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Accademia Filarmonica Romana. Vivaldi secondo Sardelli
Tra i vari interessanti eventi proposti nel programma dei Giardini dell'Accademia Filarmonica Romana, uno spazio è stato dedicato alla presentazione di libri nella Sala Casella. Il 27 giugno è stato presentato Vivaldi secondo Vivaldi. Dentro i suoi manoscritti di Federico Maria Sardelli edito da Il Saggiatore, con l’autore e Michele dall’Ongaro, autore della prefazione.
Federico Maria Sardelli è direttore d’orchestra, compositore e flautista, fra i massimi esperti dell’opera di Vivaldi e responsabile del catalogo vivaldiano, ma anche scrittore, scorrevole, arguto, chiaro nello spiegare le trame più intricate e pittore. La conversazione tra i due per mettere in luce contenuti del saggio si è svolta in un'atmosfera salottiera.
Di Vivaldi si era persa la memoria, anche del nome, poi il suo nome era ricomparso nel ’800 in relazione agli studi su Bach, che fu citato in tribunale con l’accusa di aver fatto passare come sue opere di Vivaldi, accusa che il Kantor riconobbe vera. Questo suscitò la curiosità dei musicologi che nulla sapevano di questo, allora misterioso, musicista. Sardelli ha già ricostruito, ne L’affare Vivaldi (Sellerio) la storia molto complicata della scomparsa del Corpus delle opere vivaldiane, e del suo fortunoso ritrovamento nel secolo scorso.
In un altro saggio, Il volto di Vivaldi (Sellerio), Sardelli ha studiato i ritratti di veri o presunti e gli artisti che li hanno realizzati, che grazie alla sua competenza artistica, analizza con divertita abilità. Sardelli sempre per Sellerio ha scritto anche un breve romanzo storico Lucietta, organista di Vivaldi, che ha come sfondo storico l’Ospitale della Pietà dove aveva lavorato il “Prete rosso” istruendo le “Putte” straordinarie e famose virtuose polistrumentiste.
Quest’ultima fatica è un saggio, nato dalla lettura e analisi dei manoscritti dell’intero catalogo vivaldiano, l'autore vuole evidenziare le peculiarità della scrittura musicale di Vivaldi, un’analisi tecnica, non a caso il saggio è pubblicato da Il Saggiatore. La quasi maniacale cura nella scelta e meticolosa differenziazione dei tempi, nella diversificazione dei ritmi e dei colori mettono a tacere i giudizi superficiali che troppo spesso ritornano: “scrive sempre lo stesso concerto”. Sardelli ha detto che il compositore, nonostante le precarie condizioni fisiche, era attento a evidenziare questi aspetti nella scrittura della partitura e delle parti staccate da distribuire agli esecutori.
Era un lavoro faticoso affrontato per risparmiare, perché il lavoro dei copisti costava e perché spesso pubblicavano le opere senza riconoscere nulla all’autore. Inoltre Sardelli ha affermato che non vuole sminuire il lavoro pioneristico fatto da Casella, ma contestualizzarlo storicamente, in quanto la generazione degli anni ’80 (Casella, Respighi, Malipiero) aveva studiato autori antichi come Monteverdi, Palestrina secondo la sensibilità dell’epoca. Nè tantomeno il suo intento è criticare le incisioni discografiche storiche di ensemble come quelle de I Musici. Inoltre ha asserito che neanche vuole imporre dogmaticamente la modalità di esecuzione, ma fornire uno strumento di conoscenza anche agli ascoltatori.
Al termine della conversazione in un’atmosfera cordiale di Hausmusik si sono uniti a Sardelli, al flauto, Enrico Dindo al violoncello e Simone Vallerotonda, alla tiorba, nell’esecuzione di un Trio forse vivaldiano e un brano di anonimo di variazioni sul tema della “Follia”. Questo incantevole e elegante fare musica tra amici ha riscosso gli applausi del folto pubblico presente.