Oggetti smarriti. Stralunati momenti del quotidiano

Articolo di: 
Matteo Brufatto
Oggetti smarriti

Un misterioso narratore (Michelangelo Pulci) ci espone un’interessante teoria sugli oggetti smarriti e sugli illogici e spesso ridicoli comportamenti che spesso assumiamo per ritrovarli. Ci suggerisce 7 regole da seguire per venire a capo di un problema a riguardo. Che succede però quando, invece di un oggetto, perdiamo una persona? E quando perdiamo noi stessi nella vita distratta e senza spessore che conduciamo? È la storia di Guido (Roberto Farnesi) che cade vittima delle conseguenze di aver perso se stesso. Ritrovarsi sarà più difficile di quanto credesse.

Un film di questo genere in Italia è una vera rarità: relegato per lo più ad un cinema di nicchia, indipendente, se non ovviamente prodotto oltreoceano, un genere fantastico-intimista è difficile da ritrovare tra le nostre fila. Occupati come siamo ad affrontare temi politici nei nostri film impegnati, o a ridere delle nostre commedie, non siamo avvezzi ad affrontare una storia come questa che ci porta ad esplorare la mente umana con immagini fortemente oniriche o distorsive e a dubitare della veridicità della macchina da presa.

Girato in uno spazio molto delimitato, un appartamento, e senza ampie parentesi dedicate ad un riso che allevia il grave peso della trama, “Oggetti smariti” ha il merito di esplorare una dimensione poco battuta dai nostri set. Merito sicuramente di un regista poco noto, ma sicuramente sui generis come Giorgio Molteni, laureato in sociologia, che dal 2005 non faceva capolino nelle sale italiane; il film, come era prevedibile, è fortemente connotato da uno spirito “indie” che lo contraddistingue tanto a livello distributivo (Microcinema), quanto quello più propriamente filmico. Da  questo punto di vista, la scelta della trama si accavalla bene con lo spirito indipendente che anima il film, visto che porta l’intero impianto scenografico, attoriale e fotografico ad una visione stravolta della realtà che poco ha da spartire con la regia invisibile del cinema contemporaneo italiano. Della realtà si perdono presto le tracce, dispersi tra centralinisti inumani, spazi claustrofobici, vicine di casa agguerrite e sparizioni illogiche. Tutto il plot segue le fila tirate dal narratore misterioso e imita il maldestro e incapace tentativo della nostra mente di ritrovare un oggetto smarrito nel nulla. La grande metafora che il film nasconde in realtà è la stralunata realtà del nostro quotidiano in cui perdiamo non più ciò che possediamo, persone comprese, ma noi stessi, piombiando nell’incubo di non avere più nulla e di perdere da un momento all’altro ciò che ci tiene in vita. Lo scioglimento finale porta Guido a ricreare un sistema di priorità che gli permetta di ricomporre i propri squilibri affettivi e di ritrovare i propri preziosi averi.

La lettura che il modesto scrivente dà al film è forse limitata e sicuramente non esclusiva, ma nasconde dietro di sé la grande debolezza dell’intera opera: la sensazione che dietro al film, dietro all’interpretazione dei protagonisti, dietro alle grandi metafore espresse, oltre alla ricerca di simbolismi più o meno voluti, ci sia una buona dose di faciloneria. Lo si nota dai ruoli primari affidati ad interpreti per lo più televisivi, che non hanno nelle loro corde espressive la capacità di reggere un intero lungometraggio praticamente da soli; lo si avverte nella metafora fin troppo ricercata che tradisce un’ingenuità non all’altezza di un genere cinematografico come questo che forse più di ogni altro dovrebbe aborrire qualsiasi vicinanza alla retorica spicciola. Si percepisce anche che nella scelta musicale, che affida ad un accompagnamento per nulla italiano il ritmo della narrazione, crea un’atmosfera ancora più ostile ad un pubblico che vuole riconoscersi in una produzione propria. Perché inoltre l’unica figura femminile del film deve assumere i toni di una sessualità aggressiva e ammiccante, quando il suo ruolo non necessitava per nulla di questo?

Al di là di queste osservazioni personali  discutibili, il film ha senz’altro il merito di stupire, avvincere e far riflettere lo spettatore che certamente baderà bene a non lasciare i cacciaviti in giro per casa.

Pubblicato in: 
GN34 Anno V 2 luglio 2013
Scheda
Titolo completo: 

Oggetti smarriti
GENERE: Commedia
REGIA: Giorgio Molteni
SCENEGGIATURA: Giorgio Molteni
ATTORI:Roberto Farnesi, Chiara Gensini, Giorgia Wurth, Michelangelo Pulci, Francesca Faiella, Davide Paganini, Ilaria Patanè

Uscita al cinema 11 luglio 2013

FOTOGRAFIA: Angelo Stramaglia
MUSICHE: Franco Eco
PRODUZIONE: M Services srl – IK Media srl – Dinisù Production srl – DAP Italy srl
DISTRIBUZIONE: Microcinema
PAESE: Italia 2011
FORMATO: Colore

Anno: 
2011