Scarlini. Ritratti di "voci bianche"

Articolo di: 
Fabrizio Andreoli
Scarlini

Luca Scarlini, con il saggio "Lustrini per il regno dei cieli. Ritratti di cantori evirati" (Bollati Boringhieri) ha messo in luce questa pagina (triste) di storia della Chiesa di Roma e, nel contempo, ha "reso giustizia" ad "un mondo dimenticato, tanto frequentato nel suo fasto, quanto accantonato nelle sue zone d'ombra".

La pratica della castrazione risale alla notte dei tempi: dall'Egitto antico al mondo ellenistico, dall'India vedica alle popolazioni della zona andina preincaica. Sovente l'evirazione è stata praticata come cerimonia iniziatica, come atto punitivo nei confronti di adulteri e sacrilegi. Il filosofo e teologo Pietro Abelardo, nel Medioevo, è stato evirato per punizione del suo legame con Eloisa, una giovane allieva divenuta, in segreto, sua moglie.

Nel 1588, in piena Controriforma, Papa Sisto V (pontefice dal 1585 al 1590), già inquisitore a Venezia e tenace riformatore, ha stabilito la presenza nella Cappella musicale pontificia di evirati spagnoli. Sempre il pontefice, nello stesso anno, ha sancito il divieto di esibizione delle donne in teatro nei territori dello Stato della Chiesa.
Tale divieto ha favorito la pratica barbara (così è stata definita da Diderot e D'Alembert ) di castrazione, ovvero di fare castrare infanti e adolescenti al fine di preservare i caratteri del timbro della voce.
I bambini sono stati impiegati come"voci bianche".
La castrazione è stata compiuta sulla base di un principio legale (il di consenso da parte del bambino e della famiglia),ma priva di una base igienica.

Gli interventi sono stati ultimati da barbieri, presunti medici e norcini, vale a dire, le persone esperte nel castrare i maiali.

Cinque ritratti di cantori evirati: Filippo Balatri (1676-1756); Carlo Broschi, noto come Farinelli, (1705-1782); Giovanni Battista Velluti (1780–1861); Alessandro Moreschi (1858-1922).

Scarlini, con una prosa felice, ha offerto il punto di vista di persone che, alla stregua di un trofeo da esibire, grazie alla loro voce hanno frequentato il mondo. Ospiti protetti di Zar, Granduchi, Cardinali e regine.

Alle volte i cantori evirati hanno svolto le mansioni più disparate: spie, diplomatici, consiglieri fidati.
Moreschi, l'ultimo nella storia degli evirati cantori e l'unico che ha avuto modo di incidere su disco, nel 1900 si è esibito al funerale di Umberto I.

Una galleria di creature sfuggenti, complicate, pessimi caratteri. Una delicata condizione, lo status di castrato, con cui i cantori hanno convissuto fin dall'infanzia e hanno affrontato mille pregiudizi, il cinismo e il disprezzo in ogni ambito, "a trastullo di ricchi svogliati".
Tuttavia la musica, la declinazione di essa nel quotidiano, ha giocato per loro un ruolo di sostegno, di aggancio alla vita.

Nel 1902 la presenza degli evirati nel contesto ecclesiale e la pratica della castrazione vengono formalmente banditi.
Alla galleria di Scarlini pensiamo si possa aggiungere Lorenzo Perosi (1872-1956), cui l'autore ha dedicato alcune pagine, diacono, compositore e direttore della Cappella Sistina. Egli è stato prezioso ai fini di proibire l'evirazione.
Perosi ha posto l'accento nelle sue partiture per oratorio su due elementi: il coro e il compositore-direttore.
Egli è stato apprezzato da Giacomo Puccini e Jules Massenet.
Il regno dei cieli è vasto. Stretto è, non sempre, lo sguardo dei benpensanti nei confronti di colui o colei che pone in discussione il proprio orientamento sessuale, e agisce - non per esibizionismo - sul proprio corpo.

Pubblicato in: 
GN2 Anno XV 9 novembre 2022
Scheda
Autore: 
Luca Scarlini
Titolo completo: 

Lustrini per il regno dei cieli. Ritratti di evirati cantori, Bollati Boringhieri, pp. 99, € 13.