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Disorder. Unknown pleasures. La (con)divisione del disincanto
Il senso dell’udito, della vista e della vita così come adolescenza che non si può ripetere, quando ancora tutto sembrava essere indefinito; frasi interrotte, dove spesso manca una parola, ma in realtà la ricostruisci o la ritrovi subito dopo il punto, così come procede il pensiero, che non è mai perfettamente lineare: è la scrittura presente in Disorder. Unknow pleasures di Gianfranco Franchi.
Un libro che non pretende di essere compreso fino in fondo e proprio per questo non tollera incomprensioni ("Presuntuoso, pretestuoso e immondo. Criticami, che mi diverto. Schiaffeggia questo stile e ne resterai infestato e poi… se non senti musica non potrai altrimenti capire").
Nemici la vecchiaia. La burocrazia. L’Inps. Nemici forse della creatività. Amici la musica e le parole: "Datemi musica e parole vive e nuove per alimentarmi, e qualcosa di pulito. Perché di sotterfugi, ipocrisia e paraculate sono stanco e non voglio assuefazione; preferisco bruciare che."
Così ai Joy Divison seguono David Bowie, The Verve, Kurt Cobain, Neil Young, Counting Crows, Boy Gorge, gli Zoa, Carboni, Jovanotti, Jeff Buckely, i Radiohead, Patsy Kensit ed anche il poeta Georg Trakl: un susseguirsi di cantanti, gruppi e personaggi diversissimi, uniti dall’anticamera del ricordo e del proprio vissuto.
Anche i personaggi reali del libro si confondono nella nebbia del ricordo: Viola era un capriccio dopo; Liliana è l’infinito, mentre la pelle di Simona sapeva di Roma. Floriana, quasi un’apparizione; Tiziana era una sbronza; Clelia, l’etrusca dea madre dei labirinti d’inconsistenza e di passione. Paolo giocava col suo futuro scivolando come un dado; Simone era scintilla di luce e poesia; Patrick il principio d’un cammino nuovo; Marco era l’essenza e Guido Orsini era l’ospite.
Guido Orsini si confonde e si sovrappone con l’autore stesso, in un processo di silenzio-assenzio che segue i passi frettolosi di un geco e il dolore di Er Morale (che è sempe alto), in un percorso di incomunicabilità e di errori, di inespresso ma veramente sentito.
Un percorso dove la luce delle persiane e il sogno hanno la stessa valenza del vissuto, in un’atmosfera disincantata, cinica ma anche sentimentale e spezzata: La realtà è il rifugio dei deboli e dei segaioli. La realtà, ovviamente, non esiste: sono loro a giurare che esista, e a scriverne.
Infatti, come sostiene l’autore: Tutte le parole che non aveva potuto dirle s’erano dimenticate d’essere esistite. Si stavano complessando, sbugiardandosi a vicenda.
Il tutto mentre i tentativi di inviare curricula fanno sembrare inutili gli anni trascorsi a studiare Lettere. Sensazione che sarà presto nella realtà smentita: Gianfranco Franchi, dopo essere stato edito da Il Foglio Letterario, esce ora con Castelvecchi e Arcana.