Chiostro del Bramante. Basquiat dall’underground all’overground

Articolo di: 
Giulio de Martino
Trittico in morte di Andy Warhol

Il Novecento pittorico è stato polverizzato daglistreet artisti” che, abbandonando ogni riferimento dialettico alla storia e alle istituzioni della pittura, sono approdati all’antagonismo puro della neopittura di strada.  Con il suo mix di rifiuto della storia della pittura e di ritorno all’arte con mezzi e tecniche eterodossi, la “street art”  è andata oltre il messaggio nichilistico della pop-art. Ha rifiutato anche i paludamenti intellettualistici delle neoavanguardie degli anni ’70. Lo street artista – sia un writer, un graffitista, un pittore di murales – si rivolge brutalmente al pubblico di massa, non alla élite dei frequentatori dei musei del contemporaneo e delle gallerie di tendenza.

Un segmento importante di una vicenda ancora in evoluzione - ce lo dimostrano i murales spalmati sui muri di tutte le metropoli del mondo - è approdato al Chiostro del Bramante a Roma. Si tratta dell’ampia mostra dedicata al graffitista americano Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – 12 agosto 1988), figura-simbolo della cultura artistica newyorkese degli anni ’80, visitabile fino al 2 luglio 2017. 

Con il titolo di: “JEAN-MICHEL BASQUIAT. New York City” si vedono 100 lavori: olii, acrilici, disegni, alcuni dipinti con Andy Warhol, serigrafie e ceramiche. Sono opere realizzate tra il 1981 e il 1987, provenienti dalla Mugrabi Collection. Costituiscono un ampio documento della parabola artistica e esistenziale di Basquiat. La mostra è stata curata da Gianni Mercurio in collaborazione con Mirella Panepinto ed è stata ottimamente installata e illustrata.

Jaen-Michel Basquiat era di famiglia caraibica, socialmente instabile e ribelle, in difficoltà con i percorsi ordinari dell’istruzione e della socializzazione. Avrebbe trovato nell’arte una via di crescita psicologica e di integrazione nella New York degli anni ’80.  La sua biografia - che è intrisa di eventi personali più o meno drammatici - non ha nulla dell’apprendistato intellettuale. Basquiat ha proiettato la sua situazione di vita direttamente dentro il cosmo pittorico, inventando dal nulla un linguaggio cromatico e grafico in continuo decentramento.

I biografi hanno cercato di accreditare l’immagine di un Basquiat «talento nativo» scrivendo del suo interesse per il disegno fin dai quattro anni d’età, del fatto che si sarebbe ispirato ai cartoni animati televisivi, che andava ogni tanto ai musei di New York: il Brooklyn Museum, il Metropolitan Museum, il Museum of Modern Art. Si è insistito sul grave investimento che patì a otto anni: una vettura lo travolse provocandogli gravi lesioni che lo costrinsero un mese in ospedale. Fu lì che elaborò una fascinazione vagamente paranoide per il corpo umano e i suoi organi che sarebbe tornata ossessivamente nella sua pittura. I genitori divorziano e lui fugge di casa a 15 anni.

Con un compagno di avventure comincia a fare uso di psichedelici e di eroina e a dipingere per le strade di New York firmandosi SAMO, acronimo di "Same Old Shit". Si appassiona alla musica punk. In una metropoli che è divenuta per lui come una seconda natura, Basquiat elabora una istintività vorace e trasgressiva.  Le sue opere attingono alle fonti più disparate: dalle origini afro-americane al wodoo, dallo slang suburbano alle figurazioni tribali e infantili: scritte, disegni, vortici di colore, icone materiche. 

A tutto ciò Basquiat infonde un ritmo drammatico e lugubre che dà cifra e vigore alla irregolarità dei suoi percorsi. Delle opere di Basquiat si può tentare l’analisi idiografica e iconologica alla ricerca di simboli ripetuti, di figurazioni costanti, di strategie compositive. Emerge su tutto la realtà profonda di New York: città dal passato breve, metropoli dalle ombre corte in cui un potente sistema di comunicazione e di mercato fa spuntare continuamente mode e tendenze che durano lo spazio di un mattino e si dissolvono lasciando una scia enigmatica.

Dopo alcune mostre di gruppo, Basquiat fece ingresso nel 1983 nella "Factory" di Warhol.  Come altri artisti venuti dalla strada e baciati dalla fama, trasformò i suoi sfoghi pittorici in oggetti da vendere. Ritoccava foto e cartoline finché non incontrò Andy Warhol il genio della pop art. Fu lui che lo introdusse nel mondo della creatività e nel sistema delle immagini postmoderne. Con lui avrebbe conosciuto il graffitista Keith Haring, i musicisti “no waveJohn Lurie e Arto Lindsay e la popstar Madonna.

Gli si spalancarono le porte della nightlife, del business che trasformò il suo selvaggismo e la sua artisticità frenetica in uno stile e in metodo di lavoro buoni per il mercato dell’arte. Da street artista underground – dipingeva nella metro e sulle saracinesche dei negozi - Basquiat divenne il graffitista dell’overground delle gallerie e dei musei e inanellò mostre negli USA e in Europa. Mentre era in ascesa, la morte inaspettata di Warhol nel 1987 lo trascinò verso un consumo seconsumo sempre più intenso di eroina che lo portò a morire di overdose nel 1988.

Pubblicato in: 
GN24 Anno IX 13 aprile 2017
Scheda
Titolo completo: 

Chiostro del Bramante, Via Arco della Pace 5, Roma
Jean-Michel Basquiat. New York City (Opere dalla Collezione Mugrabi)

Dal 24  marzo  2017 al 02  luglio  2017

A cura di: Gianni Mercurio in collaborazione con Mirella Panepinto
ORARI: Da lunedì a venerdì 10.00 – 20.00 / Sabato e Domenica 10.00 – 21.00
Progetto di allestimento:  KEY Comunicazione | Tagi 2000
Catalogo:  Skira