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Hiroshige. La linea serpentina del Sé
La mostra di Utagawa Hiroshige (1797-1858) Il maestro della natura al Museo Fondazione Roma iniziata il 17 marzo e prolungata fino al 13 settembre 2009 ti accoglie in un giardino alla giapponese, fatto di terra, pietra e piante, ma soprattutto acqua.
Acqua che scorre nel catino di pietra, da due bocche, in una sorta di sincronia musicale, sullo sfondo di versi di uccelli che sembrano portarti fuori, in un altro spazio e, come per magia, in un altro tempo, quello delle fiabe. Perché lo scorrere dell'acqua può essere una metafora della vita, il suo specchio.
Quasi a tornar parte della natura, da noi umani poco rispettata, e a sentire finalmente il silenzio, il silenzio delle parole inutili, il silenzio dei rumori della città, rimasta fuori. Ad ascoltarlo infine questo silenzio, come se il giardino fosse un luogo di purificazione, un chiostro, per l'anima errante in cerca di armonia, un assoluto non necessariamente religioso, ma sicuramente ideale.
Luci basse, pareti scure e paraventi trasparenti, sagome di persone in controluce e poi i quadri, spesso minuscoli. Tanti, tantissimi su paesaggi naturali, dai colori naïves, con uccelli e insetti variopinti; fiori colti nell'ambiente, mai recisi; alberi ramificati, rifugio di animali, e nuvole alte; ponti di legno, basse sponde di fiume, isole sul lago, affacci sull'oceano. Ma anche paesaggi umanizzati, quieti, dove la folla sembra sospesa ad un palmo da terra, pur se ai tavolini di un bar.
Due cose mi hanno colpito più delle altre: la raffigurazione della pioggia, disegnata come raggi fitti fitti, quasi strali neri obliqui, e della neve, soffice come quella di panna dei biglietti di Natale.
Non poteva mancare nell'esposizione una sorta di ponte tra la quiete di questo Oriente e il tumulto del nostro Occidente: sono le stampe digitali di due quadri di Van Gogh, che ritrasse due dipinti del pittore giapponese vissuto qualche decennio prima, il quale si era a sua volta ispirato allo stile occidentale ottocentesco ed ebbe influenza poi sull'impressionismo e sul post-impressionismo.
L'opera di Hiroshige è un balzo in un'altra dimensione, da cui senti l'esigenza di portare qualcosa via con te. Non soltanto il quaderno di viaggio (un opuscolo bianco, dato in omaggio), con i timbri di colore diverso che puoi usare a testimonianza del percorso tra le sezioni della mostra.
E' una mostra diversa, che si avvolge su se stessa e avvolge te in una linea curva e serpeggiante, che mentre si snoda verso la sua stessa fine ti riporta all'inizio, come un viaggio nel labirinto di sé.