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Galileo a Roma. L'astronomia della memoria
E' stata prorogata al 20 giugno 2009 la mostra Galileo e la Minerva, Il processo e la memoria, inaugurata il 23 aprile scorso dalla Biblioteca della Camera dei deputati, nell'ambito delle manifestazioni per l'Anno internazionale dell'astronomia, a memoria dei 400 anni (1609) dall'utilizzazione astronomica del cannocchiale da parte di Galileo Galilei.
Al secondo piano dello storico palazzo con accesso da Via del Seminario, nel corridoio monumentale e nella sala Colombo, sono esposti materiali bibliografici, documentari e iconografici (tra cui l'edizione originale del Dialogo, del 1632) relativi sia alla presenza di Galileo nei luoghi della Minerva, ora occupati dalla Biblioteca, sia alle vicende del suo processo per eresia cattolica, avendo egli abbracciato la teoria eliocentrica copernicana.
Nell'ambito della vicenda umana e scientifica di Galileo, ci sono riferimenti al clima generale della Controriforma che, dal Concilio di Trento, ribadiva la teoria geocentrica di origine tolemaico-aristotelica, come recepita dalla Bibbia, e alla storia del Sant'Uffizio, la congregazione che coordinava le attività della Santa Inquisizione e che venne ospitata, proprio qui, nell'area a ridosso della basilica di Santa Maria sopra Minerva, ex sede dell'ordine dei Domenicani, i frati all'epoca guardiani della dottrina della fede (etimologicamente, "dominicanes", "domini canes", ovvero "cani del Signore").
L'iniziativa è parte di un unico percorso culturale comprendente altre due esposizioni, sul rapporto tra censura ecclesiastica e teoria eliocentrica e sull'osservazione del cielo (con una sezione su Galileo), già allestite rispettivamente dalla Biblioteca Casanatense e dalla Biblioteca del Senato, qui nella veste di coorganizzatrici con la Biblioteca della Camera.
Di tutti i documenti presenti, è emozionante leggere dal testo della dichiarazione resa in questi stessi luoghi il 22 giugno 1633, da un Galileo settantenne e ammalato, le parole "con cuore sincero e fede non finta, abiuro, maledico e detesto i suddetti errori ed eresie", con le quali dovette rinnegare le osservazioni e le convinzioni di una vita intera.
Non è sicuro invece che abbia pronunciato il motto per il quale è da sempre ricordato, quell' "Eppur si move", riferito al pianeta Terra. Sicuramente Galileo, che si definiva solo un lettore del meraviglioso "libro della natura" intorno a noi, è e, nonostante l'abiura pronunciata per porre fine al processo (e sfuggire alla condanna a morte), resterà nella memoria dell'umanità uno dei simboli della difesa del diritto della scienza alla ricerca della verità. A fronte di ogni dogmatismo e intransigenza del potere costituito, religioso e non.