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Gianfranco Franchi. Dal Disorder all’ordine musicale e calcistico di Monteverde
Guido Orsini, protagonista di Disorder, ritorna a raccontarsi in Monteverde, nuovo romanzo di Gianfranco Franchi edito da Castelvecchi nel 2009.E’ sempre stabile a Monteverde, quartiere romano, dopo viaggi di infanzia in una vecchia Panda rossa in compagnia di nonni esuli istriani.
Loro borbottavano: “Ricordite. Quelle erano le nostre terre, le nostre case, il nostro mare. E se le abbiamo perdute è colpa di quei porci dei democristiani. Del gobbo, e dei comunisti. Porci, e amici degli sc’avi”. Si ritrova adulto, ma la sua vita privata e i suoi lavoretti diventano musica da sfondo, mentre la musica da sfondo e soprattutto quella da collezione diventa la sua vita.
Superato lo zerbino di ingresso di casa sua e l’ombra dell’ombrellone della sua terrazza in cui, ai tempi dell’università, si tenevano le riunioni di un giornale universitario, il protagonista vive di musica e di calcio. Il calcio è la Roma e “racconta proprio tanto delle persone, della società, del tuo tempo”. La musica è quella da intenditore collezionista con album archiviati con ordine, doverosamente acclamati e difesi dai falsi intenditori, definiti “mezzasega” perché proclamano di avere tutti i dischi dei Verve quando magari hanno solo gli album coi singoli radiofonici”.
Storce il naso di fronte agli artisti di strada e nei mezzi pubblici, dimentico che la musica non è solo un complesso di note doverosamente eseguite per élite intenditrice, ma è anche sentimento e condivisione comune, ad ogni modo, imprescindibile espressione dell’essere umano.
Attratto dal lato “B” della musica, ovvero “la voglia di andare oltre, di sapere qualcosa di diverso e di difficilmente comprensibile – meglio ancora: di meno accessibile” attacca il telefono non appena partono le note di Wish You Were Here dei Pink Floyd perché trasformate in musica di attesa. Contro la commercializzazione della musica: “averla resa quotidiana l’ha istupidita, involgarita, imbarbarita, ridicolarizzata”.
Un personaggio che sembra vivere in piena solitudine, in compagnia solo dei suoi dischi, dei concerti e dello stadio, al massimo in compagnia di qualche ragazza. Meglio descritto un suo incontro al cimitero acattolico ai piedi della Piramide romana con un tizio che asserisce di aver suonato per i TNT e discutono di musica, davanti la tomba di Gramsci e altre lapidi di personaggi illustri. Ogni tanto incontra un cane, e diventa la copertina del libro.
Originale l’idea di inserire un capitolo su “I diritti del letterato”, quasi a voler tracciare un percorso di quello che sono state le sue porte chiuse e i suoi dissapori con i precedenti editori, e a voler ricercare case editrici maggiormente vicine agli autori e all’Arte, così come da lui intesa. Ha le fattezze di un’enorme recensione, più che di un libro: la recensione del proprio modo di concepire la musica e del legame con il calcio. Per chi vive di dischi e della Roma.