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José Marti. Una monella di nome Nenè. Seconda parte
Il libro non ha barba: dalle sue pagine escono molti nastri e segnalibri, ma non hanno niente a che vedere con la barba! Chi ha una grande barba è il gigante dipinto nel libro! E la pittura è davvero multicolore, alcuni colori sono di smalto brillante, come il braccialetto che le ha regalato suo padre. Adesso non dipingono più i libri in quel modo! Il gigante se ne sta seduto sulla vetta di un monte, con una cosa rovesciata, come le nubi del cielo, sulla testa.
Ha soltanto un occhio, sopra il naso, è vestito con una camicetta verde, come i pastori, identica alla campagna, con le stelle dipinte, d’argento e d’oro. La sua barba è molto lunga, così lunga da toccare i piedi del monte, e da ogni ciuffo della barba si arrampica un uomo, proprio come l’uomo del circo afferra la corda per andare al trapezio. Oh, uno spettacolo simile non si può vedere da lontano! Nené deve far scendere il libro dalla sedia. Quanto pesa questo furfante di libro! Adesso sì che si può vedere tutto bene. Adesso il libro è sul pavimento.
Sono cinque gli uomini che si arrampicano: uno è un bianco, con giubba e stivali, e ha pure la barba. Come piacciono le barbe a questo pittore! Un altro sembra un indio, sì, proprio un indio, con una corona di piume, e la freccia sulle spalle, quello che viene dopo è cinese, proprio come il cuoco, ma è vestito con un abito simile a quello delle signore, tutto pieno di fiori, un altro ancora assomiglia al cinese, e porta un cappello a punta, simile a una pera, l’ultimo è nero, un nero molto bello, ma è senza vestiti, non va bene che sia senza vestiti! Per questo motivo suo padre non voleva che lei toccasse il libro! No, quella pagina non la guarderà più, così suo padre non si arrabbierà. Com’è bello questo vecchio libro! Nené è quasi sdraiata sopra il libro, come se volesse parlargli con gli occhi.
Per poco non si rompe la pagina! Ma no, per fortuna non si è rotta. Si è strappata soltanto mezza pagina, non di più. Il papà di Nené non ha una buona vista. Non se ne accorgerà. Adesso sì che è bello questo libro! È meglio, molto meglio, dell’arca di Noé. Tra quelle pagine sono dipinti tutti gli animali del mondo. E con dei colori stupendi, come quelli del gigante! Sì, questa è la giraffa che si mangia la luna: questo è l’elefante, con una poltrona piena di bambini. Oh, ecco anche i cani, come corre questo cane! Vieni qua, cane! Ti vengo a prendere, cane, se non vuoi venire! E Nené, a quel punto, strappa la pagina. E che cosa vede la signora Nené? Il dipinto successivo rappresenta un mondo di scimmie. Le due pagine del libro sono piene di scimmie: una scimmia colorata gioca con una scimmietta verde, uno scimmione con la barba morde la coda a una scimmia enorme, che cammina come un uomo, con un bastone in mano, una scimmia nera sta giocando nell’erba con una scimmia gialla e quelle che stanno sugli alberi sono le scimmie piccole! Che graziose! Come giocano! Si dondolano per la coda, come se fossero sopra un’altalena! Come saltano bene! Un, due, tre, cinque, otto, sedici, quarantanove scimmie unite per la coda! Vanno a tuffarsi nel fiume! Vanno a tuffarsi nel fiume! Guarda! Vanno tutte là! E Nenè, presa dall’entusiasmo, strappa le due pagine al libro.
E adesso chi è che sta chiamando Nené, chi è che la chiama?
Proprio suo padre, che la sta osservando dalla porta.
Nené non vede. Nené non sente. Le sembra che suo padre cresca, che cresca molto sino a toccare il tetto, che sia più grande del gigante del monte, pensa che suo padre sia un monte che le sta venendo sopra. Se ne sta zitta, zitta, con la testa bassa, con gli occhi chiusi; con le pagine rotte tra le mani abbandonate lungo il corpo.
E suo padre le sta parlando: “Nené, non ti avevo detto di non toccare quel libro? Nené, non lo sai che quel libro non è mio, e che costa molti soldi, ma molti davvero? Nené, non lo sai che per pagare quel libro dovrò lavorare un anno?”.
Nené, bianca come un foglio di carta, si alza dal pavimento, con la testolina reclinata, e abbraccia le ginocchia del padre.
“Padre mio”, dice Nené, “padre del mio cuore! Ho fatto arrabbiare il mio buon papà! Sono una bambina cattiva! Adesso quando morirò non potrò più andare sulla stella azzurra!”.
Josè Martì (1853 – 1895), considerato l’eroe dell’indipendenza cubana, morì combattendo contro i colonizzatori spagnoli. Fu poeta di radice whitmaniana, anticipatore della poetica modernista (di lui si ricordano soprattutto i Versos Sencillos del 1891, dai quali venne estrapolato il testo canzone Guantanamera). Non fu solo poeta, ma anche narratore per l’infanzia (fondò la celebre rivista La Edad de Oro), saggista, uomo politico e romanziere. Tutta l’educazione della gioventù cubana passa attraverso l’insegnamento capillare della sua opera. Nené traviesa è una fiaba pubblicata per la prima volta sulla rivista La Edad de Oro.