Il ponte delle spie. La Guerra Fredda secondo Spielberg

Articolo di: 
Teo Orlando
Il ponte delle spie

Il ponte delle spie (Bridge of Spies) di Steven Spielberg conferma e quasi suggella la passione del regista per gli avvenimenti storici. Appassionato di storia, il cineasta statunitense conosce le vicende della Guerra Fredda da quando era bambino, dato che suo padre non cessava di informarlo dei contrasti e delle tensioni che agitavano i rapporti fra Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni ’50 e ‘60.

Il padre si trovò addirittura a fare da spettatore diretto di un incidente diplomatico di enorme gravità, ossia l’abbattimento dell’aereo spia U2 e la cattura del pilota Francis Gary Powers. Egli si trovava in URSS per conto della General Electric e si unì ad altri curiosi che stavano facendo la fila per vedere i resti dell’aereo spia: insieme ai resti c’erano anche l’uniforme da volo e il casco di Powers

Il film ricostruisce con meticolosità filologica gli anni drammatici della Guerra Fredda, in particolare dalla seconda metà degli anni ’50 alla costruzione del muro di Berlino (1961). Guerra fredda vuol dire essenzialmente guerra non combattuta con le armi convenzionali su un campo di battaglia, bensì attraverso i servizi di intelligence e attraverso lo scambio e la cattura di informazioni e di ostaggi. Del resto, il clima cupo indotto dal cosiddetto maccartismo, eventi come il processo ai coniugi Rosenberg e la guerra di Corea alimentavano la sensazione di paura e di odio in gran parte della popolazione americana.

In questo contesto si proietta la vicenda di James Donovan (Tom Hanks, due volte vincitore del Premio Oscar), un avvocato assicurativo di Brooklyn, il quale viene reclutato dalla CIA per negoziare la liberazione del pilota Powers e il simultaneo scambio con la spia sovietica Rudolf Abel (interpretato da Mark Rylance).

Quest’ultimo era stato arrestato dall’FBI perché accusato di aver usato la sua attività di artista e pittore come una copertura per inviare messaggi in codice e trasmettere segreti di Stato alle autorità sovietiche. Ma il suo rifiuto di collaborare induce la polizia e la magistratura a rinchiuderlo in una prigione federale finché non si celebrerà il processo. 

Qui si inserisce la figura di Donovan, che sostanzialmente è un avvocato di Brooklyn esperto in diritto assicurativo e possiede eccelse doti di negoziatore. Il film mette in evidenza le zone di ombra e di incertezza nella decisione di Donovan di accettare di perorare la causa di Abel; da un lato egli teme l’impopolarità e lo sdegno del pubblico, che potrebbe coinvolgere anche la famiglia; dall’altro, essendo un convinto sostenitore dei valori americani (un assertore del cosiddetto “patriottismo costituzionale”, per usare un’espressione di Habermas) e dei diritti umani fondamentali, alla fine accetta di difendere Abel, facendo quasi mostra di aver lui stesso insistito per assumere l’incarico e presentandosi così come ben più che un mero avvocato d’ufficio. Dopo un’iniziale diffidenza, si guadagna il rispetto e la fiducia di Abel, finché, per impedire che venga condannato a morte, imposta la sua arringa sul presupposto che la spia si sia in fondo comportato come un soldato leale che ha obbedito agli ordini del suo Paese. 

Ed è qui che si colloca un imprevisto: l’aereo spia americano U-2 in ricognizione viene abbattuto mentre sorvola lo spazio aereo russo: il pilota, Francis Gary Powers (Austin Stowell), si salva con il paracadute, ma non rispetta la dura consegna di suicidarsi con un ago intriso nel cianuro di cui è equipaggiato, sicché viene arrestato e condannato a dieci anni di detenzione nelle carceri sovietiche.

