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Con l'assenso di Alejandro Jodorowsky ad usare la psicomagia come base e sviluppo del film, e la partecipazione di lui stesso con un cameo, i due giovani esordienti alla regia Giulia Brazzale e Luca Immesi, hanno dato vita a questo racconto attuale sito nel territorio veneto più profondamente legato a riti ancestrali, che la zia di Lia, Agata, metterà in atto durante il film, proprio come il titolo recita: Ritual.

La storia di sfondo è purtroppo una relazione sadomasochista della protagonista Lia, interpretata da Désirée Giorgetti, con un uomo dal sapore mefistofelico anche solo dallo sguardo, Victor, ruolo in cui l'attore praghese Ivan Franek si cala talmente tanto da farcelo odiare dopo i primi dieci minuti, quando capiamo che il suo erotismo è velato di morte e sottomissione per lei, donna fragile e innamorata.

Una storia psicomagica a tutti gli effetti quella che ci mostrano i due registi, e che si dipana come un rituale vero e proprio, che Jodorowsky ha approvato, e che si nutre del commento musicale di Moby, che in cambio ha chiesto soltanto una donazione ad un'associazione cinefila di suo interesse. 

La figura centrale dello psicanalista, cui seguirà la figura della zia Agata, come a legamento interno, è interpretata dal grande Cosimo Cinieri, cui è piaciuto sia il progetto sia la storia che racconta la pellicola, intessuta com'è di magico. Inoltre nel film c'è un'altra attrice nota come cantante, Patrizia Laquidara, nel ruolo dell'Anguana, da cui aveva tratto la famosa canzone omonima che ha dato il titolo al suo album Il canto dell'Anguana, Premio Tenco 2011.

Un film semplice, ben costruito, che forse risente un pochino dello smaccato accento straniero di Franek, che però è tutt'uno con la parte dell'uomo che rivanga il passato e che “uccide” lentamente la donna e madre che Lia porta in grembo. Sarà la zia Agata – la brava e credibile Anna Bonasso -, conoscitrice dei misteri della cultura pagana e popolare, a cercare di ristabilire un equilibrio “piscomagico”.