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Here After-L'Aldilà. Un horror psicologico sulla pre-morte
In uscita nelle sale il 25 luglio, Here After - L'Aldilà, vede il regista e produttore Robert Salerno (noto per film come Smile e Fade Out) alle prese con la storia di Robin (Freya Hannan-Mills), una talentuosa pianista adolescente che sopravvive miracolosamente a un'esperienza di pre-morte. Dopo questo evento, Robin inizia a mostrare comportamenti inquietanti e pericolosi. La madre, Claire (Connie Britton), preoccupata per il cambiamento radicale della figlia, è costretta a confrontarsi con un segreto doloroso del passato.
La scommessa del regista è quella di convincere gli spettatori che attraverso le esperienze di pre-morte possiamo avere un accesso all'aldilà: e queste esperienze possono sia essere le premesse per una storia dalle tinte horror, sia la via verso una dimensione mistica e religiosa.
Ci è sembrato comunque che, pur partendo da un'idea intrigante, il regista volesse tenere troppo aperta la porta per condurre gli spettatori verso un dramma psicologico e insinuare insieme il valore dell'esperienza religiosa. Non a caso il film è ambientato nella Roma dei nostri tempi, tra scuole cattoliche e borghesia che sconta i propri sensi di colpa quasi per essersi allontanata dai valori tradizionali della famiglia religiosa. Come horror è quindi troppo light: la trama, basata sull'affascinante presupposto delle esperienze di pre-morte, tradisce un'idea di base promettente, ma la sua esecuzione lascia a desiderare sotto diversi aspetti.
Certo, qua e là si notano echi di film celebri del genere, come L'esorcista (1973): l'analogia sta nel fatto che nel film di 50 anni fa si esplora la possessione demoniaca attraverso la storia di una giovane ragazza, Regan, che subisce una serie di cambiamenti inquietanti e spaventosi dopo essere posseduta da un'entità maligna. Ma Here After - L'Aldilà si concentra più sul dramma psicologico della madre e sui cambiamenti di Robin, mentre L'esorcista si immerge completamente nell'orrore della possessione, con scene memorabili, il terrore psicologico e gli effetti speciali all'avanguardia per l'epoca, che contribuiscono a un'esperienza di horror pura e intensa.
Un'altra analogia che ci viene in mente è quela con The Others (2001) con Nicole Kidman, un horror gotico che esplora la vita di una madre e dei suoi figli in una casa infestata. Il film gioca sul mistero e sull'atmosfera per creare tensione e paura. La suspense e l'atmosfera inquietante sono costruite magistralmente, con colpi di scena che mantengono lo spettatore con il fiato sospeso.
Qui invece il fulcro del racconto è la trasformazione di Robin da ragazza tenera e accondiscendente a figura aggressiva e violenta. Tuttavia, il film si concentra maggiormente sulla madre, Claire, interpretata da Connie Britton, una donna divorziata che cerca disperatamente di salvare la figlia e fare i conti con il proprio passato doloroso.
Britton offre una performance intensa e convincente, con frequenti riprese a campo stretto sul suo volto segnato dall'angoscia. Tuttavia, la narrazione sembra quasi sovraesporla, rendendo il film più un dramma psicologico che un horror. Mentre le sue lotte interne e la sua determinazione a proteggere Robin sono commoventi, l'elemento horror rimane sottotono.
Le scene che dovrebbero risultare spaventose, infatti, sono spesso verbose e meno definite, mostrando poco degli atti malvagi di Robin. Questi atti, quando finalmente rappresentati, risultano banali e per nulla impressionanti rispetto agli standard del genere horror.
Il film guadagna punti per la sua esplorazione delle esperienze di pre-morte e per l'interpretazione di Britton, ma perde slancio quando si tratta di offrire un vero e proprio spavento. La partecipazione di un gruppo di persone che condividono le loro esperienze di pre-morte aggiunge un tocco interessante, contrastando le esperienze negative di Robin con racconti di amore e pace.
In conclusione, Here After - L'Aldilà è un film che oscilla tra il dramma e l'horror, senza riuscire a eccellere completamente in nessuno dei due generi. È un racconto drammatico e psicologico con incursioni in altri generi e che si concentra principalmente sulla psicologia della madre e sul suo tentativo di salvare la figlia. Nonostante le sue lacune, merita di essere visto per la solida interpretazione di Connie Britton e per l'originale premessa narrativa, che apre lo spiraglio alla dimensione del trascendente attraverso l'istante della morte. Come ha scritto la filosofa francese Simone Weil: "Mi sono sempre proibita di pensare al futuro, ma ho sempre creduto che il momento della morte sia la norma e la meta della vita. Pensavo che per coloro i quali vivono come si conviene sia l’istante in cui, per una frazione infinitesimale di tempo, la verità pura, nuda, certa, eterna penetra nell’anima. Posso dire di non aver mai desiderato per me alcun altro bene. Pensavo che la vita che conduce a questo bene non sia definita soltanto dalla morale comune, ma consista per ciascuno in una successione di atti e avvenimenti rigorosamente personale, e così obbligatoria che chi se ne discosta fallisce la meta".