Da Rembrandt a Vermeer. Il tocco lieve della luce

Articolo di: 
Livia Bidoli
Hendrickje Stoffels

Gli interni della case avvolgono caldi e affettuosi l’occhio dello spettatore che, timidamente, scruta una madre (La madre, Pieter De Hooch, 1661-63 circa) di fronte alla culla mentre una bimba osserva rapita la giornata assolata che si staglia di fronte ai suoi occhi increduli.

Continuiamo ad aggirarci nelle stanze e si profila un’anziana donna che sbuccia la mela, attenta a farne ricadere le buccie sullo strofinaccio poggiato sulla gonna (Vecchia che sbuccia una mela di Nicolaes Maes). Ancora interni ed ecco che un bagliore accarezza il volto della fanciulla con una collana di perle al collo, fra le mani, ed il luccichio di un orecchino di perla al lobo (Ragazza col filo di perle, Jan Vermeer, 1662-65 circa). Abbagliati notiamo una giacca gialla con i profili di ermellino, indovinando qualcos’altro dietro quel regalo momentaneo, un po’ come nell’omonimom film tratto dal libro di Tracy Chevalier.

In questi interni borghesi si raccontano storie quotidiane, segreti appena sussurrati come nella donna raffigurata da Rembrandt (Hendrickje Stoffels, Rembrandt, 1656-57) , con il volto lievemente chinato verso il basso, ed una posa però piuttosto confidenziale, il vestito slacciato ed una fede che ne indica l’appartenenza a qualcun altro. Forse proprio uno dei mercanti che comprava quadri in quel periodo, tanti nei Paesi Bassi, e che spinsero la pittura verso la rappresentazione fedele ed operosa del ceto borghese, propria dell’etica protestante e diffusa tra Olanda e Fiandre.

La collezione proveniente tutta dalla Gemäldegalerie di Berlino e a cura del suo direttore, Prof. Bernd Lindemann, profila un percorso che da Piazza Dam ad Amsterdam (Piazza Dam ad Amsterdam, Iacobsz van Tuisdael) giunge fino al intrufolarsi dentro la casa di Esaù che vende per un pasto il suo diritto di primogenitura (Esaù vende il diritto di primogenitura, Hendrick ter Brugghen), per raccontar per traslazione di quanto fosse primario il denaro. I vizi come le virtù sono mostrate nella loro travolgente autenticità e si percorre una cucina colma di pesci e di carni dove un uomo tenta di sedurre una giovinetta (Interno di cucina con parabola del grande banchetto, Wtewael, 1605). Oppure si assiste ad una rissa tra bari (Rissa di giocatori di carte, Jan Steen, 1664-65) per giungere alla magniloquenza della ritrattistica di Van Dyck.

Tra tutti questi grandiosi autori spicca un elmo un tempo attribuito a Rembrandt ed ora alla sua scuola (L'uomo con l'elmo d'oro, Anonimo della scuola di Rembrandt, 1650-55 circa), che però riassume tutto quel carico di luce e di ombre che spiccano in questi quadri, i chiaroscuri di caravaggesca memoria qui conservano il loro lato baluginante, a cercare di illuminare quei tratti che rendono espressivi i volti, le azioni, la sostanza dei colori.

Pubblicato in: 
GN1/ 3-17 novembre 2008
Scheda
Autore: 
Fondazione Roma Museo
Titolo completo: 

Da Rembrandt a Vermeer
Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600
Curatore Bernd Lindemann, direttore della Gemäldegalerie di Berlino
Roma, Museo del Corso: 11 novembre 2008 – 15 febbraio
Catalogo Federico Motta Editore

Anno: 
2008
Voto: 
7.5