Monte Verità. Otto Gross, la ribellione dell'autentico

Articolo di: 
Livia Bidoli
Monte Verità

Presentato al 74° Festival di Locarno e al TFI Torino Film Industry in occasione del 40° TFF, Monte Verità di Stefan Jäger arriva al cinema dal 29 Giugno con Draka Distribution. Alle pendici del Monte Monescia, sopra Ascona, si stabilisce una comunità di artisti nel primo Novecento, tra questi anche lo scrittore Hermann Hesse che, nel 1904, due anni prima del tempo storico del film, aveva pubblicato il suo primo romanzo, Peter Camenzind, che non a caso è un Bildungsroman, un romanzo di formazione.

Anno 1906: una strana comunità di artisti, medici della psiche, scrittori, anarchici, accoglie una giovane donna, Hanna Leitner, proveniente dalla borghesissima Vienna di inizio secolo: città dove vivevano Freud e Jung ma anche dove l'emancipazione della donna era di là da venire, ed i cosiddetti "doveri coniugali", ovvero la vita intima destinata alla procreazione era stabilita per legge e acquisita, nonché esplicata, in modo autoritario dai mariti. Hanna a 29 anni ha già due figlie ed un marito fotografo: ambiente agiato e colto con istitutore in casa che impartisce lezioni e lei che si sottomette ai predetti "doveri". Finchè, un giorno, avverrà qualcosa in lei, uno scintillio di luce che la muoverà ad un "passaggio" verso un luogo, quello di cui le aveva parlato il medico Otto Gross, Monte Verità, un sanatorio ante litteram dove in un atmosfera liberty per le forme dell'albergo principale vicino capanne semplicissime, si nasconde tra le fronde uno spirito che incarna quella ricerca interiore che il romanzo Siddharta di Hermann Hesse ha dispiegato in una data storicamente rilevante, il 1922. Data in cui un altro capolavoro fu pubblicato in Inghilterra, The Waste Land di Thomas Stearns Eliot: un intertesto letterario formulato attraverso tante voci, come quelle che si odono sul Monte Verità, sul Lago Maggiore, nel Caton Ticino, vicino ad Ascona: dalle danzatrici Isadora Duncan e Mary Wigman allo stesso Hesse, fino all'anarchico Erich Mühsam che definì Ascona "la repubblica dei senza patria", intesi come coloro che hanno una patria universale, il Mondo.

Su Otto Gross (Gniebing, 17 marzo 1877 – Berlino, 13 febbraio 1919) si dovrebbe aprire un capitolo a parte: capofila dell'antipsichiatra che vedrà poi in R.D.Laing il maggior esponente; psicoanalizzato da Carl Gustav Jung in una seduta di 24 ore; licenziato da Sigmund Freud per i suoi metodi a dir poco "autarchici": Gross era a favore del suicidio, dell'eutanasia, ed anarchico fin nelle sue sedute psicoanalitiche tenute con ampia libertà di relazione con le pazienti,. Interpretato dal bellissimo e molto somigliante Max Hubacher, è una figura attraente e trainante della filosofia di Monte Verità, che prelude chiaramente sia al movimento hippy degli anni '60 sia alla New Age per aspetti differenti.Gross, in una parola, è andato aldilà di Freud e dello stesso Jung, ed ha unito l'aspetto dell'individuo a quello della società: una specie di "socialismo umanistico" alla Wilde che supera sé stesso e va "oltre", acquisendo il senso autentico dell'"Oltreuomo" nietzschiano, citiamo da "Come superare la crisi culturale" (Zur uberwindung der kulturellen Krise, articolo apparso sulla rivista Die Aktion del 2 aprile 1913) a proposito dei conflitti interiori mostrati nel film:

"L’autentica natura di questi conflitti si riconduce sempre, in ultima istanza, ad un principio generale: il conflitto tra ciò che è proprio dell’individuo e ciò che gli è estraneo, tra la componente individuale innata e quella suggerita, frutto dell’educazione e delle imposizioni esterne. Questo conflitto dell’individualità con l’autorità esterna che penetra nella sua interiorità segna tragicamente l’infanzia più di ogni altro periodo della vita. La segna tanto più tragicamente se la personalità è ricca e fortemente originale nelle proprie disposizioni.(...) Queste personalità, in qualsiasi maniera esse si manifestino — agendo contro la legge e la morale, o elevandosi positivamente al di sopra della media, o magari sprofondando nella malattia —, sono reputate con orrore, rispetto o pietà, come inquietanti eccezioni che si è sempre cercato di eliminare. E si comprenderà anche che è tempo di considerarle come esseri equilibrati, che lottano e generano il progresso, di apprendere la lezione e seguirne 1’esempio.

