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Hiroshige. La parvenza della luna
La mostra di Utagawa Hiroshige (1797-1858) al Museo Fondazione Roma è un salto in un’altra dimensione. Sembra quasi di essere planati in una realtà sottile, le cui parvenze coincidono con una poetica del disegno e dei colori del tutto assimilabile alla lentezza, un passo che conduce verso l’anima cromatica riversa nelle sue linee.
Un connubio di stagioni in differita planare, come gli aironi, i fagiani dal piumaggio cromatico quanto il pavone, un innervamento di linee immerse nel blu cobalto che sottende alle spume, o nel rosso ottundente del sole calante. Inimmaginabili percorsi di purezza ci frastornano accogliendoci fra piccoli giardini zen e fontane in gorgoglìo rapido.
I suoni sono quelli naturali delle anatre come quelli di canti appena sussurrati in apnea nel profondo. Neve, fiori, inverno, primavera, e di nuovo estate per parafrasare un film di Kim Ki-duk dal titolo simile, Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera del 2003, regista sud-coreano che racconta la vita di un monaco buddista. La sua casa al centro del lago sembra la dimora in cui Hiroshige vive per disegnare e dipingere i suoi paesaggi incontaminati nella loro levità incommensurabile.
Hiroshige è un pittore antico e non moderno come affermerebbe la sua datazione (inizia intorno al 1830), ed è talmente irreale che Van Gogh stesso ne ha copiato due dipinti (sono presenti in mostra le copie digitali RAI), riproducendone i tratti in colori carichi, così lontani eppur vicini ed influenti sulla sua pittura. Impressionismo e post-impressionismo ne hanno tratto una visione fluttuante della natura, inscenata da pennellate brevi e calcolate, senza sovraccaricare il foglio di materia densa e inutile.
Le 200 stampe policrome che raccontano il monte Fuji, la delicata punta innevata, i mercati pieni di gente, la varietà sconosciuta ed imperdibile dei pesci giapponesi, gli splendidi crisantemi e ciliegi in fiore, raccontano di un paradiso riprodotto anche nelle fotografie all’albumina dipinte a mano come il Ponte di Arashiyama a Kyoto.
Ci indica l’uscita un piccolo disimpegno con le due riproduzioni Il giardino dei susini a Kameido ed il Piccolo pero in fiore dal grande pittore triste che è Van Gogh, ricordandoci che si sta inoltrando la primavera, e che sotto la neve spuntano i primi sparuti boccioli di una natura che sempre ci accoglie col suo calore.