King Lear. La parola come inganno ed il dramma della marginalità. Seconda parte

Articolo di: 
Livia Bidoli
King Lear

La tragedia di King Lear (1605) fa parte della Terza Fase del canone shakespeariano, ritenuta tra le opere il cui valore, sottolineano i critici, è di particolare rilevanza nella produzione del Bardo. Il nostro approfondimento viene pubblicato in relazione al concerto diretto da Abbado a Santa Cecilia con musiche di Dmitrij Šostakovič come colonna sonora dell'omonimo film di Kozincev. Qui è pubblicata la seconda parte dell'approfondimento.

Cordelia ed Edgar invece, attestano il mondo dei valori affettivi, che si sostanzia della parità dei livelli in contrasto con la gerarchia del potere.  Cordelia con il suo “nothing” (13), rinnega ancora e con forza maggiore la comparazione tipicamente gerarchica, privilegiando un rapporto di uguaglianza per quanto attiene al sentimento filiale. Lei stessa afferma: “I love Your Majesty according to my bond, no more nor less” (14),  riassumendo ciò che è stato addirittura negato ad Edgar, ovverosia la possibilità di difendersi dall’accusa di aver scritto una lettera in realtà redatta da Edmund. Ed ecco l’eco di Edgar a Cordelia con un altro “nothing” (15), al che Gloucester, parallelo del Lear che pronuncia “nothing will come of nothing” (16), gli risponde: “the quality of nothing hath no such need to hide itself, […] if it be nothing I shall not need spectacles”(17). Gloucester ripropone la stessa richiesta di Lear, ovvero di conoscere un “nulla” a cui loro stessi si sono rifiutati di aderire per rimanere fedeli invece ad un sistema di potere vigente che più tardi gli farà riconoscere la vera “nullità” prodotta da questa adesione. 

Il restare aggrappati ad una scala gerarchica che va frantumandosi per loro stessa causa è irragionevole, in prima istanza perché sia Lear sia Gloucester hanno messo in crisi quello stesso sistema, scegliendo come punti di riferimento potenziali i propri figli marginali. I due danni provocati da questo comportamento assurdo sono il primo per Cordelia, la figlia preferita, sostituita da Gonerill e Regan, il secondo per Edgar, figlio legittimo sostituito da quello naturale. Lo scardinamento scatenato viene ravvisato immediatamente dal Re di Francia, come da Kent prima di lui, che sottolinea l’avventatezza di Lear, accettando come sposa Cordelia, sebbene senza dote e diseredata dal re suo padre.

Dai primi versi della tragedia viene delineato quindi il procedere del discorso con le parole chiave “follia” e “nulla”, rivelate mentre l’avvento del nuovo mondo con ai vertici i tre “marginali” Edmund, Gonerill e Regan dà il via al processo di spersonalizzazione di Lear e di Gloucester. Lear e Gloucester, a differenza di Kent e di Edgar, non avranno possibilità alcuna di riaffermare la propria identità. Sul loro cammino verso la verità dovranno affrontare ciò che non hanno saputo vedere e l’emarginazione da un’organizzazione sociale che via via li porterà alla scissione, di grado in grado, fino al nulla vero e proprio. La rappresentazione figurativa di questo nulla è Edgar travestito da Poor Tom, nella sua dimensione di povertà e nudità, di necessità estrema, che rende Lear più vicino e consapevole della fragilità umana (18) e dell’ingiustizia dominante.

Edgar-Poor Tom, insieme a Lear e al Fool, definiscono le tre diverse trasposizioni della follia che converge sul re come “leading-voice”, esplicitando la sua  “rage at injustice and hypocrisy” (rabbia per l'ingiustizia e l'ipocrisia, trad. mia, 19). Edgar, in questo caso, riproduce la metafora fisica dell’abbrutimento dell’uomo che, essendo nudo e “unprotected” (20), lo avvicina allo stato primordiale, e quindi all’animale. Per Lear questa visione è la spinta finale verso la pazzia nel momento in cui sembra traslare la definitiva rottura della divisione tra mondo interiore e mondo esteriore. Varcata questa barriera la realtà inizia a dissolversi ed al suo posto sopravviene il variegato ed infernale universo delle ossessioni di Lear che ora è doppiamente emarginato, perché è re senza regno e povero mendicante. Costretto a rifugiarsi nella capanna per scampare alla furia della tempesta, e diventato folle, riesce finalmente a darsi un’immagine globale della depravazione di un mondo condannato alla deriva. La decostruzione della personalità di Lear mostra il paradigma della discesa in un Maelström in cui tutti sono più o meno invischiati e che si rapporta con la morte, unica alternativa ad una vita senza senso.

L’emarginazione dal sistema è per Lear cruciale e negativa, anche se gli restituisce una “vista interiore” che gli consente, da questo momento in poi, di essere effettivamente ed imparzialmente in grado di proporre una solidarietà umana che lui intravede come possibile solo nello stato di necessità. Nondimeno Gloucester, immerso nello stato di necessità “need”, e di mutilazione, afferra la superfluità e l’artificialità di un mondo in cui la ricchezza e il potere generano mostri e affliggono chi è ai margini della società (21). A dire il vero, gli unici due esempi di marginalità prodotti da una perdita d’identità, e risolti nel “kind”, nella solidarietà sociale, sono quelli di Kent ed Edgar. Kent, bandito dal re nel primo atto, si traveste da mendicante e prende il nome di Caius, restando vicino al re fino all’ora della sua morte. Edgar, a sua volta sotto mentite spoglie di un mendicante folle, afflitto da demoni, “fiends”, diventa la guida del padre cieco. Ambedue non possono svelare la propria identità e rendere intelligibili i loro messaggi, proprio perché nel dramma l’individuo come la sua volontà sono sconfitti.

