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Vostok. La sorella luminosa dell’assenza
Ascoltando i Vostok ed il loro nuovo album Lo spazio dell'assenza, si approda improvvisamente in un preciso percorso sensoriale e cognitivo, sin dalle prime note. La voce della cantante Mina Carlucci, la chitarra di Giuseppe Argentiero e il contributo di altri preziosi artisti hanno creato un naturale e originale incedere, un dialogo diretto con l’anima.
Quello di Mina Carlucci è un canto femminile coerente con la sua natura, in un soliloquio dal sapore di una carezza notturna senza ostacoli e contaminazioni. Una voce che parla da dentro, con il sapore di un’innocente adolescenza che promette di sognare eternamente e che ci lascia nuotare in un lago calmo con l’unica compagnia di una luna amica. La musica accompagna la voce con significativi ed essenziali arrangiamenti, creando un’atmosfera rilassante e pregiata.
Sensazioni che hanno trovato nelle parole dei brani le loro esplicazioni. Poesia allo stato puro, dove il vero destinatario sembra essere proprio la Luna. Un luogo “lontano dalla luce” (come il titolo di un brano) ma ugualmente luminoso: una “luminosa sorella” capace di “Nutrire i lupi della tua assenza prima di dormire” (come si ascolta ne “I tuoi occhi”), “Perché infondo siamo esseri che viaggiano da soli Armati da incertezze, difendiamo le speranze” (come troviamo in “Marea”).
E anche se la luna non è esplicitamente citata, la sua presenza si avverte in ogni nota, in ogni singola parola, in ogni concetto: l’assenza, il silenzio, il desiderio, la quiete, la speranza, la marea che avvicina e allontana, le preghiere notturne in “Jerusalem”, le promesse mancate, una tristezza dai “capelli così lunghi” ("Me terah") che dolcemente ci accompagna. Arricchiscono questa già ricercata materia lunare due brani in francese (lingua che ben si presta ad un dialogo femminile con la luna!). L'album, scaricabile gratuitamente, si apre con la voce nuda di Mina in “Me Terah”,e si chiude con il pezzo solo musicale “Komet 42”, che bussa direttamente dalla lontananza dello spazio. In mezzo, tanta sensibilità, tecnica, raffinatezza e passione, nonostante sia l’album di esordio di questi giovani artisti brindisini che ben promettono la conquista di nuovi spazi extra-terrestri ed extra-sensoriali.
Da questa loro anima lunare deriva il nome del gruppo: Vostok è stato il primo programma spaziale sovietico che condusse l’uomo nello spazio. “Lo spazio dell’assenza”, il titolo dell’album, trova una equivalenza di significato nello splendido grido "Io non ti cerco/ Io non ti aspetto/ Ma non ti dimentico" dei Massimo Volume, citato nell’Album Info Sheet.
Un ultimo sguardo alla grafica. L’immagine della cover, disegnata da Francesco Argentiero, è un’astronauta dotato di valigia e galleggiante nello sfondo bianco: un messaggio onirico e solido allo stesso tempo; infine il logo Vostok sembra unire l’ordine e la matematicità della musica con la selvaggia e libera forza della natura, energicamente sottolineata con una iniziale “V” dotata di un vitale ed elegante movimento aperto verso l’esterno.
Uno stile del tutto particolare quello creato dai Vostok, che abbraccia con estrema spontaneità diversi generi musicali: ethereal neofolk, darkwave neoclassica, jazz. Che dire di più? I Vostok hanno già conquistato lo spazio e il tempo, mi auguro presto anche l’etere!