Deutsche Oper Berlin. Rienzi nel Nido delle Aquile

Articolo di: 
Livia Bidoli
Rienzi

Alla Deutsche Oper di Berlino lo scorso 18 aprile - la prossima replica si avrà il 10 maggio - una delle prime opere del giovane Richard Wagner (nato a Lipsia nel 1813), e l'unica dedicata a RomaCola di Rienzo, abbreviato in Rienzi, Der Letzte der Tribunen (L'ultimo dei Tribuni), diventa il titolo per Wagner di un'opera terminata nel 1840. Questo grand opéra in cinque atti è tratto dal romanzo di Edward Bulwer Lytton. L'allestimento di questa nuova edizione è a cura di Philipp Stölzl mentre il podio è di Evan Rogister. La voce di Rienzi è interpretata dal celebre tenore teutonico Torstern Kerl; Irene è la soprano scandinava Elisabeth Teige; il raffinato basso americano Andrew Harris interpreta Stefano Colonna mentre veste i panni e la portata canora di Adriano il mezzosoprano tedesco Annika Schlicht.

Un Adolf Hitler oversize, molto ben panciuto e rotolante – ed il gusto per la farsa è subito evidente e notevole in questo allestimento di Philipp Stölzl che abbiamo apprezzato moltissimo – si trova nel suo studio di Berchtesgaden, il famoso Nido delle Aquile dove si incontrava con gli altri gerarchi nazisti - Göring, Hess, Bormann, Speer e Göbbels -, a metà strada tra quartier generale e rifugio per le vacanze. In bianco e nero viene mostrato anche ben evidente il riferimento ironico al Chaplin di Il grande dittatore (1940) con il globo che si ingigantisce e lui che rotola bellamente e fa capriole  acrobatiche mentre sfilano riprese dalle celebri sfilate di Norimberga con la grande R in maiuscolo e stilizzata dentro un rombo di chiara ispirazione nazista.

La storia di Cola di Rienzo si adatta perfettamente a questa lettura che pone proprio il 1940 come anno centrale, - quindi ad un secolo dalla scrittura originale wagneriana -, che garantì a Hitler la neutralità di paesi come la Svezia, che gli permette inoltre di invadere la Francia e di occupare (senza quasi nessuna resistenza) il Lussemburgo, il Belgio ed i Paesi Bassi. Cola di Rienzo all'inizio era l'idealista Tribuno del Popolo, abbreviato in Rienzi, che difendeva i loro diritti contro gli espropri e la violenza della casta nobiliare: un Tribuno sancito dal Popolo Romano come figura liberatrice e repubblicana dell'epoca, in lotta contro gli odiati nobili, sfruttatori del popolo e di Roma. Chiaramente questa figura ha un nesso particolare con Wagner e la sua biografia: grande amico dell'anarchico Bakunin, scrisse Rienzi tra 1837 e 1840, otto anni prima dei Moti rivoluzionari di Dresda ai quali partecipò, scampando all'arresto “solo” perché era un compositore – ergo ritenuto inoffensivo dai guardiani della pace pubblica. In questa prospettiva si comprende anche meglio l'opera che, a partire dalla meravigliosa Ouverture, avvolge con una musica romantica e colma di pathos che, nella versione  completa dura quasi cinque ore, ma che in questa come nella maggioranza degli allestimenti dura sulle 3 ore, di cui è stato tagliato in parte il balletto purtroppo, una delle caratteristiche del Grand Opéra.

