The Prisoner. Un telefilm predittivo

Articolo di: 
Livia Bidoli
The Prisoner

Grazie al suggerimento di un'amica sto seguendo da una settimana una serie di telefilm dal titolo The Prisoner. Uscita nel 1967 e con ideatore, regista e protagonista Patrick McGoohan, noto spy-agent in altre serie come Danger Man (1960-1968), fu creata da quest'ultimo insieme a George Markstein e andrebbe guardata attentamente perchè predittiva, oltre ad offrire parecchi spunti di riflessione profonda.

Il nocciolo della storia, che viene ritmicamente riprodotto e ricordato come sinossi ad ogni inizio puntata, è il seguente: l'agente segreto di cui non conosciamo il nome interpretato da McGoohan, dà le dimissioni dal supposto MI6 (il centro di spionaggio britannico, Secret Intelligence Service) per veleggiare verso paradisi balneari. Viene purtroppo sedato non appena rientra in casa e trasportato in una non identificata località sul mare, chiamata The Village. Qui, si ritrova in un appartamento esattamente identico a quello che ha lui a Londra, e gli viene affibbiato un numero al posto del nome: Number 6. Piano piano scoprirà che quello che vogliono da lui sono "informazioni", e prima di tutto il motivo per cui si è licenziato dai servizi segreti.

In questa ridente località incontra Number 2, che cambia ad ogni puntata e viene interpretato da un diverso attore che si qualifica anche diversamente nelle metodiche per estrargli le "informazioni". I metodi sono vari, tutti violenti, coercitivi, e Number 6 viene tradito da varie donne-spia che gli vengono affiancate per carpirgli queste "informazioni" essenziali di cui non ci viene edotta la natura. In molti episodi viene usata la tortura, le droghe, l'assoggettamento mentale, l'alienazione, con tecniche assolutamente coerenti con la sezione della CIA MKUltra, che insieme alla Tavistock fece uso di allucinogeni ed altre droghe per esperimenti sulla coercizione all'obbedienza. Le cavie umane erano sia militari sia civili e gli esperimenti sono stati sviluppati fin dalla fondazione della Tavistock nel 1921.Nella maggioranza dei casi le "cavie" non sapevano di essere sottoposte a tali esperimenti di coercizione e di plagio, neppure che gli erano somministrate droghe di cui nemmeno si conoscevano gli effetti collaterali: è facile immaginare che ci furono vittime di ogni tipo. Uno degli eponimi odierni dell'Mk Ultra è la serie di film dedicata a Jason Bourne (2002-2007 con Matt Damon), in cui al protagonista viene cancellata la memoria quasi completamente, e sarà per quel "quasi" che viene rincorso per tutto il mondo per essere eliminato.

The Prisoner però non è il tipico film americano o serie preconfezionata: piuttosto il contrario: le analogie con quel che sta succedendo oggi a livello globale si trovano facilmente: la prigionia; il coprifuoco (a Number 6 gli viene somministrato un forte sedativo per farlo rimanere a casa tutta la notte); il non sapere dove ci si trova e il non avere un'identità; false elezioni e falsi giornali (fake news durante le elezioni); spie ovunque (molto orwelliano); il non poter creare legami con chicchessia. Poi ci sono delle scene drammatiche, come quella dentro l'ospedale dove viene sottoposto a trattamento "ipnotico" nei suoi sogni, in cui viene drogato e quando si risveglia dà un'occhiata ad un lungo corridoio iniettato di luce rosa fucsia dove una serie di "pazienti" sono stesi per terra ed appoggiati al muro con occhiali neri, maschera su naso e  bocca e camici bianchi.

Ogni episodio è diverso dall'altro per un totale di 17, nei primi sei vi è sempre un tenativo di fuga, in uno di questi riuscirà addirittura a tornare a Londra per poi ritrovarsi di nuovo intrappolato in The Village con un nuovo Number 2. Il protagonista è molto intelligente e conserva lo stile degli agenti segreti britannici piu' conosciuti come James Bond; nonchè la loro arguzia ed astuzia all'ennesima potenza.

Il clima che si respira è quello distopico di un "prigioniero" detenuto in uno spazio limitato e costantemente osservato da telecamere e microspie, ed inseguito spesso da una palla gigantesca e bianca che ingloba chi contravviene alle "regole", la sfera si chiama Rover. Evocativo di un gruppo massonico di comando con un Number 1 impossibile da vedere in volto, The Pirsoner è particolarmente ipnotizzante per lo spettatore perchè crea una specie di "effetto di sospensione" che spinge a seguire l'episodio seguente: pone delle domande essenziali sia politiche - lo status di democrazia in occidente, suggerendo sia fasulla - sia spirituali che emozionali - l'assenza di legami di fiducia crea un vuoto aberrante -.

La serie è disponibile su YouTube sia in inglese sia in italiano e qui trovate anche dei suggerimenti per l'ordine in cui vedere gli episodi.

Pubblicato in: 
GN6 Anno XIII 14 dicembre 2020
Scheda
Titolo completo: 

The prisoner (1967)
Paese    Regno Unito
Anno    1967-1968
Formato    serie TV
Genere    fantascienza
Stagioni    1
Episodi    17
Durata    50 min (episodio)
Lingua originale    inglese
Rapporto    4:3
Ideazione    Patrick McGoohan

Sceneggiatura
Patrick McGoohan
David Tomblin
Anthony Skene
Terence Feely
Vincent Tilsley
George Markstein

Regia di   
Patrick McGoohan
Pat Jackson
Don Chaffey
David Tomblin

Compositore del tema principale    Ron Grainer
Compositori   
    Albert Elms
    Wilfred Josephs
    Robert Farnon
    Paul Bonneau et

Interpreti e personaggi
    Patrick McGoohan: Numero 6
    Peter Swanwick: Supervisore
    Guy Doleman: Numero 2 (ep. 1)
    Leo McKern: Numero 2 (ep. 2 e 17)
    Nadia Gray: Nadia (ep. 2)
    Colin Gordon: Numero 2 (ep. 3)
    Kenneth Griffith: Il presidente (ep. 17)
    Angelo Muscat: Il maggiordomo nano