Animal Social Club. Nella Milky Way temporale

Articolo di: 
Stefano Coccia
In the Milky Way

Non è certo una scommessa da poco portare la fantascienza a teatro, come per questo spettacolo intitolato The Milky Way. Tra le condizioni per cui l’esperimento abbia successo vi è, ovviamente, la ricerca di un contesto adatto. E nell’evento del 28 febbraio scorso all’Animal Social Club di Roma, particolarissimo locale in zona Tiburtina i cui ambienti sembrano avere dalla loro un timbro futuristico, post-industriale, questo equilibrio lo si è senz’altro raggiunto.

Come è successo in un precedente appuntamento programmato invece a gennaio (e altri ne seguiranno), con lo scrittore Francesco Verso (già vincitore del Premio Urania nel 2009, con il romanzo e-Doll) e l’agguerritissimo nucleo di artisti che gli fanno compagnia in questo innovativo progetto, l’idea di sperimentare coi diversi linguaggi sembra piacere parecchio. Ne è uscita fuori una serata carica di suggestioni.

Codesto appuntamento invernale, destinato a chiudersi in tarda serata con un dj-set o per meglio dire “Space set”, era già cominciato all’insegna di una dichiarata e avvincente multimedialità, grazie alle proiezioni organizzate nella saletta video; proiezioni che ci hanno permesso, tra l’altro, di riscoprire il bizzarro e intrigante Teknolust, film realizzato dalla videoartista Lynn Hershman-Leeson nel 2002; un esempio di science fiction a basso costo in cui vanno ad incastrarsi idee originali, scenografie e costumi degni di nota, nonché partecipazioni attoriali di tutto rispetto come quelle da noi particolarmente apprezzate, vista peraltro l’eccentricità dei ruoli, di Tilda Swinton e Jeremy Davies. Ma veniamo finalmente al teatro!

E parliamo quindi di The Milky Way, presentatoci come “a show on diversity (quite unlike itself), incursioni e sabotaggi nella fantaletteratura tra passato e presente”. Il presente coincide nella fattispecie con gli ultimi due racconti, partoriti dalla fantasia inquieta del succitato Francesco Verso, mentre ad essere messe in scena per prime sono le storie di autori che rientrano ormai tra i “classici” del genere, come Fredric Brown e Robert Sheckley. Ed è in particolare il primo dei due, considerato un maestro del racconto breve, folgorante, a metterci addosso qualche brivido, attraverso la vicenda di un’insolita invasione aliena, con figure di dimensioni enormi e solo apparentemente innocue a passeggio per la Terra; l’opera in questione non la conoscevamo, ma elementi tipici dell’autore quali il rovesciamento del punto di vista abituale, l’umorismo nero e il cinismo dell’epilogo ci hanno subito indirizzato verso la penna ironica e pungente di Frederic Brown.

Molto efficace anche la cornice narrativa dello spettacolo, ricavata da una paradossale parabola sui viaggi nel tempo. Senza entrare più di tanto nel merito dei singoli frammenti, va subito precisato che la loro forte presa emotiva è debitrice sia delle speciali atmosfere createsi sul palco che della disinvoltura di Katiuscia Magliarisi e Chiara Condrò, le due attrici coinvolte nel progetto.

All’inizio vediamo le figure delle due attrici, avvolte in stravaganti costumi simili a tute spaziali, entrare in scena con passo felpato mentre immagini ipnotiche scorrono sullo sfondo, e musiche altrettanto suggestive cominciano a riempire il locale. Abbiamo parlato infatti di atmosfera. Il contributo più grosso lo offre in tal senso il musicista Simone De Filippis detto non a caso "master of theremin": oltre a farsi valere con la chitarra elettrica, l’ispiratissimo De Filippis è infatti in grado di deliziare l’uditorio con le sinuose sonorità del primo strumento musicale elettronico,  inventato nel 1919 dal fisico sovietico Lev Sergeevič Termen, che qui si rivela quanto mai idoneo a riecheggiare sigle, commenti musicali, temi ansiogeni della vecchia fantascienza televisiva e cinematografica.

Sound elettrizzante. Viaggi nel tempo. Insospettabili alieni. Palco arredato con poche e conturbanti suppellettili. Le parrucche ultra-pop di Chiara e Katiuscia. E in questo calderone è proprio la loro bravura, nel fare qualcosa che si avvicina al teatro di narrazione ma con una comunione più alta nei confronti della fisicità delle (situ)azioni, a guidarci agevolmente tra le diverse storie, fino a quelle dell’ispiratore Francesco Verso che anche come autore si fa sempre apprezzare; soprattutto quando ad essere interpretato è un suo ironico ma allo stesso tempo raggelante apologo, sulle morti in diretta dalle venature sadiche da lui immaginate in un prossimo futuro. E con questo florilegio di racconti presi dalla science fiction e addobbati per l’occasione, la nostra esplorazione della Via Lattea può dirsi appena agli inizi. Un grazie, quindi, ai coraggiosi cosmonauti che si sono lanciati alla conquista non dello Spazio, ma di uno spazio teatrale.

Pubblicato in: 
GN18 Anno V 12 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Animal Social Club - Roma

The milky Way
a show on diversity (quite unlike itself)
incursioni e sabotaggi nella fanta_letteratura tra passato e presente
(guest story: LA MORTE IN DIRETTA DI FERNANDO MORALES di F. Verso)
di e con
katiuscia magliarisi | e-reader
chiara condrò | e-reader
simone de filippis | toys theremin guitar
 su testi di

fredric brown, robert sheckley, philip k. dick, francesco verso

ANIMAL SOCIAL CLUB
via di portonaccio 23/e - roma
a partire dalle h 20.30
ingresso: 6 € con tessera gratuita