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70° Festival d'Aix-en-Provence. Ariadne al neon
Il raffinato Festival d'Aix-en-Provence, quest'anno dal 4 al 24 luglio, ha messo in scena fra le sue altre premiere al Théâtre de l'Archevêché, l'opera in un solo atto di Richard Strauss Ariadne auf Naxos nell'allestimento coprodotto da Théâtre des Champs-Élysées, Théâtres de la Ville de Luxembourg, Opéra national de Finlande, Opéra Royal du Danemark, Gran Teatre de Liceu. La regia è stata curata da Katie Mitchell mentre sul podio è salito Marc Albrecht.
Ariadne auf Naxos è la più famosa delle Arianne in circolazione nei teatri: citiamo a volo d'uccello la cantata a firma Johann Adolph Scheibe cui segue la cantata del più celebre Joseph Haydn; poi quella di Georg Anton Benda, che è un testo teatrale in un atto con tre attori ed un piano. Possiamo citare poi Bacco e Arianna che è un balletto di Albert Roussel; ed il Lamento di Arianna, frammento da L'Arianna di Claudio Monteverdi, che si potrebbe completare con il tocco stilistico dei preraffaelliti con il bel quadro di Arianna a Nasso, 1877, dipinto da Evelyn De Morgan.
Ariadne auf Naxos di Richard Strauss fu scritta tra 1912 e 1916 traendola da Le Bourgeois gentilhomme di Molière e il libretto fu curato da Hugo von Hofmannsthal. L'amico Hofmannsthal per Strauss aveva già scritto quelli di Salomé (1905), di Der Rosenkavalier (1911), ed in seguito si occupò di Die Frau ohne Schatten (1919) e Die ägyptische Helena (1928). Opera breve di un prologo ed un atto, Ariadne ebbe soprattutto successo nella sua versione finale che andò in scena con successo alla Wiener Staatsoper il 4 ottobre del 1916 (la primissima a Stoccarda nel 1912).
L'opera è una sorta di metateatro composto da un preludio (Vorspiel), seguito da un atto senza soluzione di continuità), insolito per l'epoca: la raffinata ouverture orchestrale presenta tutti i temi dell’opera e ci spiega che siamo a Vienna nel secolo XVIII, nella sontuosa villa di un ricchissimo aristocratico, dove si prepara la rappresentazione dell’opera seria Ariadne auf Naxos, dedicata al mito di Arianna lasciata da Teseo sull'isola di Naxos: in forma brevis, Arianna dopo aver salvato Teseo dal labirinto di Cnosso, viene abbandonata (appunto la derivazione del lemma “piantata in asso”) sull'isola di Nasso, dove troverà Bacco che si innamorerà di lei.
L’autore dell’opera è un giovane compositore, allievo del Maestro di musica che presta servizio nel palazzo. La rappresentazione costituisce una sorta di dono generoso che il padrone vuole offrire ai suoi invitati. Gli organizzatori, e in particolare il maggiordomo, annunciano che lo spettacolo avrà una continuazione con una sorta di sequel allegro accompagnato da danze, ossia con una specie di farsa musicale.
Il compositore dell'opera si sente offeso come artista, anche perché il maggiordomo e il signore considerano i musicisti alla stregua di servitori di basso rango; tuttavia, il suo insegnante di musica lo spinge ad accettare i capricci del suo cliente, affinché egli non perda il compenso per la sua composizione. Intanto fervono i preparativi per le due rappresentazioni; il compositore rimane in particolare affascinato da Zerbinetta, colei che dirige la compagnia comica.
Gli stessi comici non sono entusiasti all’idea di esibirsi dopo un’opera “seria” e vorrebbero che la serata cominciasse con la loro pièce farsesca. Poco prima dell’inizio della rappresentazione, il maggiordomo cambia ancora una volta i suoi piani. Ora l'opera e la commedia devono essere eseguite contemporaneamente, in modo che la performance sia più breve e lasci il posto a uno spettacolo pirotecnico. Mentre il compositore avrebbe volentieri distrutto la sua opera migliore, il maestro di musica gli consiglia di operare dei tagli per salvare il tutto; dal canto suo, il maestro di danza sottolinea le capacità di improvvisazione degli attori.
Il compositore è molto riluttante a fare quello che gli altri gli suggeriscono, ma solo quando ha modo di confrontarsi con Zerbinetta può vedere la questione sotto una luce veramente diversa. Per Zerbinetta i comici dovranno intervenire in un secondo momento per rallegrare la principessa nella deserta Nasso. E confida poi al compositore che lei, in apparenza fatua e poco seria, sta cercando l’uomo della sua vita a cui giurare eterna fedeltà.
