Birdman di Iñárritu. Fare i conti con la propria immagine a Hollywood

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Birdman

È contraddistinto da un'impostazione metacinematografica l'ultimo film di Alejandro Gonzalez Iñárritu, uscito nelle sale italiane giovedì 5 febbraio e presentato in apertura della scorsa 71° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.
Una produzione che si configura come una grande riflessione sul mondo del cinema e, in particolare, su cosa significhi Hollywood per chi fa parte del suo sistema tanto ricco, sfavillante e pieno di attrattive, quanto controverso coacervo di contraddizioni e competizione.

La vicenda si apre sulla scia di una citazione tratta da un racconto di Raymond Carver dal titolo “Di cosa parliamo quando parliamo d'amore” (What We Are Talking About When We Talk About Love) - pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1981 e poi inserito nella raccolta omonima - relativa al bisogno che ha ciascun individuo di sentirsi amato: una condizione interiore che tutti i personaggi del film condividono.
Il protagonista di questa storia così densa di tematiche e di attualità è Riggan Thomas (Micheal Keaton), un attore hollywoodiano che, raggiunta la celebrità negli anni novanta per aver interpretato il supereroe “Birdman” in una serie di film, ha rifiutato di girare il quarto episodio e sta attraversando una fase discendente. Per risollevare la propria carriera, quindi, si è allontanato da quel regno di luminose possibilità e di fragili illusioni, per ricostruirla a Broadway, dove sta allestendo l'opera di Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d'amore”, come regista e attore.
Proprio all'interno di questo teatro, sul palcoscenico e in particolare nel labirintico backstage, si svolge quasi totalmente la vicenda, tra prove tecniche e di scena, ma soprattutto continue “prove” di convivenza tra i diversi componenti della troupe di attori, assillati da problemi personali oltre che professionali: un sistema tanto multiforme e dinamico quanto fragile, il cui equilibrio è sottoposto anche agli inevitabili problemi economici fronteggiati dal produttore.

Il film si apre, quindi, in media res, nel mezzo degli animosi dissidi tra attori durante le prove quotidiane, nelle quali Riggan cede alla parte più prepotente del proprio temperamento, fino ad invalidare uno dei possibili interpreti del cast perché non adatto alla parte e lesivo per la sinergia del gruppo. In seguito, l'energia recitativa del nuovo interprete che entra a far parte della troupe, Mike (Edward Norton), diventa l'elemento propulsore dell'allestimento, sottoposto ad intermittenze per il suo carattere egocentrico.
La novità, come talvolta accade, agisce come una fiamma che accende una miccia già pronta ad esplodere. Gli altri attori del gruppo dovranno fare i conti con se stessi e con gli altri, ma soprattutto con l'immagine che il mondo esterno ha fabbricato su di loro e che talvolta appare dissimile o, al contrario, fin troppo speculare. Tra gli interpreti principali, infatti, compaiono la talentuosa Lesley (Naomi Watts), professionalmente preoccupata per il proprio debutto sulle scene e sentimentalmente irritata dalla instabile relazione che la lega a Mike; Laura (Andrea Riseborough), vivace e sorridente attrice, amareggiata dalle numerose mancanze di Riggan, con cui ha una relazione, nei suoi confronti.

È, in ogni caso, dal punto di vista di quest'ultimo che viene raccontata la vicenda. Lui, in modo particolare, è continuamente assillato dall'immagine di supereroe alato che il cinema gli ha cucito addosso, oltre che dagli irrisolti problemi familiari. Riggan, infatti, è da anni separato dalla moglie in seguito ad uno dei propri scatti d'ira e deve recuperare il rapporto con la figlia Sam (Emma Stone), che a sua volta ha una storia difficile e complicata. Nel contesto di queste dinamiche personali e professionali così delicate, Riggan deve soprattutto fare i conti con se stesso e con la propria ambizione attoriale unita al senso di rivalsa che si fa sempre più pressante: la voce che gli parla con forza, spronandolo a tornare a Hollywood e vestire di nuovo i panni del supereroe che gli aveva dato la celebrità è quella di Birdman, il personaggio da cui avrebbe voluto slegarsi.
Nell'interiorità dell'attore la dura realtà quotidiana e l'immaginazione filmica si scontrano e si incontrano, mescolandosi e talvolta influenzandosi, generando la perdita di coscienza di sé, in favore di una visione fantastica ma alterata del mondo circostante.
Dall'altra parte il lucido riferimento al ruolo della stampa soprattutto di alto livello, rappresentata dalla nota giornalista Tabitha (Lindsay Duncan), le cui parole possono “fare il bello e il cattivo tempo”, determinando la riuscita o meno di uno spettacolo: l'attore le rimprovera l'eccessiva creazione di “etichette” per categorizzare e, spesso, delegittimare le produzioni mentre la donna, dal proprio punto di vista, sottolinea la necessità di calibrare il riconoscimento del valore artistico degli spettacoli.

Ecco che, a mio avviso, l'esergo in apertura del film è significativo perché emblematico del bisogno di sentirsi amati e apprezzati, soprattutto nella società odierna, in cui l'eccessiva proliferazione di identità virtuali sul web mette a rischio sempre più quella che è l'identità più profonda degli individui, che appare disorientata. Iñárritu, insieme all'ottima recitazione del gruppo di attori, costruisce con sapienza tecnica un film che è lo specchio della realtà attuale e del cinema che di essa è prodotto – inserendosi in quel filone di film su Hollywood di cui sono massimi esempi Sunset Boulevard, A star is born e Mulholland Dr. -  e, soprattutto, torna sul tema senza tempo del rapporto tra vita reale e palcoscenico, tra immagine creata o recitata e identità, lanciando un barlume di speranza.

Pubblicato in: 
GN14 Anno VII 19 febbraio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Birdman (Birdman – or The Unexpected Virtue of Ignorance)

REGIA: Alejandro González Iñárritu
SCENEGGIATURA: Alejandro González Iñárritu, Armando Bo, Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris
ATTORI: Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, Zach Galifianakis, Amy Ryan, Merritt Wever, Joel Garland, Clark Middleton, Bill Camp, Dusan Dukic, Andrea Riseborough, Lindsay Duncan

Uscita al cinema 5 febbraio 2015

FOTOGRAFIA: Emmanuel Lubezki
MONTAGGIO: Douglas Crise
MUSICHE: Antonio Sanchez
PRODUZIONE: New Regency Pictures, Worldview Entertainment
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: USA 2014
GENERE: Commedia
DURATA: 119 Min.
FORMATO: Colore

NOTE: Ispirato al racconto di Raymond CarverDi cosa parliamo quando parliamo d'amore” (What We Talking About When We Talk About Love). Presentato in apertura della 71° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia (2014).