Amazon Prime. Cenerentola al tempo dei talent

Articolo di: 
Elena Romanello
cenerentola

Cenerentola è una di quelle fiabe eterne, bollata da alcuni come poco femminista e ispiratrice di storie che spaziano dal classico Sabrina al serial bollente Sex and the city, passando per il sempiterno Pretty Woman. Dopo sei anni dal film di Kenneth Branagh per la Disney, Amazon Prime propone una nuova edizione di Cenerentola.

Diretta da Kay Cannon, questa nuova versione, dai forti toni musicali per tutti gli amanti dei talent, vuole aggiornare in un certo senso la vicenda della fanciulla sfruttata da matrigna e sorellastre in attesa del Principe azzurro, strizzando l'occhio ai fan della Disney con la presenza dei topini parlanti e ai sostenitori della woke culture con alcune scelte cosiddette innovative nella storia.
Il problema è che gli intenti, pur lodevoli, non riescono ad essere convincenti fino in fondo, e se Branagh aveva realizzato un ottimo prodotto, tra Visconti e il fantasy, qui il film si ammoscia presto, con troppa carne al fuoco.
La colonna sonora, punto forte del film, presenta brani originali ad hit pop di ieri e di oggi, ma trascina anziché sostenere una trama stiracchiata, che rispecchia vari snodi della vicenda alla fine senza convinzione. 

Il tentativo di rileggere la storia da un punto di vista femminista non è nuovo, in fondo anche nel film del 2015 si era andati in tal senso, e le protagoniste di Sex and the city erano delle cenerentole comunque in linea con l'emancipazione femminile.
Qui però si tende a esagerare, Cenerentola, la carina e simpatica Camilla Cabello, vuole alla fine l'amore e la carriera, e non si può non darle torto, la matrigna e le sorellastre sono vittime del patriarcato e già nel film con Drew Barrymore la cosa veniva in parte fuori, la regina ha le sue rivendicazioni da infelice e alla fine chi diventa sovrana è Gwen, la sorella stile guerriera manga del principe, e come sempre il troppo stroppia e rende tutto troppo falsato.
Convince anche poco la scelta di fare della Fata madrina un ragazzo di colore, ricordando soprattutto l'ottima interpretazione in quel ruolo di Helena Bonham Carter con Branagh e il fatto che la Cenerentola di Drew Barrymore aveva come mentore Leonardo da Vinci. Anche qui si esagera, pensando di fare la cosa giusta, e diventando quindi solo un po' ridicoli.

In questa nuova Cenerentola in linea con il politicamente corretto, emergono come simpatia i topini parlanti, non certo una novità se si conosce e ama Walt Disney, e se la cavano discretamente i veterani Idina Menzel, già voce di Elsa in Frozen e doppiata in italiano da Serena Autieri come sempre, Pierce Brosnan e Minnie Driver. I protagonisti, Cenerentola, il principe e la mascolina Gwen, sono carini e decorativi, ma rendono il film adatto ad un target molto giovane e con una cultura molto legata ai talent. 
La fiaba di Cenerentola è molto più eterna e universale, e ci sono altre storie per celebrarla e rileggerla: certo, ogni generazione ha le sue, ed è bene che sia così, ma tra decenni si continuerà a guardare questa edizione come si fa con quella Disney? 

Pubblicato in: 
GN49 Anno XIII 28 ottobre 2021
Scheda
Anno: 
2021