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Dopo il matrimonio. Vent'anni dopo
Il remake del film di Susanne Bier del 2006, omonimo, Dopo il matrimonio (After the Wedding), e diretto da Bart Freundlich, esce nei cinema il prossimo 27 febbraio ed offre un cast di sicuro rilievo e perfetto per le parti principali: Michelle Williams è Isabel; Julianne Moore è Theresa; Billy Cudrup nel ruolo di Oscar e Abby Quinn (che canta anche la track finale) in quella della loro figlia Grace.
Lo schema è rivoltato, nel senso del genere dei protagonisti, rispetto al film della Bier: Isabel era allora Jacob nel film di Bier mentre Theresa era Jørgen; variano anche altri particolari piuttosto rilevanti e l'ambientazione: qui c'è uno scontro alla fine mitigato dal senso del film, tra società capitalista americana e ricca comparata all'estrema povertà dell'India, dove risiede l'orfanotrofio creato da Isabel vent'anni prima.
L'intreccio, come nel film scritto da Susanne Bier e Anders Thomas Jensen è interessante e credibile, oltrechè drammatico. Nel film tutto ruota intorno ad un viaggio e ad un passaggio fondamentale: il ritorno nel mondo del passato per Isabel, New York. Lei ha scelto una via diversa, l'India, e di dedicarsi a bambini che non hanno niente e nessuno, ma purtroppo sono finite le sue risorse economiche e, per guadagnarne altre tramite donazioni, dovrà tornare nella capitale del consumismo del nuovo mondo per ottenere un grande lascito dalla facoltosa entrepreneur di Horizon, una start up di servizi pubblicitari creata vent'anni prima da Theresa, ora sposata con Oscar. All'interno di questo nuovo luogo dove si sente asolutamente fuori posto, si snoderà un dramma affatto scontato, che qui tralasceremo di riassumere se non in minima parte.
Oscar è un artista contemporaneo sposatosi con Theresa: hanno una figlia che sta per sposarsi con uno dei dipendenti di Theresa, Frank (Will Chase) e due gemelli di 8 anni. Oscar, naturalmente, conosceva Isabel, come può intuire chi ha visto il film della Bier, e dovranno risolvere una questione che vent'anni prima, in qualche modo, è stata lasciata in bilico.
Ottime interpretazioni di tutti: profondamente drammatico e commovente; realistico, un film per tutti e donatore di senso. In una frase semplice e cara agli americani: non tutti i ricchi sono cattivi ed hanno secondi fini.