A questo punto la CIA è costretta a intervenire, temendo che Powers possa alla fine rivelare informazioni riservate, al limite sotto tortura. Incarica così l'agente Hoffman (Scott Shepherd), convinto che sia più importante salvare le ragioni del patriottismo rispetto a quelle della legalità (e che su quest'argomento ha un drammatico confronto con Donovan), di indurre Donovan a espletare un'importante missione a Berlino Est: dovrà trattare lo scambio fra i due prigionieri, missione che presuppone insieme un notevole coraggio e un'abilità diplomatica che vada ben al di là dei confini della pratica forense. La Berlino Est invernale, ancora in parte devastata e piena di macerie belliche (in realtà per l'ambientazione fuori degli studi cinematografici hanno usato l'odierna Wraclaw, Breslavia), si rivela uno scenario perfetto per queste vicende, tra vopos spietati, bande di giovani incrudeliti dalla semicarestia e un regime totalitario ai suoi esordi.

In questo contesto, uno studente americano di nome Frederic Pryor (Will Rogers) viene arrestato, mentre, in compagnia della fidanzata, cercava di tornare nella sua abitazione situata nella zona Ovest, con in mano la sua dissertazione sull'economia comunista. Sospettato di essere una spia, viene trattenuto in galera. Donovan, benché la CIA gli prescriva espressamente di concentrarsi solo sullo scambio con il pilota, decide di negoziare anche per lo studente, chiedendo in pratica due prigionieri in cambio di uno solo.

L'epilogo, che non riveliamo per intero, coronerà la missione di Donovan meglio di quanto ci si sarebbe aspettati, dimostrando che il film si muove tra psicodramma da tribunale, thriller ed epica storica: notevoli le inquadrature del Checkpoint Charlie e del ponte Glienicke. Ed è significativa la ricostruzione della doppia trattativa con l'URSS e la DDR, dove quest'ultima, alla ricerca di una legittimazione internazionale e di un'indipendenza rispetto alla Superpotenza protettrice, alla fine cederà. Tipicamente spielberghiano, infine, è il motivo dell'antitesi tra Bene e Male, con il trionfo incondizionato del primo.

Pubblicato in: 
GN7 Anno VIII 17 dicembre 2015
Scheda
Titolo completo: 

Il ponte delle spie
Titolo originale     Bridge of Spies
Lingua originale     inglese
Paese di produzione     Stati Uniti d'America
Anno     2015
Durata     141 min
Colore     colore
Audio     Dolby Digital
Rapporto     2,35 : 1
Genere     drammatico, thriller, spionaggio, storico
Regia     Steven Spielberg
Sceneggiatura     Matt Charman, Joel ed Ethan Coen
Produttore     Kristie Macosko Krieger, Marc Platt, Steven Spielberg
Produttore esecutivo     Jonathan King, Daniel Lupi, Jeff Skoll, Adam Somner
Casa di produzione     Amblin Entertainment, DreamWorks SKG, Fox 2000 Pictures, Marc Platt Productions, Participant Media, Reliance Entertainment, Studio Babelsberg, Touchstone Pictures
Distribuzione (Italia)     20th Century Fox
Fotografia     Janusz Kaminski
Montaggio     Michael Kahn
Effetti speciali     Andre Emme, Zoltan Toth
Musiche     Thomas Newman
Scenografia     Adam Stockhausen
Costumi     Kasia Walicka-Maimone
Trucco     Sanja Milic

Interpreti e personaggi

Tom Hanks: James B. Donovan
Mark Rylance: Rudolf Abel
Amy Ryan: Mary McKenna Donovan
Alan Alda: Thomas Watters
Austin Stowell: Francis Gary Powers
Scott Shepherd: agente Hoffman
Jesse Plemons: Murphy
Domenick Lombardozzi: agente Blasco
Sebastian Koch: Wolfgang Vogel
Eve Hewson: Carol Donovan
Will Rogers: Frederic Pryor
Dakin Matthews: giudice Mortimer W. Byers
Michael Gaston: Williams
Peter McRobbie: Allen Dulles
Stephen Kunken: William Tompkins
Joshua Harto: Bates
Billy Magnussen: Doug Forrester
Edward James Hyland: Earl Warren
Mikhail Gorevoy: Ivan Alexandrovich Schischkin

In uscita al cinema il 16 dicembre 2015