Adelphi. Nabokov nel “naso” di Gogol'

Articolo di: 
Livia Bidoli
Gogol'

Sotto la firma di Vladimir Nabokov (San Pietroburgo, 1899 - Montreux,1977), è uscito per Adelphi un saggio su Nikolaj Gogol' (Soročynci, 1809 – Mosca, 1852) che attirerà soprattutto gli specialisti: difatti si chiarisce quasi subito nel libro, oltre a rilevare una particolare cura nella stesura che, testuale da parte di Nabokov: ”Questo piccolo libro mi è costato più fatica di qualsiasi altro. La ragione è chiara: dovevo prima creare Gogol' (tradurlo) e poi analizzarlo (tradurre le mie idee russe su di lui)”.

Ergo, se non conoscete affatto Gogol' e soprattutto tre sue opere in particolare, ovverosia, Il revisore, Anime morte e Il cappotto, vi dissuado subito da questo percorso narrativo, poiché sarebbe disagevole ed accidentato. In due parole: non ci capireste nulla visto che l'autore (Nabokov) dà piuttosto per scontata questa conoscenza - aldilà di spiegare certi nessi narrativi generali come per la “consistenza” e la natura delle Anime morte,- ed inoltre dedica al capolavoro di Gogol' Le anime morte da pagina 65 a pagina 108, compresa la natura plurima sia di Čičikov sia di Sobakevic', che qualche illustrazione di Chagall per esempio, potrebbe aiutarvi ad affrontare, dopo la lettura del poderoso romanzo rimasto incompiuto, di cui la seconda e terza parte sono state bruciate da Gogol' stesso l'11 febbraio 1852, circa un mese prima della sua dipartita.

Scorrendo le pagine di Nabokov si nota la natura dell'autorevole entomologo letterario, che disseziona, quasi un'autopsia, i singoli brani narrativi dedicati all'uno o all'altro personaggio, tecnica critica tanto apprezzata da Mario Praz quanto da Edmund Wilson. Quest'ultimo poi lo scriverà a Nabokov proprio da Roma un anno dopo la pubblicazione del libro dedicato a Gogol', nel 1945, da un hotel in Via Sistina, luogo dove abitava Gogol' quando si trovava alla stesura delle Anime morte e delineava il personaggio principale del compratore di “anime”, Čičikov.

L'arte come invenzione e come magia delle parole sta a Gogol' quanto a Andrej Belyi, nominato quale nume tutelare simbolista, special modo quando Gogol' si sofferma nell'invenzione metaforica dei suoi personaggi, ed è proprio per questo che mi chiedo come mai Nabokov, così attento, ne abbia estromesso il racconto Il naso (se si escludono due pagine all'inizio), quanto di più simbolico e metaforico possibile, e aspramente critico contro la burocratica ipocrisia della mastodontica pubblica amministrazione russa (noi italiani gli facciamo un baffo in confronto!), da meritarsi un'opera musicale omonima come quella di Shostakovich.

In ogni caso, un'opera di analisi morfologica, linguistica, di traduzione (che operò lui stesso poi sui testi di Gogol' dal russo all'inglese) che inizia in modo vessatorio, dall'ultima, dissacrante e torturante pagina sugli ultimi giorni di Gogol', in preda a sanguisughe che gli ostruivano proprio il respiro da quel grande apparato (il naso) che è l'emblema stesso dello humour russo riconosciuto in tutto il mondo e di quello che in russo viene tradotto con poshlust, e posljaki al singolare maschile di quel dominatore delle Anime morte che è Čičikov, nelle sue goffe e grottesche pantomime di azioni.

Pubblicato in: 
GN43 Anno VII 8 ottobre 2015
Scheda
Autore: 
Vladimir Nabokov
Titolo completo: 

Nikolaj Gogol’
A cura di Cinzia De Lotto, Susanna Zinato
Biblioteca Adelphi
2014, 2ª ediz., pp. 183
isbn: 9788845929311
€ 18,00