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Alessandro Stella. Intervista per Midwinter Spring
Per la stessa casa discografica con cui Alessandra Celletti ha pubblicato cd di Glass, Gurdjeff-De Hartmann e molti altri, il corrispettivo romano della ECM, il pianista Alessandro Stella ha inciso per Kha Records questo CD dopo quello dedicato al giovane compositore Matteo Sommacal. Traendo il titolo dai versi di Little Gidding dai Four Quartets (1942) di Thomas Stearns Eliot, nasce Midwinter Spring, una folata di candida neve estiva tra i suoni ondulanti e carezzevoli di Kancheli, Pärt e Vasks, noi, volendo approfondire la genesi di questa composita serie di miniature, lo abbiamo intervistato.
Lei, Alessandro Stella, è Maestro vicino al cuore musicale di Giacinto Scelsi, come di Giya Kancheli come di Arvo Pärt e Pēteris Vasks: da dove è partito per formare il connubio tra questi autori e qual'è il fil rouge che l'ha guidata?
Giya Kancheli, Arvo Pärt e Pēteris Vasks appartengono alla stessa generazione e sono originari della stessa area geografica (rispettivamente georgiano, estone e lettone).. Naturalmente ciascuno di loro ha una storia e uno stile personalissimo ed estremamente riconoscibile. Ciò che li accomuna, però, è una profonda spiritualità e una straordinaria capacità di plasmare il tempo e modificarne la percezione. Nella loro musica, inoltre, il silenzio ha un ruolo centrale; ogni pausa, ogni attesa, ogni risonanza, ha un’importanza cruciale e in definitiva ne costituisce l’essenza. Questo è ciò che mi ha ispirato ad accostare le loro musiche.
In questo senso, il riferimento a Giacinto Scelsi è molto pertinente; emblematica in particolare la centralità che il “suono” ha avuto in tutta la sua produzione (basti pensare a un capolavoro come i “Quattro pezzi su una nota sola”).
Lei ha incontrato Giya Kancheli, il compositore georgiano che il russo Rodion Shchedrin definisce un “asceta vulcanico”, qual'è stata la sua esperienza con Kancheli?
Lo scorso febbraio ho avuto la possibilità di incontrare e conoscere il Maestro in occasione di un concerto che l’Ambasciata Italiana in Georgia ha organizzato a Tbilisi in suo onore. In quella occasione ho avuto il grande privilegio di suonare in prima esecuzione in Georgia e alla sua presenza le sue Miniature per pianoforte, oltre ad alcune Canzoni, in prima esecuzione mondiale, con il mezzo-soprano Nino Surguladze.
Durante il mio soggiorno in Georgia ho avuto anche modo di passare del tempo con il Maestro e di conversare con lui. È stata una delle esperienze più intense della mia vita.
Fra l’altro il Maestro Kancheli ha voluto dedicare al mio lavoro parole che mi hanno profondamente commosso e per questo, oltre che per la sua musica, lo ringrazio.
Da dove nasce la musica di Kancheli secondo lei e come cerca di interpretarla per renderla perfettamente autentica?
Le Miniature di Kancheli sono tratte dalle musiche per il cinema e il teatro che Kancheli ha scritto nell’arco di alcuni decenni. Molte di esse sono delle vere e proprie canzoni, come la celeberrima e toccante Herio Bichebo che apre l’album. La destinazione scenica o cinematografica di queste musiche è percepibile, ma la natura profonda di questi brani non è dissimile da quella delle altre opere di Kancheli. Alcuni temi o frammenti ricorrono in molte sue composizioni al punto che il compositore stesso scrive di non riuscire sempre a ricordare dove un particolare tema sia comparso per la prima volta.
La malinconia è sicuramente il sentimento dominante, ma in questa musica c’è anche molto altro: da un senso di profonda desolazione alla nostalgia di qualcosa che non è più, dall’impalpabilità di un sogno ad una speranza.
È la musica stessa che ci suggerisce queste possibilità. Sta all’interprete coglierle e assecondarle, in definitiva semplicemente lasciando che la musica gli parli.
Il titolo del CD proviene dai primi tre versi di Little Gidding che è il quarto e ultimo dei Four Quartets, raccolta di poesie scritta da Eliot dopo la conversione all'anglicanesimo avvenuta nel 1927 e considerata dal poeta il suo capolavoro: i Four Quartets inoltre gli fecero guadagnare il Nobel per la letteratura nel 1948. Citiamo il brano come nel cd:
Midwinter spring is its own season
Sempiternal though sodden towards sundown,
Suspended in time, between pole and tropic.
La primavera di mezzo inverno
è una stagione a sé, sempiterna
sebbene pregna d'acqua verso il tramonto
sospesa nel tempo, tra polo e tropico.
(Trad. mia).
Little Gidding è il nome di un paesello sede di una comunità religiosa visitato da Eliot nel 1936, ed ha come tema centrale il fuoco della Pentecoste e la purificazione, che si connettono spiritualmente con il sentiero mistico dei tre compositori scelti: può approfondire?
Scegliere un titolo per un album non è cosa banale. Non si tratta solamente di individuare un titolo accattivante, ma di cogliere l’essenza, la natura profonda dell’intero progetto. Durante la lavorazione dell’album abbiamo valutato varie ipotesi, finché non è affiorato alla nostra mente il primo verso dell’ultimo dei Four Quartets di T. S. Eliot: “Midwinter Spring is its own season”. È stato come un’illuminazione, due parole descrivevano in modo perfetto il mood dell’intero disco, come solamente la poesia può fare. L'espressione “Midwinter Spring” evoca, infatti, la speranza in una nuova vita, simboleggiata dalla primavera, nel mezzo della desolazione dell’inverno.
Così come, nell’immagine di copertina, i rami che fuoriescono dalla neve suggeriscono la speranza in una rinascita.
Come ha operato la scelta dei brani di Kancheli, Pärt e Vasks che sembrano formulare un unicum senza soluzione di continuità ed in virtuale sincronismo?
Le musiche di questi tre autori sono da tempo al centro dei miei pensieri. Ho suonato a lungo queste musiche quotidianamente, finché non mi è stato chiaro che avrei voluto registrarle; da quel momento è cominciato un lavoro diverso, durato alcuni mesi, assimilabile a quello dello scultore, che arriva alla forma definitiva togliendo progressivamente materia, fino a lasciare solo l’essenziale. Ho accuratamente scelto i brani e li ho disposti in modo da invitare l’ascoltatore ad intraprendere un viaggio, fuori dal tempo come siamo abituati a percepirlo nella nostra quotidianità. Tutto, dalla drammaturgia nella successione delle tracce alla copertina, dalle pause al titolo, è pensato con questa intenzione.
Mi auguro che questo album sia, per chi vorrà ascoltarlo, un’intensa esperienza emotiva, che si abbia voglia di ripetere.