L’impossibilità per Lear di riconoscere Kent viene ribadita, ed il nuovo mondo inaugurato da Albany e da Edgar non poggia più sul “palcoscenico di folli” (22) di re Lear, non più sui tormenti di una società fondata sul diritto divino-pagano in cui la natura riflette lo status quo. Ora l’atto di autodefinizione e di autodeterminazione si assoggetta al compromesso, alle mezze misure, alla pazienza verso un dovere sociale impersonato da figure legate alla virtù del limite, ed in una ragione che rigetta la competizione della parola-inganno di matrice medievale. È per questo motivo che anche in The Tempest (1611) la parola in quanto “magia” sarà abbandonata dopo essere stata usata per tenere al giogo Caliban e gli spiriti dell’isola: parola come ordine esercitato da Prospero, un comando che emargina e sottomette procurando dolore. L’epilogo sarà incentrato proprio sulla liberazione di Caliban e degli spiriti, a significare la liberazione di Prospero stesso che, abbandonando la prigione dorata dell’isola, dove regna la magia, fa finalmente ritorno al mondo degli uomini, al mondo reale.

Pubblicato in: 
GN5 Anno IV 5 dicembre 2011
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Note
13. King Lear, op. cit., p.64.
14. Ibid.
15. Ibid, p. 78.
16. Ibid, p. 64.
17. Ibid, p. 73.
18. Ibid, p. 123.
19. Ibid, intro di Hunter, p. 13.
20. Ibid, cfr. p. 125.
21. Ibid, p. 141 e p. 71.
22. Ibid, p.157: “When we are born we cry that we are come to this great stage of fools.” E p.71.

Bibliografia minima di William Shakespeare

La bibliografia seguente è fra le più accreditate delle sue opere teatrali: essendoci veramente poco materiale di riferimento e documentario riguardante i primi lavori di Shakespeare, tutte le bibliografie su Shakespeare sono per loro natura inesatte.
Fondata su tutto il materiale disponibile, questa bibliografia potrebbe comunque conservare un certo grado di confusione e sia le date sia i luoghi di rappresentazione sono descritti a volte come probabili, per i motivi sovracitati.

• 1589 (Estimated) The Two GentIemen of Verona (Theatre unknown)
• 1589 (Estimated) The Comedy of Errors (Theatre unknown)
• I590-1595 (Estimated) King John (Theatre unknown)
• 1590 (Estimated) Henry VI, Part One (The Rose Theatre a Londra)
• 1591 (Estimated) Titus Andronicus (probably The Rose Theatre)
• 1592 Henry VI, Part Two (Theatre unknown)
• 1592-1593 (Estimated) Henry VI, Terza parte (Theatre unknown)
• 1593 (Estimated) The Taming of the Shrew (Theatre unknown)
• 1593 (Estimated) Richard III (Theatre unknown)
• 1594 (Estimated) Love’s Labour’s Lost (Theatre unknown)
• 1594 (Estimated) Romeo and Juliet (Theatre unknown)
• 1595 (Estimated) A Midsummer-Night’s Dream (teatro sconosciuto)
• 1595 Richard II (Theatre unknown)
• 1596 The Merchant of Venice. (Theatre unknown)
• 1596 Henry IV, Part One. (Theatre unknown)
• 1597 The Merry Wives of Windsor. (The Curtain in London)
• 1597 Henry IV, Part Two. (The Curtain)
• 1598 Much Ado About Nothing. (The Curtain)
• 1599 Henry V. (Either the Globe or the Curtain.)
• 1599 As You Like It. (The Globe)
• 1599 Julius Caesar. (The Globe)
• 1600 (Estimated) Troilus and Cressida. (The Globe)
• 1600 Hamlet. (The Globe)
• 1601 Twelfth Night Or What You Will. (The Globe)
• 1602 (Estimated) All’s Well That Ends Well. (The Globe)
• 1603 (Estimated) Othello. (The Globe)
• 1603 Measure for Measure. (The Globe)
• 1604 (Estimated)Timon of Athens.(The Globe)
• 1605 King Lear. (The Globe)
• 1606 Macbeth. (The Globe)
• 1607 Pericles. (The Globe)
• 1608 Coriolanus. (The Globe)
• 1608 Antony and Cleopatra. (The Globe)
• 1609 Cymbeline. (The Globe)
• 1609 The Winter’s Tale. (The Globe)
• 1610 The Tempest. (Likely to have been performed at Blackfriars Theatre in London)
• 1611 (estimated) The Two Noble Kinsmen. (Blackfriars or the Globe)
• 1612 (estimated) Cardenio (A play lost to us in it’s written form), (The Globe or Blackfriars)
• 1613 Henry VIII. (Performed at the Globe)

Al seguente link si trova un approfondimento in inglese a cura di Ed Friedlander M.D. particolarmente interessante