Firenze. Il simpatico furfante Falstaff diretto da Gardiner

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Falstaff, finale, foto di insieme. Foto di Michele Monasta

Al Teatro del Maggio di Firenze il 30 novembre è andata in scena una delle repliche di Falstaff l’ultimo melodramma composto da Giuseppe Verdi, John Eliot Gardiner ha diretto magistralmente l’orchestra, il coro del teatro e un cast di rilievo, raccogliendo l’infuocato plauso del folto pubblico presente.

La prima assoluta del Falstaff andò in scena a Milano al Teatro alla Scala il 9 febbraio 1893, dopo una felice gestazione di tre anni. Da tempo l'ottantenne maestro pensava a Falstaff ma poi l'operazione si concretizzò con l'aiuto di Arrigo Boito, il cui agile ed elegante libretto, tradisce in parte il testo originario, The Merry Wives of Windsor (Le allegre comari di Windsor), scritto da William Shakespeare per ordine della regina Elisabetta I, che voleva di nuovo in scena il “grasso cavaliere” innamorato. Boito tagliò personaggi e scene, evitando così inutili ripetizioni delle burle riducendole a due, cosa che rende lo svolgimento più scorrevole, aggiunse inoltre parti tratte dall’Enrico IV, in cui Falstaff era comparso per la prima volta, per delineare meglio il “simpatico furfante", tra le inserzioni brani tratti dal celebre monologo sull'onore.

Boito creò così un libretto scorrevole e raffinato, Verdi si dilettò molto nella composizione di questa ultima opera, in cui confluiscono divertimento, ironia e una crepuscolare malinconia. Dopo il fiasco di Un giorno di regno il musicista non aveva più scritto opere buffe, ma lo spirito lieve e ironico e la risata della commedia avevano già fatto capolino nei drammi seri: nel primo atto di Rigoletto prima dell'entrata di Monterone, in vari momenti di Un ballo in maschera e nel personaggio di fra Melitone, ne La forza del destino. Verdi, geniale drammaturgo e compositore, aveva progressivamente affinato nelle opere precedenti il declamato melodico ed espressivo che rende i dialoghi musicali fluidi e che gli permise di raggiungere nel Falstaff una prodigiosa e felice levità che rende le schermaglie verbali un trascinante vortice di battute briose e divertenti.

Nella creazione della musica Verdi usò diverse forme musicali, il Falstaff si apre con la forma sonata e si chiude con una complessa fuga buffa “Tutto nel mondo è burla”, con due gruppi che si contrappongono, uno con Alice, Quickly, Fenton e Falstaff e l’altro con Nannetta, Meg, Cajus e Ford e infine con il coro che, con Bardolfo e Pistola, li raddoppia in certi punti. Nello svolgimento dei dialoghi della commedia le brevi frasi melodiche sono sostenute da una raffinata armonia e orchestrazione, con forme affini al quartetto, alla musica da camera dei grandi compositori dell’inizio ‘800 Beethoven, Mendelssohn, Schubert, Schumann, come sottolineano Massimo Mila ne L’arte di Verdi e Julian Budden nella sua monumentale monografia sul musicista.

La musica, luminosa e delicata, esalta la vivacità dei dialoghi sostenuti anche da pochi strumenti, ed è permeata da una lieve ironia che può sfociare in beffarda irrisione con l'uso suoni onomatopeici. Solo a Nannetta e Fenton, i due giovani innamorati, sono dedicati ampi spazi melodici, venati dal distacco malinconico di una persona  ormai avanti con l'età, che guarda a loro con l'affettuosa consapevolezza che il tempo della giovinezza e delle passioni è ormai irrimediabilmente lontano. Nella raffinatissima quasi trasparente musica che introduce le fate nella burla finale Verdi riesce a creare un’atmosfera incantata e soave che echeggia quella del “Sogno” di Mendelssohnn.

Verdi prende in giro anche sé stesso con citazioni che sono sì degli sberleffi, ma con un distacco ironico e bonario, che è poi il suo atteggiamento verso tutti i personaggi e soprattutto verso Falstaff a cui guarda con simpatia ma anche con venature malinconiche. Il Falstaff è un congedo brioso e ironico in cui il primo ed essersi divertito a comporlo è proprio lui, il “grande vecchio”, che finalmente si sentì libero di creare senza costrizioni la sua creatura e di cui fu più soddisfatto di ogni altra opera.

