Editoriale. La libertà è nella pace, Bertrand Russell

Articolo di: 
Livia Bidoli
Bertrand Russell

Piano B edizioni, dopo aver pubblicato più di un anno fa il libro "censurato" per oltre un anno a firma di Gianluca Magi sulla manipolazione nazista di Josef Goebbels (11 tecniche di manipolazione oscura: qui trovate il mio approfondimento), pubblicano uno degli scritti di uno dei pilastri del pacifismo, massimamente conosciuto per la sua Storia della filosofia occidentale, il premio Nobel britannico Bertrand Russell: la sua serie di saggi sulla libertà ha appena visto la luce sotto la forma della raccolta intitolata "Il credo dell'uomo libero".

Bertrand Arthur William Russell (1872–1970), conosciuto anche come logico e matematico (ho cominciato da lì a conoscerlo) e poi approdato alla filosofia – noto anche per la presenza, nelle vesti di sé stesso e nei panni dell'attore Michael Ghough in Wittgenstein, film di uno dei registi più scabrosi degli anni '80 e '90, Derek Jarman – è stato il primo pacifista della storia moderna, il primo del Novecento: ed allora era pericoloso esserlo. C'è un memento ora, dovuto all'intensa azione di propaganda mediatica che vuole spingere a costruire due fazioni per il conflitto in Ucraina, spingendo lontano da un'analisi rigorosa dei presupposti storici che hanno condotto a questa invasione, di cui i paesi del blocco occidentale della NATO, in primis gli Stati Uniti, non sono di certo innocenti, al contrario, soggetti scatenanti.

Bertrand Russell prima fu sospeso dal Trinity College, nel 1917, poi finì in carcere nel 1918, per aver esortato gli Stati Uniti a non partecipare alla prima guerra mondiale, quella per cui Edward Bernays creò la prima firma di propaganda "a favore della guerra" e convincere gli americani che era giusto partecipare, ideando al tavolino del Crabtree Committee il "nemico unico", la Germania.

Non bisogna aspettare che un compositore analogo a Benjamin Britten scriva un altro War Requiem (dedicato allora alla seconda guerra mondiale), semplicemente perché questa imminente tragedia che qualcuno surretiziamente, vuole allargare, potrebbe ingoiare quegli stessi irresponsabili che la foraggiano senza responsabilmente ricordare che bisogna assolutamente immaginare un futuro, se non per sé, per gli altri e le future generazioni, primariamente. La politica dovrebbe avere come valore fondamentale l'etica e sembra quanto mai lontana financo dal rispetto del valore degli altri esseri umani: qui le forze al potere nel mio stato e negli altri stati occidentali stanno decidendo delle nostre vite senza nemmeno consultarci, senza minimamente pensare che vi sia un domani. Trovo tutto questo abominevole.

Io sono sulle medesime posizioni di Bertrand Russell nel 1917 e invito fermamente l'Europa e il mio paese, di cui il premier Draghi è responsabile in tutto e per tutto, anche nel futuro più lontano, e che decide oggi, a negoziare con la Russia affinché non vi sia un'escalation che non conviene a nessuno.

Io non sono nemica dei due popoli ucraino e russo e non farò il terribile sbaglio, di cui chiunque potrebbe amaramente pentirsi, di prendere posizione.

Ho una sola posizione, quella umana, identica a quella che Bertrand Russell prese a suo tempo.

Pubblicato in: 
GN17 Anno XIV edizione speciale del 2 marzo 2022
Scheda
Titolo completo: 

Piano B

Bertrand Russell
Il credo dell’uomo libero
Collana: Elementi   
Pagine: 160 Prezzo: €12,00