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KHA. Viale ed il sogno minimalista
L'etichetta discografica Kha ha appena pubblicato un CD tutto dedicato a perle pianistiche quanto minimaliste, intitolato appunto Minimal Works: il pianista è Alessandro Viale, che si dedica anche al barocco suonando il clavicembalo con Il Quadro Animato Ensemble e il fortepiano alla Guildhall School of Music & Drama al Trinity Laban Conservatoire di Londra. Insieme a lui, la violinista Rebecca Raimondi, che ha studiato tra l'altro con Salvatore Accardo; al secondo piano in duetto con Viale invece, Assunta Cavallari, fondatrice insieme ad altri musicisti della Piccola Accademia degli Specchi e del Medea Quartet.
Viale è un pianista multicromatico, e fa parte di vari ensemble, a cominciare dall'Ardorè Duo, l'Avant Piano trio, il Rest Ensemble e l'Imago Sonora Ensemble: questa è la sua sesta incisione: ha registrato con KHA Records, Sheva Contemporary e la Da Vinci Edition. In futuro ci sono almeno tre collaborazioni: con la Riccardo Malipiero Rediscovery, e con Suvini Zerboni e Brilliant Records.
Questa incisione è del tutto particolare e legata a un continuum: un percorso sentimentale sembra dispiegarsi e attizzare memorie e ricordi di un passaggio, oppure di una passeggiata nel parco, vicino a uno spettro lacustre calmo e definito.
Immaginiamo Truman, ovvero Jim Carrey, mentre dorme nel suo sogno: un frammento di vita reale che solo i sogni possono dargli nel reality show in cui è immerso nel film The Truman Show (regia di Peter Weir, 1998). Philip Glass, come Viali, lo dipinge con una sottigliezza che sembra direttamente provenire dalla celebre frase assiomatica di William Butler Yeats (da Aedh Wishes for The Cloths of Heaven, “Aedh desidera i panni del cielo” dalla raccolta del 1899 The Wind Among the Reeds, Il vento tra le canne): “Tread softly because you tread on my dreams” (“Cammina dolcemente perchè calpesti i miei sogni”, trad. mia), lo citiamo tutto per debito poetico:
Aedh wishes for the Cloths of Heaven
HAD I the heavens’ embroidered cloths,
Enwrought with golden and silver light,
The blue and the dim and the dark cloths
Of night and light and the half light,
I would spread the cloths under your feet:
But I, being poor, have only my dreams;
I have spread my dreams under your feet;
Tread softly because you tread on my dreams.
I panni del cielo
Se avessi i panni ricamati del cielo,
Impreziosito da una luce dorata e argentea,
Il blu e le stoffe scure e fioche
Della notte e della luce e della penombra;
Stenderei i panni sotto i tuoi piedi:
Ma io, essendo povero, ho solo i miei sogni;
Ho steso i miei sogni sotto i tuoi piedi;
Cammina piano perché tu calpesti i miei sogni.
(Trad.mia).
Il passaggio è indistinguibile tra questo brano di Glass, e quello di Alessandra Celletti ed ancora di Max Richter: quest'album è concepito come un sogno ininterrotto durante la fase REM, gli occhi non si fermano e guidano la nostra anima a scorrere sulla collana di perle, dall'una all'altra, di un Prospero shakespeariano; da The Golden Fly Four di Celletti a The Twins (Prague) per fermarci solo su un più concettuale David Lang e la sua “luce in movimento”, Light Moving, che aggiunge il violino al piano. La Snow Cloud, Over Lochan (“Nuvola di neve, sopra Lochan”, trad. mia) di Peter Maxwell Davies, è di per sé un'immagine evocativa: un'insenatura di un immaginario lago che racconta di una filastrocca nel pomeriggio di un'altra estate, come traduce in suoni Yann Tiersen in Comptine d'un autre été, L'après-Midi, dalla colonna sonora di Il favoloso mondo di Amélie. Le quattro mani del piano duet di Wim Mertens, 4 Mains, sono subito riconosciute come di soprassalto: un risveglio improvviso che si adagia poi sulla Tomorrow's Song di Ólafur Arnalds e poi sull'inedito folklore di John Cage con Six Melodies: n. 3.
György Sándor Ligeti è un'altra corsa in una sorta di perpetuum mobile che proviene dalla sua Musica Ricercata n. 7, un Cantabile, molto legato che dà poi voce al Familiar di Nils Frahm: siamo di nuovo a passeggiare in riva a qualche specchio d'acqua fermo come nell'Avril 14th di Richard David James, quasi a sortire una fuga ipnagogica nel preludio n. 15 di Lera Auerbach: il movimento è nomen omen, un Adagio Sognando.
Il Piece n.5 di Georgs Pelēcis indaga sui dettagli di un fluire di emozioni appena sussurrate ad un orecchio, dimenticate nelle Forgotten Strains di Matteo Sommacal (altra buona promessa della composizione), romano trasferito a Newcastle e “notturno” musico nonché matematico all'Università di Northumbria.
Per finire, una delle summe poetiche spirituali del nostro tempo: Spiegel im Spiegel, che sembra preso pari pari dalla lettura di Das Bild di Rainer Maria Rilke, “conosci l'immagine” (“Wisse das Bild”) dai Sonetti ad Orfeo (1922), un quadro che l'estone Arvo Pärt ha dipinto in infinitesimi cubi rilucenti di luce, in questa versione con il violino di Rebecca Raimondi e il piano tassellato di Alessandro Viale.