John Eliot Gardiner è stato lo straordinario e acclamato interprete della raffinatissima partitura, la sua direzione ha esaltato le variegate e complesse sfumature dei colori strumentali, ha reso magnificamente la teatralità voluta da Verdi nell’incalzante procedere dei dialoghi e della drammaturgia che richiede attenzione alle diverse gradualità dinamiche e alla varietà dell’agogica musicale. L’Orchestra ha risposto benissimo alle indicazione del direttore nelle sue diverse sezioni, nelle parti solistiche e in quelle in cui sono impegnati pochi strumenti ed è necessaria la limpidezza e trasparenza del suono. Bene anche il coro istruito da Lorenzo Fratini.

Le scene stilizzate e funzionali di Julian Crouch rendevano benissimo l’ambiente elisabettiano in cui si svolge la vicenda grazie anche alle luci di Alex Brok, i video Josh Higgason ampliavano bene lo spazio scenico. Le scene sostenevano l’azione e hanno risparmiato al pubblico le incongruenze di certe cervellotiche messe in scena che danneggiano lo svolgimento brioso della vicenda e non fanno capire cosa accade, belli i costumi creati da Kevin Pollard, divertenti, spiritosi e colorati soprattutto quelli della messinscena fantastica della burla finale. La regia di Sven-Eric Bechtolf ha ben delineato i diversi personaggi della commedia, che è stata scorrevole, brillante e giocosa senza essere volgare ed è stata molto apprezzata dal pubblico che si è divertito e ha riso.

La messa in scena si è basata su di un cast abbastanza omogeneo e affiatato spiccava l’interpretazione di Nicola Alaimo, con il suo declamato incisivo ed espressivo ha efficacemente delineato Falstaff, giovandosi della sua voce piena, calda e brunita per evidenziare i differenti aspetti del personaggio, le sue sbruffonate amorali, l’ironico dileggio e la risata, ma anche la malinconia di chi sente che ormai la gioventù è lontana. Non ci ha convinto Ailyn Pérez come Alice, non ne ha colto la sferzante ironia, ha una bella voce ma il suo declamato ci è sembrato teatralmente debole così come la sua interpretazione fuori misura. Al contrario nella Mrs Quickly di Sara Mingardo c’è stata ironia, levità nella vis comica e presenza scenica, inoltre con la sua eccellente tecnica belcantista e la sua voce calda e scura di contralto ha cesellato i declamati nei i dialoghi con Falstaff.

Caterina Piva, dotata di una vellutata voce di mezzo soprano è stata una briosa Meg Page sia teatralmente che vocalmente. Simone Piazzola ha ben interpretato Ford, mostrando di calarsi con misura nel personaggio senza cadere nella buffoneria della rabbia furiosa e dell’impotente quanto ingiustificata gelosia. Nannetta e Fenton, i due giovani innamorati, sono gli unici a cui Verdi ha dedicato spazi elegiaci disegnando un’atmosfera d’incanto estatico, bene hanno fatto Francesca Boncompagni, come Nannetta, e Matthew Swensen, come Fenton. Gianluca Buratto è stato un efficace e divertente Pistola altrettanto Antonio Garés come Bardolfo insieme hanno mostrato un eccellente affiatamento, buona anche la prova di Christian Collia nei panni del Dr. Cajus. Lo spettacolo ha visto la sala del teatro del Maggio affollata, divertita e partecipe, grandi applausi alla fine della prima parte ed entusiastiche ovazioni prolungate alla fine dello spettacolo a tutti gli interpreti, tanto da indurre Gardiner al bis del finale e così Simone Alaimo ha potuto iniziare con:” Aritutti gabbati…”

Pubblicato in: 
GN6 Anno XIV 10 dicembre 2021
Scheda
Titolo completo: 

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Martedì 30 novembre ore 20

Falstaff
Musica di Giuseppe Verdi
Commedia lirica in tre atti si Arrigo Boito

Maestro concertatore e direttore
John Eliot Gardiner
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Regia Sven-Eric Bechtolf
Scene Julian Crouch
Costumi Kevin Pollard
Luci Alex Brok
Video Josh Higgason

Falstaff Nicola Alaimo
Alice Ford Ailyn Pérez
Mrs. Quickly Sara Mingardo
Mrs. Meg Page Caterina Piva
Ford Simone Piazzola
Nannetta Francesca Boncompagni
Fenton Matthew Swensen
Pistola Gianluca Buratto
Bardolfo Antonio Garés
Dr. Cajus Christian Collia