La versione di Anita. L'incontro fatale con Garibaldi

Articolo di: 
Stefano Coccia
La versione di Anita

Lo avevamo intercettato sul grande schermo a giugno, per la precisione al Cinema Farnese di Roma, questo documentario sui generis dal titolo La versione di Anita. E da poco abbiamo scoperto che lo si può agevolmente rintracciare anche su Raiplay. La versione di Anita, ovvero il bel ritratto di Anita Garibaldi confezionato dal regista Luca Criscenti, dà vita ad un'opera cinematografica tanto appassionante, quanto equilibrata nell'essere deliziosamente pop e al contempo efficace sul piano divulgativo.

Una domanda però già da un po' ci ronza nelle orecchie: perché dell'indomita Anita si è sentito parlare sempre di meno? L'impressione è che rispetto ad altre figure archetipiche del Risorgimento la sua sia stata analizzata poco e superficialmente, in questi ultimi anni. Eppure, qualche curiosità a riguardo la nutriamo sin dall'adolescenza... da quando un vecchio zio portò come dono a un compleanno La vita di Anita e Giuseppe Garibaldi, ovvero l'interessante "autobiografia di coppia" redatta dall'Eroe dei Due Mondi e ripubblicata nella circostanza da Alberto Peruzzo Editore, con una elegante rilegatura. Il punto di vista femminile su tali vicende continuava però a risultare penalizzato o in ogni caso sacrificato alla retorica del periodo. A ribaltare la prospettiva ci avrebbe poi pensato, in tempi più recenti, una bella visita teatralizzata cui abbiamo partecipato nel 2018 al Gianicolo: Anita, Colomba e le altre. Le ardimentose eroine del 1849, ossia un percorso alla scoperta dei luoghi simbolo del Risorgimento romano a cura dell’archeologa Michela Flavia Colella, con intermezzi teatrali recitati da Alessandra Caputo e Francesca Romana Nascè. Durante tale evento quasi si poteva avere l’impressione di avvertire ancora nell’aria il tuonare dei cannoni, il rincorrersi frenetico degli ordini, l’odore della polvere da sparo, lo scalpitio dei cavalli. Insomma, tutto ciò che in quei luoghi caratterizzò la disperata, eroica resistenza della Repubblica Romana. Ma con un occhio privilegiato per le donne che diedero il loro contributo, anche a prezzo della vita.

Davvero una straordinaria e toccante pagina di Storia, quella relativa alla Repubblica Romana, per quanto posta quasi al termine della parabola esistenziale di Anita Garibaldi. Se ne parla naturalmente anche nella ricca, sfaccettata docu-fiction di Luca Criscenti. Cosa sappiamo però realmente degli anni vissuti in Sudamerica prima e dopo l'incontro con Giuseppe Garibaldi? Ecco, questi sono fatti di cui si sente parlare poco, malgrado la loro importanza. La versione di Anita invece parte proprio da lì ed è tutto un susseguirsi di emozionanti rivelazioni. Innanzitutto le immagini (sia quelle attuali che qualche vecchia stampa) della piccola frazione di Laguna, cittadina costiera del Brasile dove la rivoluzionaria (all'anagrafe Ana Maria de Jesus Ribeiro) nacque e si segnalò subito in famiglia per uno spirito battagliero, libero, indipendente, moderno, audace, restio ai compromessi. E poi, in rapida successione, il primo matrimonio fallito con un troppo ordinario uomo del luogo e l'incontro fatale (di cui esistono versioni più o meno romanzate) tra lei e Garibaldi, con la Guerra dei Farrapos o Rivoluzione Farroupilha sullo sfondo. Si sta qui parlando della convulsa serie di conflitti armati che fra il 1835 e il 1845 insanguinarono le province brasiliane di Rio Grande do Sul e di Santa Catarina, vedendo contrapposti i separatisti della Repubblica Riograndense e della República Juliana da un lato, l'Impero del Brasile dall'altro.

Sono poi diversi altri fatti biografici a essere passati in rassegna: lo stabilirsi della coppia a Montevideo, La nascita dei figli, il ritorno in Europa con la calorosissima accoglienza riservata ad Anita e Giuseppe dai patrioti italiani, il già menzionato episodio della Repubblica Romana, l'avventurosa fuga attraverso l'Italia conclusasi tragicamente - per la donna - nelle Valli di Comacchio, le subdole e volgari speculazioni degli emissari dello Stato Pontificio al ritrovamento delle sue spoglie. Più che "cosa" venga proposto nel documentario, ci interessa però il "come". Alternando brevi frammenti di fiction (ottimi protagonisti Lorenzo Lavia nei panni di Giuseppe Garibaldi e Flaminia Cuzzoli in quelli di Anita) e la classica ricerca documentaria, Criscenti ha buon gioco nel creare un puzzle intelligentemente post-modermo, laddove il linguaggio cinematografico libero, creativo e a tratti situazionista facilita anche una lettura non omologata della protagonista stessa. Alle visioni agiografiche e stereoripate nate già in età risorgimentale si preferisce perciò una comparazione delle fonti, da cui emerge un ritratto della donna decisamente più sfaccettato, complesso, fuori dagli schemi. A tale risultato contribuiscono senz'altro le canoniche interviste, in particolare quelle ad alcuni studiosi o ai discendenti di Anita e Giuseppe Garibaldi ancora in vita. Ma è pure la forma ad accompagnare bene il processo. Non senza un filo di ironia, allorché vediamo un'Anita riportata ai giorni nostri passeggiare nei pressi del capolinea di Piazza Risorgimento (scelta tutt'altro che casuale, diremmo anzi iconica) o prestarsi ad una surreale intervista radiofonica.

Qualche forzatura di natura ideologica, a notro modesto parere, fa capolino soltanto nella parte in cui si analizzano i tributi alla figura di Anita Garibaldi effettuati nel Novecento, a partire dal Ventennio. Ma sono peccati veniali. Resta di fondo un modo di raccontare la Storia del quale apprezziamo sia la freschezza che la profondità, doti del resto che abbiamo riscontrato di recente in diversi prodotti analoghi, perlopiù indipendenti, alcuni dei quali scoperti - e poi valorizzati - da eventi come l'Indiecinema Film Festival o come le rassegne organizzate periodicamente dal Nuovo Cinema Aquila. In contesti del genere ci siamo imbattuti, ad esempio, nella docu-fiction dedicata da Luca Anthon e Giuseppe Tandoi al controverso ma invero savio Pietro da Morrone, nonché ai suoi contrasti di natura spirituale/teologica con Bonifacio VIII, ossia Siate pronti - Le chiavi di Papa Celestino V. Per non parlare poi dello stile scanzonato, ultra-pop, immaginifico, ma non per questo meno serio sul piano squisitamente documentario, dei bolognesi Marco Melluso e Diego Schiavo, co-autori di film come La Signora Matilde. Gossip dal Medioevo (2017), Il Conte Magico (2019) e Lu' Duchessa d'Este - Fama e Infamie di Lucrezia Borgia (2021). Tutte strade interessanti e piacevoli da percorrere, quelle prese finora in esame, più a volte delle proposte partorite invece dal cinema italiano maggiormente standardizzato e "mainstream".

Pubblicato in: 
GN34 Anno XV 21 luglio 2023
Scheda
Titolo completo: 

La versione di Anita
Regia di Luca Criscenti
con Flaminia Cuzzoli, Lorenzo Lavia, Marino Sinibaldi, Anita Garibaldi Jallet.
Genere Documentario
Italia, 2020
durata 85 minuti