Nell'allestimento di  Stölzl, con le scene sue e di Ulrike Siegrist, viene anche proiettato un film, Das Neue Rom, che si riferisce a Costantinopoli, Capitale dell'Impero Romano D'Oriente caduta solo nel 1453, ovvero un secolo dopo la morte di Rienzi - avvenuta l'8 ottobre del 1354 per opera di un popolano e poi ripetutamente pugnalato da altri quando era già cadavere solo per insulto – e secoli dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente del 476, mentre il Sacro Romano Impero perdura fino al 1806, fino a Napoleone. E' chiaro il simbolismo storico anche attraverso questi reperti video a cura di fettFilm (Momme Hinrichs e Torge Møller) insieme a Lorenzo Nencini; l'assoluta cura dei costumi di Kathi Maurer and Ursula Kudrna, con i “bravi” di Rienzi riconoscibili come delinquenti e le maschere deformi di uomini e donne del popolo, lo stesso che, una volta ammoribidito il Capo, lo aggredirà. La caduta di Rienzi è infatti collegata alla sua ascesa: dopo aver sconfitto i nobili che avevano tentato di violentare sua sorella – tutti militari – come appunto Adriano, innamorato della sorella di Rienzi, Irene, di sensibilità ineguagliabile -, sarà compassionevole con il padre di Adriano, Stefano Colonna mentre il popolo, già con le uniformi naziste ed i balilla germanici, voleva esattamente il contrario, agognava il sangue, come si vede nelle scene riprese dopo nei video.  

La musica, che chiaramente grida alla battaglia:  "Aufruf zum Kampf" (Appello alla battaglia), è un tutt'uno con le marce trionfali, le chiamate squillanti dei corni, i cori che tanto ricordano quelli finali (e altrettanto tragici) del pellegrinaggio di Tannhäuser (1845); come anche le scene canore d'assieme nella tarda Die Meistersinger von Nürnberg (1862). Il finale sarà tragico, come ben sappiamo vedendo un Rienzi infantile che costruisce i suoi modellini nel bunker con la sorella – che somiglia tanto a Eva Braun e con cui ha un rapporto semi incestuoso – quando è già caduto proprio con la guerra, che gli ha fatto esperire gli stessi vizi impietosi dei potenti che combatteva.

La coerenza nell'allestimento di Stölzl la ritroviamo nella direzione della'Orchestra della Deutsche Oper di Evan Rogister, nonché nei Cori assolutamente trascinanti preparati da Jeremy Bines, l'inno "Santo Spirito Cavaliere" è di una potenza romantica struggente. Le voci sono tutte ben dirette ed anche congiuntamente disposte sul palcoscenico nell'azione: Torsten Kerl dà una grande prova nella tessitura continua della voce di Rienzi, quasi senza pause; l'Irene di Elisabeth Teige ha una voce morbida e romantica, il cui fraseggio si muove con facilità ed raggiunge l'apice nei duetti con Adriano che, attraverso il timbro ben scandito, il ritmo sempre in accordo con i toni, la variabilità nella modulazione della voce, ha incantato tutto il pubblico al massimo livello: Annika Schlicht è una rivelazione. Bravi Andrew Harris come Stefano Colonna e Derek Welton come Cardinale Orvieto, soprattutto, che interpreta la parte in modo esplicito e regala un sottotesto ben comprensibile.

Un grandissimo successo di pubblico per un allestimento ed una resa di sicuro effetto e di grande caratura.

Pubblicato in: 
GN21 Anno XI 15 - 22 aprile 2019
Scheda
Titolo completo: 

Deutsche Oper - Berlino
Rienzi, der letzte der Tribunen

Rienzi, l'ultimo dei Tribuni
Musica di Richard Wagner
Grande opera tragica in cinque atti
Libretto di Richard Wagner dal romanzo di Edward Bulwer Lytton
Prima rappresentazione Königliches Hoftheater di Dresda, il 20 ottobre 1842

18 aprile 2019

Prossima rappresentazione 10 maggio 2019

Direttore Evan Rogister
Regia e scene Philipp Stölzl
Maestro del Coro  Jeremy Bines
Assistente alla regia Mara Kurotschka
Scene Ulrike Siegrist
Costumi Kathi Maurer and Ursula Kudrna
Revival director – Lorenzo Nencini
Video – fettFilm (video)

Cast
Rienzi – Torsten Kerl
Irene – Elisabeth Teige
Stefano Colonna – Andrew Harris
Adriano – Annika Schlicht
Paolo Orsini – Dong-Hwan Lee
Cardinale Orvieto – Derek Welton
Baroncelli – Clemens Bieber
Cecco del Vecchio – Stephen Bronk
Rienzi controfigura – Gernot Frischling

Chor der Deutschen Oper Berlin
Orchester der Deutschen Oper Berlin
Opernballett der Deutschen Oper Berlin

In lingua originale tedesca con sovratitoli in tedesco ed inglese