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X-MEN. Giorni di un futuro passato. Distopia e diversità
Gli X-Men, capostipiti di tutto il filone di successo che ha rilanciato i supereroi come icone del fumetto dopo anni di vacche magre, sono tornati al cinema con di nuovo la regia di Brian Singer, che cerca di ricostruire le fila di una saga che ha avuto alti e bassi.
Scopo del film è quello di rilanciare i personaggi, mettendo insieme gli eroi dell’ultima generazione con i grandi vecchi della saga durante la loro gioventù, facendo spettacolo ma facendo anche riflettere con metafore, partendo dal tema caro alla saga del diverso, del mutante, banco di prova di convivenza sul fumetto e sullo schermo e, con toni diversi, anche nella vita reale.
Ispirato liberamente alla graphic novel di Chris Claremont e John Byrne, X-Men. Giorni di un futuro passato mescola due tempi e luoghi diversi, quello di un futuro distopico intorno al 2022, in cui le micidiali Sentinelle braccano gli X-Men e gli esseri umani che li aiutano, e gli anni Settanta, restituiti tra rigore storico e nostalgia fatta di musiche, fotografia e atmosfere, epoca in cui viene spedito Logan con un trans psichico per cercare di cambiare il corso degli eventi che hanno portato a persecuzioni e sterminio.
Sullo schermo si mescolano gli attori della prima trilogia, con un grande spazio dato a Hugh Jackman e camei molto efficaci dei due grandi vecchi Ian McKellen e Patrick Stewart, e gli interpreti di X-Men. L'inizio, con molto spazio a James Mc Avoy, giovane e disilluso professor Xavier, Michael Fassebender, un Magneto carismatico ma sempre simbolo del male, e alla bella e brava Jennifer Lawrence, ormai icona del genere fantastico grazie alla Katniss di Hunger Games e appunto alla Mystica di questa saga. Tra le new entry, si vede con simpatia Omar Sy, ex badante di colore suo malgrado nel francese Quasi amici, nella parte di Alfiere, e Ellen Page, ragazzina incinta in Juno e poi militante dei diritti gay, nella parte di Shadowcat, la mutante che prova a mandare Logan in giro per creare un altro mondo.
La parte predominante del film si svolge negli anni Settanta ed è forse la più riuscita: il villain di questa volta è Bolivar Trask, uno scienziato vittima lui stesso di una diversità (è affetto da nanismo), affascinato ma spaventato dagli X-Men in cui vede una minaccia che lo porta a volerli usare come cavie da laboratorio, ottimamente interpretato da Peter Dinklage, ben noto per il ruolo di Tyrion ne Il trono di spade.
I viaggi nel tempo, i futuri distopici, nuova frontiera della fantascienza di oggi per ovvi motivi sociali, il desiderio di cambiare e saper cambiare, la diversità e la convivenza con chi è diverso: sono tanti i temi di cui è intriso X-Men. Giorni di un futuro passato, film per geek e amanti dei fumetti ma capace di parlare anche ad un pubblico mainstream riuscendo soprattutto a scrollarsi di dosso le sacche di sceneggiatura poco felici dei precedenti capitoli.
In ogni caso, questo dovrebbe essere un inizio per una nuova serie di film, che molto probabilmente mescolerà di nuovo passato e presente. Le premesse sono nella scena finale, dopo i titoli di coda, assolutamente da non perdere.