Il Mare a Santa Cecilia. Effluvi lunari sul fiorir dell'aurora

Articolo di: 
Livia Bidoli
La Grande Onda

L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia insieme al Roma Europa Festival hanno presentato, tra 14 e 17 novembre 2009, un programma sinfonico al Parco della Musica del tutto dedicato a Il Mare. Da Britten per Debussy fino a Rimskij-Korsakov tra i veli della Principessa Shéhérazade.

Benjamin Britten, nato nel Suffolk sul mare, s’ispirò per questi Quattro Interludi Marini, all’opera di George Crabbe, poeta britannico che su The Borough tracciò la malasorte del suo protagonista, ovvero Peter Grimes, su cui Britten ideò l’opera completa eseguita per la prima volta nel 1945. La parte che Antonio Pappano e l’Orchestra di Santa Cecilia musica sono i quattro che il compositore stesso legò tra loro. L’introduzione è flebile con Dawn-Alba, e flautata, i violini imitano il suono del vento e sembra quasi di veder giocherellare dei bambini fra l’onde, vicino a riva. I panorami naturali ci accolgono in questa Sunday Morning-Domenica mattina rilassata, quando i lavoratori del mare (cfr. Les travailleurs de la mer di Hugo, 1866) si riposano fino a tardi senza quelle scadenze temporali così dure e senza requie.

La vita diurna dei primi due episodi ci conduce alla gioia dissonante di una musica imperlata di una vitalità inquieta, e qui rintocchi delle campane e la nota di mi bemolle profilano a Peter la sua tragedia che nelle parti “notturne”, Moonlight-Chiaro di luna e Storm-Tempesta prenderà avvio e giungerà a mesta conclusione. Ancora però i touches de grâce dell’aurora spengono il disordine interiore di Grimes che solo al Chiaro di luna, accendendosi di vibrazioni, inizia a confessare i tormenti. Nella Storm-Tempesta affogherà i propri dispiaceri ed il mare disperderà con lui – cromaticamente – il suo fuoco, in un misto di pathos e fermento.

La mer di Debussy che dà il titolo alla serata, viene preannunciata da un’opera coeva Pelléas et Mélisande (1902) in cui si ha una prima stesura dei tre schizzi sinfonici terminati nel 1905. Il cappello è proprio l’alba, De l’aube à midi sur la mer, che richiama gli uccelli in volo a pelo d’acqua, una forza leggera li agita e gli fa cambiare continuamente traiettoria. Le percussioni incedono e rimestano turbamenti dei due giovani innamorati dell’opera, le trombe ed i tromboni declamano una vittoria del mare su sé stesso attraverso un’elevazione in stato di grazia. I giochi del vento e delle onde, Jeux de vagues, inondano di spruzzi di schiuma gli strumenti in una rosa di bagliori. La mer è la mère, la madre di tutto che dialoga con i suoi figli che siano pesci o uccelli trasportati dal vento. Gli uomini sono ancora lontani e l’oscurità del Dialogue du vent et de la mer apporta una coloritura grave che li inquieterebbe: il flettersi delle onde e lo schioppettare del vento, intreccia una litania onirica in re bemolle che definisce lo sfuggente sapore salato del mare, liberato dai giochi degli uomini, in dialogo con sé stesso ed i propri simili.

La natura è ancora distante in Rimskij-Korsakov e nella sua meravigliosa suite sinfonica op. 35 Shéhérazade, del 1888. Il mare e la nave di Sinbad propongono immediatamente le luci sfavillanti dei racconti di Le mille e una notte di Shéhérazade e, fra i suoi ditirambi, scorgiamo lo svolazzare delle parole fra le pieghe delle tuniche o l’incresparsi al vento delle vele. La dicotomia maggiore è tra la grazia del mi minore della Principessa che racconta ed il roboante Sultano in si minore che, in particolare nel terzo episodio Il giovane principe e la giovane principessa, sono piuttosto evidenti.

La direzione di Antonio Pappano, qui coadiuvata oltreché dall’Orchestra dal violino solista di Markus Wolf, è sempre sicura ed attenta nonostante i repentini cambiamenti nei timbri e le impetuosità che, a nostro dire, tanto lo aggradano. Purtroppo come nel Peter Grimes di Britten, il naufragio è alle porte: il frenetico divampare da un motivo all’altro e l’incisivo angosciare delle onde è mitigato solo dai suadenti violini di Shéhérazade. Il mare in burrasca non si placa che nel finale, ma non prima del profluvio di suoni e di temi, confluendo anch’esso nelle profondità del mare, dove giungono a compromesso anche gli spiriti più avversi. Una liquefazione che tanto ci fa meditare su questo grembo di raccoglimento per le riflessioni e le fluidificazioni di futuri scenari archetipicamente armonici.

Nota a margine. La grande onda di Houkusai (nella foto) che in origine era sulla partitura di La mer di Debussy riveste il libretto del programma rimandando ad una mostra, quella di Hiroshige al Museo del Corso della scorsa estate, fluida anch’essa, e lunare come sembra a volte la materia, dissepolta, del mare.

Pubblicato in: 
GN3 Anno II 3 dicembre 2009
Scheda
Titolo completo: 

Il Mare
Martedì 17 novembre 2009
Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore

Britten Quattro interludi marini, dal Peter Grimes
Debussy La mer
Rimskij-Korsakov Shéhérazade

Auditorium Parco della Musica - Roma
Sala Santa Cecilia

Voto: 
10
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