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Fantafestival Paura in 3D. La riflessione notturna dei Manetti Bros
Presentata alla Casa del Cinema di Roma per il 32° Fantafestival (18 giugno - 1° luglio 2012) l’anteprima del nuovo film scritto e diretto dai Manetti Bros “Paura in 3D”, con colonna sonora originale di Pivio. Dopo il discreto successo di “Circuito chiuso” per la regia di Giorgio Amato e “L’arrivo di chang” che ha riscosso il plauso del pubblico alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, un’altra autoproduzione dei fratelli romani sul filone dei film di genere indipendenti diretti da loro e da altri registi. La produzione questa volta è in collaborazione con la Diana Film, la Pepito e i Vision Project. Celebre, fra i produttori che hanno lavorato al loro fianco in passato, Carlo Verdone per il lungometraggio cult “Zora la vampira”, trampolino di lancio dell’attrice Micaela Ramazzotti.
Il film mostra la smisurata passione e l’atteso debutto dei Manetti nel cinema horror dalle sfumature pulp. La produzione in 3D ha dato ai registi la possibilità, più che di giocare con gli effetti speciali, di sperimentare una tecnica per dare respiro e profondità alle scene e offrire una via di fuga dall’atmosfera claustrofobica nella quale i personaggi rimangono intrappolati.
Fragilità e insanità mentale sono gli ingredienti stranianti che caretterizzano il variegato cast artistico; dal Marchese Lanzi, interpretato da Peppe Servillo, ricco e perverso collezzionista d’auto e non solo, al debuttante youtuber Claudio di Biagio, che interpreta Marco, un giovane musicista squattrinato, che insieme ai suoi due amici Ale, meccanico, interpretato da Domenico Diele, e Simone, studente, Lorenzo Pedrotti, hanno la malaugurata idea di incrociare il destino e le scabre vicende del Marchese.
I tre ragazzi colgono quell’occasione della vita che sarebbe stata meglio perdere, prendendo abusivamente possesso della lussuosa villa di Lanzi, approfittando del suo temporaneo allontanamento. Presto i nostri giovani amici cadranno nella trappola della trama tessuta dal nobile orco, soggiogati dal terrore, che prenderà il sopravvento assoluto sulla logica, e dalla paura di perdere la vita, tema che domina tutto il racconto.
I Manetti amano definire il film come una riflessione notturna, tra l’incubo e la favola, ispirato dal libro “3096 giorni” scritto dalla vittima di un noto fatto di cronaca, Natascha Kampusch, la ragazza austriaca rapita a 10 anni e riuscita a sfuggire al suo rapitore solo dopo 8 anni di segregazione, in cui racconta i particolari della sua prigionia. “Perché il film venga bene – dichiarano i registi – e perché abbia gli ingredienti che rendono grande questo genere, bisogna lasciarsi andare con la mente, far viaggiare la propria fantasia nei recessi più oscuri della propria anima, cercare la parte più malata e nascosta di noi stessi”. Ma la vera rivelazione del film è l’interprete femminile, Francesca Cuttica, scelta dai Manetti anche per i precedenti due lungometraggi. Un ruolo ostico e difficile quello da lei ben interpretato che dà verosimiglianza al dramma con la sofferenza e la disperazione paralizzante della vittima di abuso sessuale.