Il conflitto interiore di Hanna, la sua relazione con Gross, con Ida, Lotte e gli altri "libertari" naturisti come Hesse riuniti a Monte Verità, è prodotto dallo schema strategico e diacronico seguito dall'ordine patriarcale impostole prima dal padre e poi, violentemente, dal marito, e non possiamo che essere d'accordo con Gross quando asserisce, in uno dei suoi scritti:

Noi crediamo che la prima e autentica rivoluzione sarà quella che riunirà in una cosa sola la donna, la libertà e lo spirito.

In questo viaggio dentro di noi ci acocmpagna la scleta musicale di avere un compositore come Volker Bertelmann a tessere il commento sonoro, che apprezziamo per dare sussistenza alla nostra immaginazione sensoriale, nonchè coreuticamente impressa negli occhi attraverso le danze intorno al fuoco e quelle intorno al piano, l'una divinatoria di essenze antiche, l'altra piu' borghese sebbene emancipata dalle movenze erotiche della Duncan.

In questo giardino dove Parsifal come le valchirie, Samhain come il calendario celtico ed equinoziale sono celebrati, accorsero personalità le piu' varie: da Raphael Friedeberg, il Principe Peter Kropotkin, all'anarchico Erich Mühsam; ed ancora  August Bebel, Karl Kautsky, Otto Braun, forse anche Lenin e Trotsky, la contessa Franziska zu Reventlow, Else Lasker-Schüler, D.H. Lawrence, Rudolf von Laban, Mary Wigman, Isadora Duncan, Hugo Ball, Hans Arp, Hans Richter, Marianne von Werefkin, Alexej von Jawlensky, Arthur Segal, El Lissitzky e molti altri.

Per ultimare il nostro felice resoconto di un film che finalmente fa riflettere ed andare indietro nel passato mitologico rivisitato in atmosfera agreste, citiamo il capolavoro "orientale e sapienziale" di Hesse, Siddharta:

Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel presente, che è l’effetto del passato. Se vuoi conoscere il tuo futuro, sapere che cosa ti porterà, allora osservati nel presente, che è la causa del futuro.

E ricordiamoci che abbiamo una chiave di volta, la stessa dei bambini, lo stupore:

In principio era il Mito. Dio, nella continua ricerca d'espressione di sé, ha investito le anime degli indù, dei greci e dei tedeschi con forme poetiche e continua ad investire l'anima d'ogni bambino quotidianamente con la poesia.

(Hermann hesse, Incipit di Peter Camenzind).

Siamo tutti Hanna Leitner, come ci ricorda Hesse ne Il lupo della steppa con tutti i nostri mutipli "Io", ed il regista Stefan Jäger, che non a caso è anche sceneggiatore e docente. Cerchiamo anche noi la nostra "Verità", in qualche ambito pastorale, senza farci imporre dall'alto falsi desideri o menzognere inibizioni: impostiamo la nostra verità, qualunque essa sia.

Pubblicato in: 
GN31 Anno XV 30 giugno 2023
Scheda
Titolo completo: 

Monte Verità
regia Stefan Jäger
sceneggiatura Kornelija Naraks
direttore della fotografia Daniela Knapp
montaggio Noemi Preiswerk
musiche Volker Bertelmann
sound Design & Mix Gina Keller
suono Reto Stamm
scenografie Katharina Wöppermann, Nina Mader
casting Lisa Oláh
costumi Veronika Albert
trucco e capelli Helene Lang
prodotto da tellfilm, Katrin Renz
in coproduzione con KGP Filmproduktion, Barbara Pichler & Gabriele

Kranzelbinder
Coin Film, Christine Kiauk & Herbert Schwering
MMC Movies Köln, Jens Wolf, Basti Griese,
Neshe Demir, Peter Kreutz
RSI Radiotelevisione Svizzera / SRG SSR,
Alessandro Marcionni
blue, Patrick Gantner

nazionalità Svizzera, Austria, Germania
genere Drammatico/storico/arte
anno 2021
lingua originale tedesco
durata 116’
formato DCP: 2K colore speed: 24fps Screen ratio:

1:2.35 Cinemascope sound: 7.1
world sales company The Playmaker Munich
distribuzione Italia Draka Distribution


Cast

Maresi Riegner Hanna Leitner
Max Hubacher Otto Gross
Julia Jentsch Ida Hofman
Hannah Herzsprung Ida Hofman
Joel Basman Herman Hesse
Philipp Hauss Anton Leitner