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Palaexpo. Pier Paolo Pasolini incarnato da Tilda Swinton
Pier Paolo Pasolini giunge al Palaexpo in veste inedita, attraverso le gigantografie del fotografo tedesco Ruediger Glatz, Reflecting Pasolini: dall’8 luglio al 4 settembre 2022, il Palazzo delle Esposizioni presenta la prima personale in Italia di Glatz con più di 60 immagini in bianco nero dedicate al grande intellettuale italiano, nella ricorrenza del centenario dalla nascita. Curata da Alessio de’Navasques, la mostra è promossa da Roma Culture e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, nell’ambito del programma PPP100 - Roma Racconta Pasolini promosso da Roma Capitale Assessorato alla Cultura con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali.
La mostra di Rüdiger Glatz (che noi preferiamo scrivere con l'umlaut, o dieresi in italiano perchè immaginiamo che l'originale nome tedesco fosse con quest'ultima trascritto) mostra un Pasolini inedito, soprattutto sotto le vesti di Tilda Swinton, musa del regista superindipendente Derek Jarman, anche sotto il "regime" della Iron Lady, Margareth Thatcher, ed attrice androgina ed indipendente, Tilda la si ricorda per la magnifica ed iconica interpretazione della Regina Elisabetta I in Orlando (1992) di Sally Potter. Poi potremmo parlare di tutti i film girati con registi come Jim Jarmush, Terry Gilliam, I fratelli Coen, Spike Jonze e Wes Anderson, solo per citare i registi piu' inventivi ed all'avanguardia del panorama americano piu' recente.
L'esposizione nasce dalla documentazione fotografica della performance Embodying Pasolini, ideata e interpretata da Tilda Swinton nella veste di performer e dal curatore e storico della moda Olivier Saillard e presentata nel giugno 2021 negli spazi del Mattatoio di Roma. Le gigantografie nella prima sala sono frutto di questa performance che percorre la produzione cinematografica di Pasolini e la rammenta con degli scatti "animati" dal suo spirito in una Stimmung, potremmo usare questa parola tedesca che sta per "umore, temperamento" (ed in inglese tradurremmo con "mood") che abbiamo sottoposto anche a Glatz nel nostro colloquio, come un correlativo oggettivo di tutte le rappresentazioni riprodotte nelle foto.
Quel che è rappresentato nelle foto ci sembra un enigma: i fantasmi e gli angeli di Pasolini, come Ninetto Davoli, che non riusciamo bene a definire in un profilo certo se non di fantasma "vivente"; ma anche regine, maghe, e spiriti. Una preveggenza a ritroso, come la sua morte evocata in tutte le foto, dai luoghi di Accattone, fino al rifugio della Torre di Chia (vicino Bomarzo, nella Tuscia) e a quella Villa Feltrinelli (Gargnano, provincia di Brescia) che evoca direttamente Le 120 giornate di Salò dove fu girato dal poeta-regista nel 1975: la foto infatti ritrae la tappezzeria deel salone centrale della Villa dove i profili di due caproni sono ben distinguibili negli intarsi dei tessuti, siamo effettivamente a due passi da Salò, ed èo questa villa si rifugiarono i gerarchi fascisti insieme a Mussolini ed il comando nazista per operare le azioni di rastrellamento e violenze ai danni dei partigiani e della popolazione.
L'ultima però sarà una torre, quella di Chia, e Glatz la ritrae sola come fu il poeta, compositore di immagini e parole e che agogna di tessere quei suoni che lui descrive così nel 1966 nel suo Poeta delle ceneri (in Tutte le poesie, a cura di Walter Siti, “Meridiani Mondadori, Milano 2003, p. 1288):"io vorrei essere scrittore di musica/l’unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà".
Glatz ha aperto l'obiettivo su Pasolini, a lungo, il creatore che in moda ha fondato The New Black, come sguardo effimero e di spessore sul mondo dei tessuti e delle loro creazioni metaforiche, dove maschere di cartapesta si diffondono alla velocità della luce, mischiandosi coi costumi imbalsamati di chi mette in scena una danse macabre di Saint-Saëns senza operare tagli necessari affinché quei veli bianchi che si ergono sulle loro teste vengano scossi dal vento energetico delle onde sonore. Un'apertura su quei drappeggi condensa l'espressione a rendere quel PPP del poeta un immemore segno del destino, un'impronta sul "petrolio" che scorre e macchia definitivamente i loro cuori.Sarà solo un angelo a vergare per ultimo, con Tilda, un sollievo, sollevando un velo che, impalbabile, sottrae la luce a quel bianco eburneo in un abbraccio immortale.