77° Stagione Lirica Sperimentale. La violenza del potere nelle opere di Manzoni

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Giacomo Manzoni La legge. foto di insieme

La 77° Stagione Lirica Sperimentale di Spoleto e dell’Umbria è iniziata con Eine Kleine Musik, prologo usuale alla stagione, che ha proposto con un caloroso successo di pubblico, un dittico di Giacomo Manzoni. Dopo un’anteprima riservata ai gruppi organizzati il 23 agosto scorso, la prima a cui abbiamo assistito si è svolta il 25, le repliche nei due giorni successivi.

La prima delle due opere andate in scena è stata La legge (1955) composta da un ventitreenne Manzoni ancora al Conservatorio di Milano su incoraggiamento dell’allora direttore, Giorgio Federico Ghedini, ma l’opposizione dell’insegnante di esercitazioni orchestrali ne impedì l’esecuzione. Solo nel 2007 in occasione della consegna del Leone d’oro alla carriera, il direttore Giorgio Battistelli fece rappresentare in forma di concerto La legge. Questa messa in scena a Spoleto è quindi la prima assoluta in forma scenica.

Alla conferenza stampa di presentazione il novantenne compositore ha detto che allora era rimasto profondamente impressionato da un fatto accaduto: la repressione poliziesca contro i contadini e ha ribadito quanto ha scritto nel suo libro autobiografico Parole per musica: “Era il periodo della riforma agraria, della reazione dei feudatari del Sud alle proteste contadine, delle invasioni delle terre incolte da parte dei braccianti disoccupati. In particolare era viva nella memoria la notizia del massacro dei contadini effettuato dalla polizia di Scelba nelle campagne di Melissa, un piccolo centro della Calabria. Pensai che su questo potesse costruirsi una storia e (…) scrissi il testo che posso considerare il primo compiutamente da me musicato: La legge (…) Ovviamente il titolo allude a una concezione della legge come legge del più forte, dell’oppressore, la legge non scritta di uno stato che ordina alla polizia di sparare sui dimostranti. I quali chiedono solo che venga applicata la legge vera e giusta e che quello stesso stato aveva voluto. (In questo caso si trattava della legge di riforma agraria firmata da Gullo, a lungo ostacolata dai grandi possidenti e dai politici che li fiancheggiavano.”

Da un punto di vista musicale Manzoni ha dichiarato che in questa opera giovanile nella scrittura musicale ci sono echi di Berg e Bartok. L’opera è stata presentata per la prima volta nella versione per ensemble da camera, è breve, ma il suo stile asciutto è funzionale alla comprensibilità della narrazione che si svolge tra i tre personaggi: Giovane Donna, Vecchia e Uomo. Alla speranza dell’Uomo si contrappone il pessimismo, confermato dai fatti, della Vecchia, memore della secolare sopraffazione. Il coro ha una dimensione quasi sacrale ribadita dall’intervento dell’organo. La parte corale prevista, amplificata e fuori scena è stata quella registrata realizzata per la versione in forma di concerto a Venezia dal Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma diretto da Norbert Balatsch.

La seconda breve opera composta da Manzoni eseguita in prima assoluta su commissione del Teatro Lirico Sperimentale è stata Gli occhi di Ipazia (2023). Il compositore nel corso della conferenza stampa ha dichiarato che era da anni che pensava alla figura storica di Ipazia e ha colto l’occasione grazie al testo di Sonia Arienta. L’Arienta, anche lei presente, ha detto si è documentata anche sul libro di Silvia Ronchey su Ipazia, matematica, scienziata e filosofa dotata di un grande carisma e influenza nella vita pubblica, per questo intollerabile per il vescovo Cirillo, diventato poi santo, che fu accusato di essere il mandante del linciaggio della donna per mano di fanatici integralisti. Sonia Arienta ha voluto evocare il destino di Ipazia attraverso una biologa di oggi, Vera, che diviene vittima del fanatismo religioso, manovrato e aizzato attraverso un inquietante personaggio, G.I, per proteggere gli interessi di una potente industria farmaceutica, che sarebbe pesantemente danneggiata dalle ricerche della scienziata ed in questo è appoggiata anche dalla politica. Per questo Vera subirà lo stesso destino di Ipazia.

Sono passati molti anni tra le due opere ma Manzoni è sempre attento all’attualità e continua a prediligere l’essenzialità e la stringatezza per rendere il tema dell’opera comprensibile e coinvolgente. Il compositore ha spiegato che dai tempi del conservatorio ha ovviamente fatto diverse esperienze, ha ricordato l’esperienza di Darmstadt e l’esigenza del rigore, per poi essere approdato a una grande libertà che implica nella sua visione, responsabilità. Nel dipanarsi incalzante della vicenda utilizza lo sprechgesang, ma anche i parlati, anche violentemente gridati di G.I – il demagogo integralista che aizza la folla-, le voci recitanti che interpretano i pensieri dei due antagonisti: Vera e G.I, e il coro fuori scena. La maturità nella scrittura musicale si palesa nell’uso raffinato delle sezioni strumentali che danno spessore alla drammaturgia. Manzoni ha maifestato la sua soddisfazione per la prova del coro registrato e quella degli interpreti. Marco Angius è una garanzia di professionalità e sensibilità e ha guidato autorevolmente l’Ensemble musicale del Teatro Lirico Sperimentale.

