Carnage. Precari equilibri e verità nascoste

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
I Longstreet e i Cowen

I titoli d'apertura annunciano fin dall'inizio che il lungometraggio è tratto dall'opera teatrale "Le dieu du carnage" ("Il dio del massacro") scritta nel 2006 da Yasmina Reza, scrittrice e drammaturga francese, ma anche co-sceneggiatrice insieme al regista Polanski. Originariamente ambientata a Parigi, poi a New York quando fu messa in scena a Broadway, infine a Brooklyn in questo adattamento cinematografico.

La vicenda, proprio come una drammatizzazione su palcoscenico, si sviluppa totalmente all'interno dello spazio circoscritto dalle quattro mura di un appartamento, in cui ogni piccolo dettaglio scenografico gioca un ruolo importante nella comprensione dei personaggi e della storia stessa.

La prima scena – la cui inquadratura può essere considerata un "campo medio" – viene filmata senza alcun movimento dalla macchina da presa, quasi volesse mantenere una sorta di distacco oggettivo dagli avvenimenti. Presso un parco della città è in corso un'accesa discussione tra due ragazzi, Zachary e Ethan, finchè il primo reagisce alla provocazione con la violenza.

In seguito, i genitori degli adolescenti coinvolti decidono di incontrarsi per parlare dell'accaduto nell'abitazione dei coniugi Longstreet (Jodie Foster e John C. Reilly), il cui figlio Ethan ne era uscito con due incisivi rotti.

Le coppie stabiliscono poi un secondo incontro con entrambi i ragazzi, con l'obiettivo di un chiarimento pacifico, ma i diversi punti di vista sull'accaduto e ulteriori questioni sollevatesi durante i primi formali approcci, determinano il prolungamento della permanenza dei coniugi Cowen (Kate Winslet e Christoph Waltz) nell'abitazione.

Si tratta di un lungometraggio basato molto sulla tenuta degli attori in scena, i cui quattro personaggi – protagonisti e sostanza della vicenda stessa – non sono altro che simboli di diversi tipi e caratteri umani, di ideali positivi e negativi con pressanti zone di girgio.

Inoltre, ritengo interessante il fatto che in questo film il tempo della storia corrisponde perfettamente al tempo del lungometraggio stesso, fatto insolito e raro per una produzione cinematografica, dove solitamente il regista gioca con dilatazione e contrazione del flusso temporale degli eventi, in base al rilievo che intende attribuirgli.

In questo caso, invece, proprio come nella vita quotidiana, essi vengono presentati nel loro naturale svolgersi cronologico, caratterizzato da momenti di maggiore o minore importanza, fatti anche di silenzi e semplici scambi di sguardi, come accade spesso rapportandosi con estranei.

L'interesse del poliedrico Polanski, a mio avviso, può in qualche modo essere ricollegato a quello manifestato da Hitchcock nel film "La finestra sul cortile" del 1954, poichè in entrambi i casi l'intento è quello di osservare le relazioni e le problematiche degli individui all'interno delle proprie case, cercando di carpirne le sfumature. Se, però, un osservatore esterno e parziale come il protagonista del celebre film sopracitato può solo dare una visione soggettiva degli eventi considerati da lontano, diversamente Polanski, filmando gli avvenimenti dall'interno, rende possibile un'osservazione oggettiva del rapporto tra i coniugi che, solo col passare del tempo trascorso insieme, manifestano i veri caratteri individuali, le passioni, le ansie, gli ideali e gli anti-ideali di riferimento, fino ad esprimere una propria concezione della vita stessa.

Nonostante quest'opera – che, attraverso l'adattamento di Polanski, unisce lo spazio del teatro con i presupposti del cinema – non racconti una vera e propria storia, attraverso la focalizzazione su un numero esiguo di personaggi, dettagli ed eventi, mette in luce e denuncia le contraddizioni, le fissazioni e i preconcetti delle persone comuni, spesso nascosti dietro convenevoli e comportamenti educati.

"Carnage", a mio parere, determina quindi, in ultima analisi, un capovolgimento della vaga ironia che lo caratterizza in favore di una sorta di sentimento del contrario, tipico dell'umorismo di matrice pirandelliana, che nasce dall'irriducibile contrapposizione tra sentimenti manifestati e celati, così come tra apparenza e realtà.

Pubblicato in: 
GN71 Anno III 17 ottobre 2011
Scheda
Titolo completo: 

Carnage (Carnage)

REGIA: Roman Polanski
SCENEGGIATURA: Roman Polanski, Yasmina Reza
ATTORI: Kate Winslet, Jodie Foster, Christoph Waltz, John C. Reilly

Uscita al cinema 16 settembre 2011

FOTOGRAFIA: Pawel Edelman  
MONTAGGIO: Hervé de Luze  
MUSICHE: Alexandre Desplat, Alberto Iglesias
PRODUZIONE: Constantin Film, SBS Productions
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Germania, Francia 2011  
GENERE:  Drammatico
DURATA: 79 Min.
FORMATO: Colore
NOTE: Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2011.

SOGGETTO: Tratto dall'opera teatrale "Le dieu du carnage" ("Il dio del massacro") del 2006 di Yasmina Reza.