A questo punto comincia l’opera vera e propria: le tre ninfe Naiade, Driade ed Eco esprimono il loro rammarico e la loro immedesimazione simpatetica per il dolore di Arianna che è stata abbandonata su un'isola deserta dal suo amato Teseo, cui a suo tempo salvò la vita. Ora la sua unica aspirazione è la morte.
Zerbinetta e i suoi quattro compagni, Arlecchino, Brighella, Truffaldino e Scaramuccio, tentano invano di confortare Arianna sempre più in preda all'angoscia, ricordandole il valore terapeutico del tempo. Zerbinetta in particolare, che è solita passare da un amante all'altro senza preoccuparsi più di tanto, spiega ad Arianna con doviziosi particolari il suo atteggiamento rispetto ai temi dell'amore e della devozione, sottolineando come in fondo tutti gli uomini sono traditori.
Dal momento che Arianna non dà segno di voler prendere ispirazione da ciò che Zerbinetta le sta dicendo, l’attrice rinuncia, divisa tra il suo desiderio di indipendenza e l’amore che prova per gli uomini di cui si invaghisce. Ogni nuovo amante le sembra davvero simile a un essere divino; d’altro canto, ognuno dei quattro uomini tenta di guadagnare il favore di Zerbinetta e liberarsi dei suoi rivali. Dopo che costei ha fatto la sua scelta, optando per Arlecchino, le tre ninfe annunciano l'arrivo del dio Bacco. Figlio di Giove e Semele, è appena sfuggito dalle grinfie di Circe, e quando vede Arianna crede di essere caduto ancora una volta sotto l’incanto della maga. Arianna, da parte sua, prima lo scambia per Teseo e poi pensa che si tratti di Hermes, il messaggero della morte, pregandolo di portarla con sé.
A quel punto i due si rendono conto ciascuno di chi sia l’altro. In realtà, Arianna e Bacco subiscono una metamorfosi: egli si rende conto di essere una divinità e lei di essere disposta ad amarlo di nuovo - come prevedeva il compositore e come Zerbinetta profetizzava che sarebbe stato. Il vero credo di Zerbinetta è quello per cui ogni nuovo amante arriva sempre come un dio (Kommt der neue Gott gegangen,/ Hingegeben sind wir stumm! – Se il nuovo dio si è avvicinato,/ci siamo offerti a lui senza parlare).
In questo caos tra opera seria e commedia dell'arte, tra baruffe col compositore offeso e sedotto da Zerbinetta, si avvicendano sul palco i personaggi tutti, riuniti dalla regista Katie Mitchell in un luogo in cui tutto viene stravolto dalla messinscena dei due spettacoli, non solo, i sessi vengono resi ambigui con il trans – il bravo Rupert Charlesworth (artista dell'Accademia di Aix-en-Provence come molti altri, nel ruolo del Maestro di Danza (Ein Tanzmeister) e gli stessi padroni di casa, l'Uomo più ricco di Vienna e sua moglie – rispettivamente Paul Herwig e Julia Wieninger – in panni femminili lui e maschili lei. La dotata soprano norvegese Lise Davidsen svolgeva egregiamente il suo ruolo sebbene incinta e poi partoriente sulla scena; il Bacco di Eric Cutler si sentiva un po' meno, anche per la non sempre riuscita direzione di voce di Marc Albrecht, più attento a dirigere compiutamente l'eccellente Orchestre de Paris. Notevoli le voci di Zerbinetta e del Compositore, la prima in un costume – a cura di Sarah Blenkinsop – tutto luci al neon, la simpatica Sabine Devieilhe, meritatamente applauditissima inseme alla Davidsen; il Compositore, la voce del mezzosoprano Angela Brower.
Buono complessivamente il resto del cast: Huw Montague Rendall (Arlecchino), Jonathan Abernethy (Brighella), Emilio Pons (Scaramuccio) e Davis Shipley (Truffaldino) Beate Mordal (Naiade), Andrea Hill (Driade) e Elena Galitskaya (Eco).
Altrettanto favorevole il pubblico, per un'opera nel suo insieme divertente tra il serio ed il faceto, con buono ed evidente rilievo dato – tra qualche passaggio più propriamente “trasfigurato” dai pomei sinfonici dello stesso Strauss, pensiamo ad Also sprach Zarathustra, per esempio – all'atmosfera da valzer viennese coadiuvato dall'orchestra da camera prevista per l'opera, che ogni tanto annoverava tocchi wagneriani.