei casi in cui si tratti di un libro bello e profondo. Al di là di ogni dubbio, questo è il caso del libro di Isaac B. Singer, premio Nobel per la letteratura, intitolato Keyla la Rossa, edito dalla casa editrice Adelphi. La vicenda descritta nel libro è ambientata a Varsavia nel 1911.

Il clima politico è dominato dai timori per la guerra nei Balcani, da molti profetizzata e vaticinata. Negli ambienti ebraici destano paura e terrore le notizie dei pogrom e delle rappresaglie scatenate contro gli ebrei dai nazionalisti e dalle cinture nere nella Russia degli Zar, il cui potere è contestato dal nascente movimento socialista.

In una strada di Varsavia via Krochmalna, brulicante di loschi figuri dediti con spregiudicatezza ad attività illecite, abitano e vivono Keyla Lea Kupermintz, una ex prostituta, e suo marito, il cui nome è Yarme. Keyla è detta la rossa perché possiede una chioma fiammeggiante. Yarme è un uomo che ha un brutto passato; tuttavia, come molti ebrei, conosce il Pentateuco a memoria, anche se si dichiara eretico e nega recisamente l'esistenza di Dio. Keyla, durante le feste ebraiche Rosh Hashanah e Kippur, avverte nell’intimo della sua coscienza di essere sprofondata nel fango, è consapevole dei suoi peccati e per questo sente la distanza abissale che la separa da Dio, in cui crede, a differenza del marito Yarme.

Questi due personaggi, che formano la coppia matrimoniale, incarnano due posizioni diverse verso le tradizioni e le credenze religiose degli ebrei. Durante la rappresentazione di uno spettacolo, Yarme nel teatro di Varsavia incontra Max, un ex galeotto, che ha fatto fortuna in America con losche attività. Max ha concepito un piano, per sedurre ragazze avvenenti, convincerle a recarsi dall’altra parte dell’oceano e indurle a prostituirsi, pur di realizzare profitti e guadagni. Desidera realizzarlo con la complicità di Yarme. Max, nel libro, da Singer genialmente viene presentato come il personaggio che evoca la figura biblica dell’angelo del male.

Keyla, che sa di essere la moglie di un uomo privo di scrupoli e sodale di un uomo come Max, nel giorno di Sukkot avverte il bisogno di andare da un rabbino, il cui nome è Reb Menahem Mendel. Questo rabbino, un uomo di grande intelligenza, studia la Torah ed osserva che gli ebrei dopo duemila anni di esilio, quattromila anni dopo che Mosè aveva ricevuto le tavole della legge sul monte Sinai, non si stancano né cessano di interrogare e interpretare i testi sacri per capire chi è che governa e assicura l’ordine nel mondo e nell’universo. Il rabbino, in un dialogo tra i più belli del libro, esorta Keyla al pentimento con parole colme di dolcezza e pietà umana. Proprio nella casa del rabbino, Keyla incontra l’uomo di cui si innamorerà. Si tratta di Bunem, il figlio del rabbino, che dipinge, frequenta gli artisti e gli intellettuali, e studia con passione l’opera filosofica di Spinoza. Bunem, con la sua personalità complessa, essendo un intellettuale che si interroga sul significato di parole quali la moralità, il dovere, la cultura, l’evoluzione, il progresso, esercita una forte fascinazione sulla mente e la vita interiore di Keyla.

Notando il suo tormento interiore, dovuto alla sua vita peccaminosa con la quale ha disatteso i precetti della religione ebraica, Bunem dichiara in presenza di Keyla che alla base dell’etica non vi è la razionalità, come sosteneva Spinoza, ma la compassione, nel senso affermato da Schopenhauer. Bunem, a sua volta, è un personaggio la cui coscienza è turbata sia perché sta per tradire la sua fidanzata ufficiale, l’anarchica e intelligentissima Solcha, sia perché, innamoratosi di una ex prostituta, sente che si sta allontanando dagli insegnamenti ebraici che il padre, il rabbino Mendel, gli aveva instillato nell’animo. Bunem, un aspirante pittore, ad un certo punto, quando rinuncia alla sua attività artistica, pensa che nessuna forma d’arte possa mitigare l’ansia dell’uomo, l’angoscia, l’umiliazione, le passioni negative e la paura della morte.

Mentre Solcha si dichiara anarchica e considera Bakunin un pensatore immenso, e per questo viene arrestata, Bunem ritiene che la provvidenza esista ma non è misericordiosa e che è impossibile realizzare gli ideali coltivati dai grandi spiriti, come la libertà e la eguaglianza. Bunem e Keyla, uniti da un vincolo affettivo assoluto, abbandonano Varsavia e si trasferiscono a New York. Come osserva Singer nel suo meraviglioso libro, gli immigrati ebrei in America dimenticano presto il loro Paese con le sue credenze ed il suo fanatismo. Un libro, di cui è autore un grande intellettuale e la cui conclusione sorprenderà il lettore, che merita di essere definito imperdibile. 

Pubblicato in: 
GN21 Anno X 10 aprile 2018
Scheda
Autore: 
Isaac Bashevis Singer
Titolo completo: 

Keyla la Rossa. A cura di Elisabetta Zevi. Traduzione di Marina Morpurgo, Milano, Biblioteca Adelphi 2017, pp. 280, € 20,00.