Flatlandia per MAD al Quirino. La dimensione dell'immaginazione

Articolo di: 
Livia Bidoli
Flatlandia

Buio e strani rumori di fondo accolgono la lettura teatrale di Chiara Guidi per la Societas Raffaello Sanzio. Il capolavoro parodico sul mondo a due dimensioni - Flatlandia di Edwin Abbott -, è andato in scena al Quirino di Roma il 19 settembre 2009 per MAD, la rassegna di teatro contemporaneo in programma fino al 28 settembre.

Parabola densa di riferimenti attuali sull’incapacità – tipicamente umana - di concepire qualcosa che non si possa immaginare – mi ricorda un testo dei Blu Vertigo da Metallo non metallo che s’intitola Altre f.d.v. (f.d.v. sta per forme di vita) e che recita così: “se non ci fossero i funghi riusciresti ad immaginarli?”. Ecco, la piccolezza del nostro essere per Abbott è chiara, come per il Quadrato protagonista del mondo a due dimensioni dal quale proviene, dal momento in cui incontra la sfera e viene rinchiuso in prigione per averlo sostenuto, per di più in un trattato, che è quello che ci legge durante il racconto.

Chiara Guidi è coadiuvata dal suono percettivo di Marco Olivieri, che sceglie di evidenziare o di contrastare la lettura con estrema efficacia: da un tappeto tecno per l’incontro con il re di Linealandia (il mondo ad una dimensioni) fino alla sofficità da brivido della Sfera, materializzata con una sfera luminosa in alto sullo sfondo del teatro. Il pubblico è proprio lì, sul palcoscenico, insieme a lei, e si trova finalmente sotto le travi dei meccanismi teatrali, le quinte che sostituiscono gli scenari, guidato dalla limpida voce di Chiara Guidi che imita la stentorea parlata del vecchio Quadrato narratore.

Sul palco soltanto una scrivania e la sfera che ad un certo punto irrompe in alto, alle spalle di Chiara Guidi, ovvero del Quadrato che dalla prigione ci legge il suo “eretico” trattato sulle più dimensioni. Il reato che ha commesso in realtà è di “immaginazione”, ovvero ha osato sovvertire lo stato di cose che si dava per certo e su cui si regge lo stato “totalitario” di Flatlandia. Immaginare o solo postulare una terza dimensione significa in questo caso non accettare più un mondo ed una gerarchia basato su conoscenze arbitrarie o arbitrate, quelle emanate dall’alto. Si profila l’anarchia, che non fa il gioco dei potenti o di chi vuole imporre un diritto senza detenere la conoscenza.

Il Quadrato viene quindi incarcerato come tutti quegli scrittori sovversivi che durante i regimi venivano mandati nei gulag, scomunicati, oppure torturati per “abiurare” le loro scoperte. Flatlandia è un po’ quella possibilità che ci manca, come tutte le altre terre, a cominciare da quella del Pensiero, Thoughtlandia (cfr. Flatlandia di Edwin Abbott, ed. Adelphi, p. 23).

Pubblicato in: 
GN23/ 5 ottobre - 2 novembre 2009
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Quirino - Roma
Sabato 19 settembre 2009

FLATLANDIA dal libro di Edwin A. Abbott (1882)
Socìetas Raffaello Sanzio

Lettura drammatica e musicale di Chiara Guidi
racconto fantastico a più dimensioni scritto da Edwin Abbott e tradotto da Masolino D’Amico
cura del suono Marco Olivieri

Lo spettacolo si è svolto sul palcoscenico per un numero limitato di spettatori