Blood. Crimini e sensi di colpa, spiaggiati sulle coste inglesi

Articolo di: 
Stefano Coccia
Blood

Il talento del cineasta britannico Nick Murphy nel rielaborare i generi, facendo leva sulla contorta psicologia dei personaggi e sul fascino sinistro dei luoghi, è fuori discussione. Ma è anche vero che tali doti fino ad ora hanno brillato soprattutto in 1921 - Il mistero di Rookford.

Una “ghost story”, questa, alquanto classica nelle sue componenti emotive e nell’essere ambientata a ridosso della Prima Guerra Mondiale, ma ben diretta sotto tutti i punti di vista; con qualche eco, specie riguardo la datazione, del capolavoro di Amenábar, The Others, che insieme al successivo Fragile di Balagueró, ci aveva messo una certa curiosità rispetto alla bravura di certi iberici, nel prendere confidenza con soluzioni narrative e ambientazioni tipicamente anglosassoni. Nel più recente Blood, invece, le qualità espressive di un regista come Murphy hanno trovato una conferma soltanto parziale, monca ad esempio sul fronte della tenuta narrativa, tant’è che arrivati all’epilogo abbiamo visto concretizzarsi una mezza delusione.

I problemi maggiori di un prodotto come Blood, poliziesco cupo e attento alle suggestioni più torbide della mente umana, risiedono probabilmente nella difficoltà a condensare efficacemente gli spunti più validi di Conviction, la mini-serie del 2006 cui aveva collaborato anche Bill Gallagher (poi sceneggiatore del film), nei tempi di un lungometraggio in cui il susseguirsi degli eventi e le dinamiche interiori dei personaggi coinvolti vi appaiono fin troppo compressi. L’elemento di partenza del plot è il ritrovamento del cadavere martoriato di una ragazza, nella cittadina costiera inglese dove un fatto simile scatena immediatamente la peggior baraonda, dirottando da subito i sospetti su uno spostato della zona con precedenti penali. Ma l’ottica del racconto si sposta ben presto sui differenti caratteri e sulle reazioni spesso fuori controllo dei poliziotti incaricati del caso, con sullo sfondo complesse dinamiche famigliari, sensi di colpa relativi al passato, psicologie instabili per cui il passaggio dalla difesa dell’ordine pubblico al delitto avverrà, complice l’alcol che sembra scorrere a fiumi nei rituali incontri al pub, con modalità brusche e inaspettate.

Sebbene nei momenti allucinatori e nei flasback, attraverso i quali emergono gli scheletri nell’armadio dei protagonisti, la regia appaia un po’ troppo scolastica e ripetitiva, almeno rispetto agli standard cui ci aveva abituato il regista, vi è comunque una nota perturbante nella scelta delle location e più in generale nel modo di rappresentare gli spazi; un qualcosa che consente al film, in determinati momenti, di riprendere quota. Avviene così per il ritrovamento nei cadaveri nella cornice smorta del parco cittadino, così come nelle cruciali visite all’isolotto spoglio che le maree rendono a tratti accessibile. Significative, a riguardo, le parole del regista: “Volevo spostare la scena del reato fuori dalla foresta, come previsto dal copione, e girarla su un’isola, raggiungibile solo quando la marea si ritira”. Precisando, a seguire: “E quando i produttori mi hanno chiesto se conoscevo un’isola di quel genere, dissi di sì, sono cresciuto vedendola. E’ casa mia. La maggior parte del film è stata girata a 2 chilometri dal luogo in cui ho trascorso la mia infanzia”. Trattasi, per la cronaca, dell’Isola di Hilbre, sulla punta occidentale della penisola di Wirral, tra i fiumi Dee e Mersey.

Ecco, dalla particolare confidenza del regista coi luoghi delle riprese, deriva in buona parte quel senso di intimità che le relazioni tra i personaggi, talvolta solo abbozzate, riescono comunque a comunicare. Così come le maree entrate prepotentemente nella logica del racconto, anche l’interesse dello spettatore per quanto viene narrato in Blood può salire o decrescere, a seconda delle diverse fasi, trovando in ogni caso un solido appiglio nei lineamenti duri di attori come Paul Bettany, Mark Strong, Ben Crompton e Brian Cox. Senza dubbio le facce giuste, mortificate nell’eloquio da un doppiaggio italiano a dir poco imbarazzante. E siccome la componente gialla dell’intreccio viene talvolta sacrificata, a livello di credibilità, in favore di quella più prettamente esistenziale, è proprio nei sofferti rapporti interpersonali di quella famiglia legata da generazioni alla polizia locale che risiedono gli spunti migliori dello script, per il resto tutt’altro che inattaccabile.

Pubblicato in: 
GN33 Anno V 25 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

BLOOD
GENERE: Thriller
REGIA: Nick Murphy
SCENEGGIATURA: Bill Gallagher
ATTORI: Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox, Stephen Graham, Zoe Tapper, Ben Crompton, Adrian Edmondson, Natasha Little, Nick Murphy, Stuart McQuarrie 

Uscita al cinema 27 giugno 2013

FOTOGRAFIA: George Richmond
MONTAGGIO: Victoria Boydell
MUSICHE: Daniel Pemberton
PRODUZIONE: BBC Films, IM Global, Neal Street Productions, Quickfire Films, Red Production Company
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
PAESE: Gran Bretagna 2013
FORMATO: Colore