La regia è stata affidata a Claudia Sorace, che guida la compagnia teatrale romana Muta Imago insieme al drammaturgo Riccardo Fazi ed è alla sua quinta regia di opera, soprattutto di opere contemporanee. Le abbiamo chiesto come ha impostato il suo lavoro e che ruolo ha avuto il drammaturgo. Claudia Sorace ha risposto dicendo:” In questo caso in cui i libretti erano già scritti il drammaturgo fa il dramaturg alla tedesca, cioè contribuisce a mettere a fuoco il percorso storico, le ragioni di senso, le fonti, le altre fonti e quindi poi a cercare di creare questa unità di visione di testo e musica. Soprattutto è necessaria per Gli occhi di Ipazia, perché La legge è estremamente coerente come lavoro sia dal punto di vista musicale che testuale.

Su Gli occhi di Ipazia, come dicevo, è stato complesso mettere a fuoco un percorso che aiutasse il pubblico a entrare nelle questioni, nelle ragioni fondamentali e che avvicinasse anche a questo doppio livello: la storia del presente e la storia di Ipazia storica, e che aiutasse a comprendere proprio quali erano le questioni in campo. Penso che il compito della regia sia questo, chiaramente indirizzare lo sguardo (dello spettatore) perché se no, non ha senso, creare una leggibilità. Parlo, però, in accordo con tutti gli altri elementi, le presenze dei cantanti, cioè con i corpi che ci sono in scena, con la parte musicale, quindi la parte del maestro, la parte del compositore. Ecco, qui è una questione di modo di intendere il rapporto con tutte le varie parti compreso il pubblico, perché anche il pubblico è una parte di questa relazione.” Nel lavoro con i giovani cantanti che studiano anche la recitazione allo Sperimentale ha spiegato che:” Il lavoro sul testo è fondamentale per la presenza scenica perché se non capisci quello che dici, non lo dirai mai in maniera convincente gli ho chiesto di essere attori. Tra loro c’era chi era più preparato, chi meno, però poi questo lavoro ha effetti sul gruppo che è più convincente.”

Ne La legge, la riuscita messa in scena era essenziale la scena e le luci evocavano “I mangiatori di patate” di van Gogh, la regista ci ha anche detto che ha fatto vedere quelle immagini per calare i protagonisti nella vicenda. Inoltre per legare le due opere ha fatto proiettare sul velario trasparente, che chiudeva scena verso il pubblico, le foto di contadini dell’epoca dai due cantanti che avrebbero poi interpretato l’Onorevole e G.I. Tra le due opere senza intervallo è stata prodotta un’intervista, dell’epoca, alla vedova di uno dei braccianti ammazzati a Melissa. La donna rispondeva alle domande con grande dignità, ribadendo decisamente che non avrebbe mai accettato aiuti da chi le aveva ucciso il marito.

Ne Gli occhi di Ipazia la maggiore difficolta della messa in scena era il feroce linciaggio finale. La soluzione adottata è stata simbolica ed efficace, l’immagine di Ipazia in scena veniva oscurata con vernice nera e pure veniva annerita Vera, la protagonista, una cancellazione simbolica che alludeva all’annientamento e alla totale distruzione fisica della donna per eliminare anche la memoria, come fu nella tentata, ma non riuscita completamente, damnatio memoriae per Ipazia. La realizzazione scenica è stata essenziale ed efficace e si avvalsa in entrambe le opere della direzione tecnica e luci di Maria Elena Fusacchia e dei costumi di Clelia De Angelis.

I giovani interpreti hanno ben risposto alle indicazioni del direttore e della regia dando buona prova sé, ne La legge Veronica Aracri ha fornito una prova molto convincente nel ruolo della Vecchia, bene Mariapaola Di Carlo e Dario Sogos. Ne Gli occhi di Ipazia si sono ben calati nei due ruoli principali, che presentano non poche difficoltà di interpretazione, Alessia Merepeza, come Vera, e Marco Gazzini, come G.I, bene Antonia Salzano, la Rettrice, Paolo Mascari, un Onorevole, e Aloisia de Nardis e Davide Peroni, le due voci recitanti fuori scena.
Al termine il numeroso pubblico presente ha lungamente applaudito tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo, in scena e fuoriscena, gli applausi hanno anche festosamente accolto il maggiore protagonista: il Maestro Giacomo Manzoni, autore di queste opere, e anche Sonia Arienta, autrice del testo.

Pubblicato in: 
GN38 Anno XV 12 settembre 2023
Scheda
Titolo completo: 

77° Stagione Lirica Sperimentale di Spoleto e dell'Umbria
Eine Kleine Musik 2023
Spoleto Teatro Caio Melisso
Venerdì 25 agosto ore 20,30
La legge
Musica e testo di Giacomo Manzoni
Prima assoluta della versione per ensemble (2023)

Interpreti
Giovane Donna Mariapaola Di Carlo
Vecchia Veronica Aracri
Uomo Dario Sogos
La parte corale è registrata digitalmente dal Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma diretto dal Maestro Norbert Balatsch

Gli occhi di Ipazia
Musica di Giacomo Manzoni
Testo di Sonia Arienta
Prima assoluta
Commissione del Teatro Lirico Sperimentale

Interpreti
Vera Alessia Merepeza
Rettrice Antonia Salzano
G.I Marco Gazzini
Un Onorevole Paolo Mascari
Voci recitanti Aloisia de Nardis e Davide Peroni

Direzione musicale Marco Angius
Regia Claudia Sorace
Drammaturgia Riccardo Fazi
Direzione tecnica e luci Maria Elena Fusacchia
Costumi Clelia De Angelis
La parte corale è registrata digitalmente dal coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto diretto dal Maestro Mauro Presazzi