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Logan. Il crepuscolo dei supereroi
Il cinema dei supereroi Marvel si arricchisce di un nuovo titolo, che racconta il crepuscolo e la fine di uno dei protagonisti più amati degli X-Men, Logan, noto come Wolverine, qui alla sua conclusione. I toni sono fin dall'inizio molto diversi da quelli degli altri film dedicati all'universo dei mutanti, meno spettacolari, più intimisti, ma anche più crudi, più violenti, più tragici, tanto che questa è la prima pellicola degli X-Men Marvel a prendersi un abbastanza giusto divieto ai minori di 14 anni.
In un futuro prossimo tanto simile ad un oggi distopico, Logan campa facendo l'autista privato e ogni tanto torna in una fattoria in mezzo al nulla, dove ci sono l'albino e telepate Calibano e il Professor Xavier, che ha causato la morte di molti dei mutanti, che oscilla tra lucidità, amnesia e crisi devastanti.
Una rivelazione su una clinica in Messico in cui sono stati clonati lui e altri X-Men in ragazzini e ragazzine che adesso sono fuggiti grazie a medici e infermiere e sono ricercati per essere eliminati dagli stessi scienziati che li hanno creati come armi, lo porteranno a fare un viaggio on the road, con Xavier e con quella che è in fondo sua figlia, Laura, ragazzina con i suoi stessi poteri, più spietata ma con la quale nascerà un sentimento di appartenenza.
Sia Hugh Jackman che Patrick Stewart hanno deciso che questo era l'ultimo film in cui avrebbero interpretato i ruoli di Logan e Xavier: per cui la loro uscita di scena definitiva c'è, dimessa e nostalgica nel caso di Xavier, tragica ma con uno scopo quella di Logan, anche se comunque resta aperto il destino dei ragazzini e ragazzine cloni, a cominciare da Laura, la giovanissima e talentuosa Dafne Keen, è ancora aperto e ci potranno essere degli spazi per nuove storie, oltre a quelle già annunciate sul passato degli X-Men con i personaggi da giovani.
Una storia che recupera il tema del viaggio on the road, caro alla beat generation ma alla fine da sempre al genere fantastico, da Ulisse in poi, come ricerca di sé, della giustizia e di uno scopo più grande, in un mondo senza speranza, per ritrovare un barlume di umanità e uno scopo, anche se estremo.
Alla fine Logan parla anche di paternità, in senso lato, di uno Xavier che si è sentito padre dei suoi ragazzi e non si è mai perdonato cosa è successo (cosa accennata da vari indizi ma non spiegata del tutto); di un Logan, creatura spaventata e temibile ma che alla fine cerca solo il calore di amici e affetti scoprendo un qualcosa che non ha mai provato prima.
Un film profondamente umano, metafora della ricerca di sé e del senso da dare alla propria vita, oltre che di una diversità sofferta e che però può ancora essere utile a cambiare il mondo, con strizzate d'occhio al western classico, da Ford a Leone, richiami a Tarantino, ispirazione ad una miniserie Marvel che ha effettivamente raccontato un futuro non felice ma ancora eroico per Logan.
Del resto, da sempre i supereroi hanno super problemi e sarebbe errato considerarli solo roba da ragazzini: sono la versione contemporanea dei miti, arricchiti di umanità e dalla consapevolezza che tutto può finire, tranne che le leggende, soprattutto quando si scopre di essere figli di una di queste.